domenica 22 dicembre 2019

pc 22 dicembre - La politica fascista e criminale dei respingimenti dell'Europa imperialista: la rotta balcanica





In Bosnia dal 2018 sono passati più di 45 mila migranti incastrati nella rotta balcanica dopo la sua chiusura.
Attualmente sono presenti oltre 7 mila migranti, il 40% è composto da famiglie. Sono stipati in 7 centri di accoglenza: uno di questi si trova a Bihac in una fabbrica dismessa di frigoriferi.
Per non inimicarsi la popolazione il sindaco di Bihac ha deciso di deportare parte dei migranti a Vucjak, sul terreno di una ex discarica circondato da campi minati.
La situazione è al collasso, non c'è acqua potabile,non c'è energia elettrica, non ci sono bagni.
Dopo l'accordo Turco-Europeo la rotta balcanica, che ha visto transitare tra il 2015 e il 2016 più di un
milione di persone è ufficialmente chiusa.
Ma le migrazioni non si possono fermare con un decreto o un accordo e dopo un breve periodo gli sbarchi dalla Turchia alla Grecia sono ricominciati.
Nel 2018 quasi 13.000 persone, nei primi sei mesi del 2019 oltre 32.000 persone sono arrivate in Grecia e da qui, in molti hanno tentato la rotta verso nord, verso



l'Unione Europea.

Una situazione di particolare tensione la vive la Bosnia in vera emergenza, dove sono presenti oltre 7.000 migranti provenienti per lo più da Pakistan, Afghanistan, Algeria, Siria, Iraq e Marocco. Il 40% è composto da famiglie e da minori non accompagnati.
Il Paese ha messo a disposizione solamente 4.000 posti nelle strutture dedicate all'accoglienza (sono presenti 7 centri in totale). Di conseguenza ?quelli che non hanno trovato posto vivono dove

riescono, dove capita, spesso in situazioni di gravissimo disagio......

In molte zone del Paese sono aumentate le proteste della popolazione locale sfociate in violenze e leggi che limitano la libertà di movimento dei migranti.
La zona di Bihac è la più critica. Nella piccola città è presente un centro di Accoglienza il "Bira" situato in una fabbrica abbandonata di frigoriferi.
Durante l'estate il sindaco, in vista delle prossime elezioni, ha deportato parte degli ospiti a Vucjak allestendo un campo di fortuna con tendoni sopra una ex discarica abbandonata. Il campo è circondato da campi minati risalenti alla guerra in Bosnia degli anni '90.

Successivamente il Comune di Bihac ha deciso di interrompere la fornitura di energia elettrica e di acqua potabile e oggi la situazione è al collasso.
Un campo con oltre 1.500 persone che vivono sotto le tende e che non hanno nulla, costrette ad accendere fuochi all'interno delle tende per evitare la morte per assideramento. Di conseguenza, senza energia, acqua e bagni... con l'arrivo dell'inverno la situazione può diventare realmente drammatica, una reale emergenza in Bosnia.

Sciacalli ai confini d’Europa
parolesulconfine

Giovani uomini, ma anche famiglie, donne e minori non accompagnati provenienti da Siria, Kurdistan, Pakistan, Afghanistan, Iran, Bangladesh percorrono, da circa tre anni, la rotta balcanica attraversando la Serbia, la Bosnia, la Croazia, la Slovenia fino all’Italia. La maggior parte di essi non ha intenzione di fermarsi e fare richiesta di asilo in nessuno di questi stati. Bloccate dalla frontiera croata con un uso massiccio della forza e della tortura da parte della polizia, le persone in viaggio hanno formato enormi accampamenti informali prima in Serbia e, poi, in Bosnia. Successivamente, un mix di gruppi intergovernativi (International Organization for Migration – IOM e United Nations High Commissioner for Refugees  – UNHCR) e non governativi hanno iniziato a gestire o collaborare alla gestione di campi formali altrettanto enormi, in Bosnia.
Abbiamo raggiunto Bihac, nel cantone Una-Sana, al nordovest della Bosnia, al confine con la Croazia – circondata da monti e attraversata dal fiume Una. Durante la guerra (tra il 1991 e il 1995) gli abitanti di questa zona hanno vissuto nei rifugi antiaerei, senza acqua ed elettricità, con il cibo razionato. Secondo il Centro di documentazione e ricerca di Sarajevo, a Bihac sono state uccise 4.856 persone [i].
.......Giovani pakistani raccontano di essere stati picchiati selvaggiamente dalla polizia croata al confine, un loro amico diciassettenne è stato massacrato di botte da una poliziotta slovena, poiché rifiutava di firmare il foglio in cui era scritto che era maggiorenne.
Molte sono le torture di cui raccontano. Dicono che, in inverno, la polizia croata, dopo aver preso soldi, distrutto telefoni e bruciato vestiti, bagna le persone con acqua gelida e le lascia in un furgone con l’aria condizionata fredda accesa, al contrario dell’estate, quando li lasciano con l’aria condizionata calda.
Oppure, dopo avergli tolto le scarpe, usano i lacci per immobilizzarli ai polsi e poi li spingono giù per terreni scoscesi. Bastonano le persone coi manganelli per lunghissimi minuti, fino a fratturargli gli arti, poi li obbligano a tornare indietro verso la Bosnia.Ci dicono di respingimenti operati informalmente e nottetempo dalle polizie croata, slovena e italiana, con un percorso a ritroso verso la Bosnia, e nessun documento scritto...
..Andiamo al campo di Vucjak, un enorme campo informale dove ci saranno almeno 800 persone..
Il campo si trova sulla linea di fuoco della guerra degli anni 90 e sono presenti numerosi campi minati nelle vicinanze..
..Costantemente, con retate effettuate nelle città, le persone sono portate qui dalla polizia. Diversi ragazzi ci chiamano per mostrarci le tende in cui entra acqua, non hanno abbastanza vestiti e coperte, molti si sentono male. Capiamo che per loro è complicato anche solo raggiungere l’ambulatorio più vicino poiché la polizia non li fa uscire dal campo. Devono fare dei complicati percorsi per aggirare il blocco.
Il campo sembra la città di un futuro distopico o di un incubo. In mezzo al fango ci sono esercizi commerciali, una specie di bar e un mercato, e in alcune tende più grandi alcuni ragazzi impastano il pane in grandi bacinelle di plastica. In molte zone del campo ci sono fuochi, nei quali viene gettata anche la spazzatura. Ovunque c’è fumo nero e si sente odore di plastica bruciata.

Dentro questo sacco c'è un migrante che ha bisogno di medicine e si sta riparando dalla pioggia.

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