Se n'è andato Gennaro di Paola, un grande napoletano, un partigiano,
un comunista.
Negli anni tanti e tanti ragazzi grazie alle sue
testimonianze e alle sue storie sono stati catapultati nel racconto
di cos'è stato un regime fascista, di che tragedia è stata la
guerra, di che riscossa furono le Quattro Giornate di Napoli.
Abbiamo incontrato Gennaro in decine di
iniziative, venne all'Ex OPG appena fu occupato o quando ci dovemmo
confrontare fisicamente con i fascisti, sempre con la stessa
determinazione, con la stessa
visione, senza mai tradire. Soprattutto senza mai abbattersi, a differenza di quello che oggi fanno in troppi, di fronte a difficoltà che, guardate con gli occhi di chi veniva da 20 anni di fascismo, sono irrisorie. Non ricordiamo di aver mai sentito Gennaro nostalgico o stanco, nonostante i suoi 90 anni... E non solo perché se sei stato partigiano una volta, se hai preso in considerazione per davvero l'idea di poter dare la vita per una causa, lo sei per sempre. Ma perché Gennaro era un comunista, aveva una forte coscienza politica, conosceva il valore dell'organizzazione, del tempo che ci vuole a fare le cose, del quadro internazionale in cui la nostra battaglia è situata, della necessità di costruire rapporti di massa, dell'importanza della democrazia - a partire dalle scuole, dai posti di lavoro. Per lui la Resistenza non si era chiusa con il 1945, per il semplice motivo che, come scriveva Brecht, la bestia che ha dato i natali al fascismo, cioè il capitalismo, non è ancora morta. Gennaro non difendeva la memoria, difendeva soprattutto il futuro.
visione, senza mai tradire. Soprattutto senza mai abbattersi, a differenza di quello che oggi fanno in troppi, di fronte a difficoltà che, guardate con gli occhi di chi veniva da 20 anni di fascismo, sono irrisorie. Non ricordiamo di aver mai sentito Gennaro nostalgico o stanco, nonostante i suoi 90 anni... E non solo perché se sei stato partigiano una volta, se hai preso in considerazione per davvero l'idea di poter dare la vita per una causa, lo sei per sempre. Ma perché Gennaro era un comunista, aveva una forte coscienza politica, conosceva il valore dell'organizzazione, del tempo che ci vuole a fare le cose, del quadro internazionale in cui la nostra battaglia è situata, della necessità di costruire rapporti di massa, dell'importanza della democrazia - a partire dalle scuole, dai posti di lavoro. Per lui la Resistenza non si era chiusa con il 1945, per il semplice motivo che, come scriveva Brecht, la bestia che ha dato i natali al fascismo, cioè il capitalismo, non è ancora morta. Gennaro non difendeva la memoria, difendeva soprattutto il futuro.
Grazie Gennaro. Porteremo il tuo ricordo scolpito
nel cuore o lo passeremo alle tante ragazze e ai ragazzi che via via
si uniranno alla lotta. Perché di partigiani oggi ce n'è un dannato
bisogno.
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