domenica 22 dicembre 2019

pc 22 dicembre - In Libia sempre più interventi di guerra fomentati dagli imperialisti

Le forze navali di Haftar hanno sequestrato un cargo battente bandiera di Grenada con equipaggio turco
I contrasti tra le potenze imperialiste si traducono in guerre per procura nel territorio libico, si scompongono e si ricompongono nuove alleanze politico-militari. 
L'interventismo turco accende l'escalation militare


Il punto della situazione
Il parlamento di Ankara ha ratificato una mozione sull’approvazione dell’accordo di cooperazione militare e in materia di sicurezza tra Turchia e Libia (siglato il 27 novembre a Istanbul con il premier Serraj) e il vice presidente turco Fuat Oktay aveva ribadito che la Turchia è pronta a “fare il necessario” per il dispiegamento di truppe turche in Libia se ci sarà un’esplicita richiesta da parte del governo di Tripoli per contrastare l'attacco del generale Haftar, sostenuto da Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Russia e Francia, e che da ormai otto mesi prova a penetrare senza riuscirci nel cuore della capitale.
Il governo fascio-islamista con quell'accordo si era impegnato a inviare materiale e consulenze (cosa che con i droni già fa da tempo, violando l’embargo libico) e ora Erdogan promette anche truppe: “Se necessario, aumenteremo l’aspetto militare del nostro sostegno” al governo di accordo nazionale guidato da al-Sarraj, ha detto il presidente turco, che poi ha aggiunto: “Coglieremo ogni tipo di opportunità, in terra, aria e mare”.
Qualche giorno fa l’ammiraglio Faraj al-Mahdawi, capo di stato maggiore delle forze navali dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), ha affermato: «Ho ricevuto ordini chiari di distruggere qualsiasi nave turca che dovesse venire a effettuare attività di ricerca di petrolio all’interno dei confini marittimi libici».
Truppe in cambio del controllo sullo specchio di mare tra Creta e Cipro garantito "dal cosiddetto "accordo di demarcazione" che regalerebbe ad Ankara la giurisdizione in acque che ospitano giacimenti di gas naturale tra i più ricchi al mondo, da quelli ciprioti che ha suscitato le proteste della Grecia (e su cui minaccia anche Israele: è di domenica la notizia dell’allontanamento di una nave dell’Istituto di Oceanografia israeliano da parte della marina turca nelle acque di Cipro) e su quelli nordafricani.
Lo fa sfidando apertamente l’altro attore regionale della crisi libica, l’Egitto, che sta sulla barricata opposta, con Haftar.....
«Il governo a Tripoli – ha detto da Sharm el Sheik il presidente al-Sisi – è ostaggio di milizie armate e terroriste». Non li nomina, ma nel mirino di al-Sisi ci sono i Fratelli musulmani, considerati i veri reggenti tripolini e riferimento politico dell’Akp di Erdogan e del Qatar, l’altra potenza regionale alleata di Serraj che nei giorni scorsi, per bocca dell’emiro Al Thani, ha detto di voler/poter intervenire «sul piano economico e della sicurezza» al fianco di Tripoli.....
..Erdogan ha pensato bene di minacciare gli Usa di «chiudere la base aerea di Incirlik e la stazione radar di Kurecik, che ospitano i militari americani». Nella seconda c’è la Nato, nella prima bombe atomiche Usa. Erdogan non vede l’ora di metterci le mani: da Incirlik è partito un pezzo del tentato golpe del 2016...." (Nena News)
La Turchia sfida anche l’Italia imperialista: “Haftar è un dirigente politico illegittimo, ma alcuni stanno cercando di legittimarlo” e tra questi Erdogan cita "l'Egitto, Abu Dhabi, la Francia, persino l’Italia".
Il ministro Di Maio, che ha prefigurato la nomina di un inviato speciale, parla di «soluzione politica e non militare» e giudica illegittimo l'accordo riguardante l’unione delle reciproche Zone economiche esclusive (Zee-zone marine di massima estensione di 200 miglia in cui lo Stato costiero esercita diritti sovrani sulla massa d’acqua) tra Turchia e Libia che intacca gli interessi geopolitici dell'imperialismo italiano con l'ENI in prima fila.
"LA SITUAZIONE UMANITARIA nel Paese nel frattempo si fa sempre più drammatica. I dati pubblicati dall’Onu parlano da soli: 647 vittime civili dall’inizio dell’offensiva di Haftar su Tripoli lo scorso 4 aprile; 61 casi di attacchi contro strutture mediche e il loro personale, un aumento del 69% rispetto allo stesso periodo del 2018. Questa è la Libia «liberata» dalla guerra della Nato del 2011" (Nena News)

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