PREPARIAMO LA CONTROFFENSIVA DI CLASSE
AI PIANI DEI PADRONI E AL GOVERNO
SALVINI-DI MAIO
Più di 200 tra attivisti, militanti sindacali e politici hanno preso parte al dibattito nella sede di via Saffi a Bologna.
Gli oltre 30 interventi nell’arco di oltre 5 ore di assemblea sono la prova più evidente della volontà di partecipazione e di confronto emersa nel corso dell’assemblea, superiore alle precedenti assemblee e segno tangibile di come i temi e i nodi politici posti all’ordine del giorno nel testo di indizione siano avvertiti come prioritari in larga parte del movimento che si oppone alle politiche borghesi del governo nel nostro paese.
Al di la dei numeri, è stata la qualità e la pluralità delle realtà intervenute a definire i contorni reali dell’iniziativa: dai lavoratori e le lavoratrici della logistica ai militanti SI Cobas attivi nelle varie vertenze e in particolare nella lotta in ItalPizza, dai disoccupati napoletani del movimento 7 Novembre ai compagni del CSOA Askatasuna attivi nel movimento No-Tav, da Non Una di Meno al CSOA Vittoria (da anni attivo in prima fila nelle lotte dei facchini a Milano e duramente colpito insieme ai compagni del SI Cobas dalla repressione in occasione del recente processo per gli scioperi alla DHL); dai militanti del Crash a quelli della Mensa Occupata e degli studenti della Federico II di
Napoli, dallo Slai Cobas per il Sindacato di Classe (anch’esso colpito duramente dalla repressione attraverso misure restrittive inflitte alla sua coordinatrice nazionale) agli operai dei Consorzi di Bacino di Acerra, dai movimenti per il diritto all’abitare di Roma ai 5 licenziati FCA, senza dimenticare il contributo portato in assemblea da vari gruppi e collettivi politici, singoli lavoratori e soprattutto due realtà provenienti dall’estero: l’Alleance of Middle East Socialists dal Libano e il Movement for Justice By Any Means Necessary dagli Stati Uniti.
Com’era prevedibile, l’assemblea si è soffermata particolarmente sulla necessità di un rilancio su larga scala dell’opposizione di classe al governo “giallo-verde-nero”: ciò alla luce, da un lato, dell’escalation repressiva e reazionaria in corso; dall’altro dell'”insidia populista” rappresentata da Lega e 5 Stelle e della loro capacità di usare quelle timide e limitatissime misure elargitorie come arma di propaganda per gettare fumo negli occhi dei proletari, dividerli e addomesticarli, ma soprattutto al fine di nascondere la natura brutalmente repressiva, securitaria, razzista e sessista che guida in maniera organica l’azione del duo Salvini-Di Maio.
Ci troviamo di fronte a un’azione concentrica, coerentemente antiproletaria, che guida tutti i provvedimenti finora licenziati dal governo Conte: dal Pacchetto Sicurezza (contro cui siamo scesi in piazza in migliaia lo scorso 27 ottobre e che rappresenta senza ombra di dubbio la sintesi massima di un devastante attacco ai diritti e alle condizioni di vita di milioni di proletari) al Reddito di “sudditanza” di Di Maio (che lungi dal rappresentare una misura redistributiva, si configura chiaramente come un elemosina funzionale più agli appetiti della media e grande borghesia finalizzati ad abbassare il costo complessivo di tutta la forza-lavoro che a quelli dei disoccupati del Sud, i quali saranno costretti a diventare anch’essi “migranti” e a lasciare le proprie terre in cambio di salari da fame); dalle “Grandi Opere” (TAV, TAP, MUOS, ILVA), laddove si è consumato il più clamoroso voltafaccia dei 5 Stelle, fino ad arrivare all’offensiva clerico-fascista portata avanti dalla Lega e dal fronte trasversale del “Family day” sul tema dei diritti civili, a partire dall’attacco nei confronti delle donne e ai sempre più evidenti tentativi di rimettere in discussione le conquiste storiche del movimento femminista, in primis il divorzio e l’aborto: un programma di restaurazione bigotto e patriarcale rispetto al quale il DDL Pillon, usando strumentalmente il tema del diritto alla bigenitorialità e all’affido condiviso, si erge come “cavallo di Troia”.
Questo quadro d’insieme rafforza le ragioni dello sciopero dell’8 marzo e chiama alla mobilitazione le lavoratrici, i lavoratori e i movimenti affinchè quest’appuntamento si trasformi in una scadenza di lotta reale contro governo, padroni e repressione. In più parti dell’assemblea si è evidenziato come quest’offensiva è tutt’altro che circoscritta all’Italia, bensì è parte integrante di un’avanzata delle destre sovraniste, razziste e sessiste sia a livello europeo (vedi Orban in Ungheria ma anche LePen in Francia e AFD in Germania) sia internazionale (su tutti Bolsonero in Brasile): un offensiva che ha nel “trumpismo” la sua stella polare, e che affonda le sue radici più profonde nella crisi irrisolta del capitalismo, causa scatenante sia dell’imbarbarimento dei rapporti sociali, sia, al contempo, della bancarotta del riformismo su scala internazionale, la quale, d’altra parte, seppur in quadro complessivo sfavorevole, è foriera di nuovi ed inediti spazi d’azione e di iniziativa per le forze anticapitaliste, come dimostra l’esperienza dei “Jillet Jounes” in Francia.
In quest’ottica, le fredde statistiche di questi ultimi giorni, che evidenziano come l’Italia sia di nuovo in “recessione tecnica”, cioè in una fase di acutizzazione della crisi strutturale, costituiscono un possibile ed ulteriore fattore di inasprimento e precipitazione di un quadro politico e sociale già profondamente destabilizzato.
La totalità degli interventi in assemblea hanno evidenziato la necessità di rilanciare e rafforzare la lotta contro questo governo, senza concedere nulla a ogni ipotesi (nefasta) di “dialettizzazione critica” coi 5 Stelle, ne tanto meno ad anacronistiche ed altrettanto nefaste ipotesi di “fronte democratico anti-Salvini”: da questo punto di vista, la condotta del PD e della totalità delle minoranze parlamentari sulla quasi totalità dei temi (dal Reddito di Cittadinanza ai temi ambientali e finanche sul DL Sicurezza), dimostra ancora una volta e in maniera quanto mai limpida come l’opposizione di questi ultimi a Lega e 5 Stelle poggi sulla difesa di interessi non solo divergenti, bensì del tutto antitetici alle ragioni della nostra opposizione di classe: per questo motivo, in particolare il SI Cobas ha posto l’accento sulla necessità, nei prossimi mesi, di coniugare le lotte vertenziali e le battaglie politiche con una chiara indicazione di boicottaggio delle prossime elezioni europee, partendo dal presupposto che nessun partito e nessuna lista rappresenta i nostri bisogni e le nostre prospettive politiche, men che meno le istanze immediate dei lavoratori e delle masse proletarie: per questo è necessario assumere la data del prossimo 1 maggio come occasione per rilanciare i temi e le campagne che hanno attraversato il corteo del 27 ottobre scorso, con due piazze simboliche, a Milano per il centro-nord e a Napoli per il centro Sud: ciò anche alla luce dell’importante assemblea dei movimenti meridionali promossa lo scorso 26 gennaio nel capoluogo partenopeo dai disoccupati 7 novembre su disoccupazione e reddito di cittadinanza.
Da questo punto di vista, la lotta vincente delle lavoratrici di Italpizza a Modena, richiamata in tantissimi interventi, così come gli scioperi del SI Cobas che sono proseguiti in queste settimane fuori a decine di magazzini, sono la dimostrazione tangibile di come col protagonismo dei lavoratori e degli sfruttati sia possibile, qui ed ora, imporre battute d’arresto ai piani padronali e allo stesso DL Salvini.
L’assemblea ha raccolto la necessità, pressochè unanime, di rinsaldare le fila e rispondere in maniera compatta e unitaria ai piani del capitale e dei suoi governi, assumendo alcune importanti iniziative di lotta già a partire dalle prossime settimane:
1) Sabato 9 febbraio: manifestazione a Modena in sostegno della lotta delle lavoratrici di ItalPizza;
2) Venerdì 8 marzo: sciopero generale in occasione della giornata internazionale di lotta delle donne;
3) Sabato 23 marzo: manifestazione nazionale a Roma contro Grandi Opere e devastazione ambientale;
4) Mercoledì 1 maggio: manifestazioni anticapitaliste e internazionaliste a Napoli e a Milano.
L’assemblea si è conclusa con l’impegno a far si che queste scadenze non siano viste come un semplice elenco di appuntamenti di lotta, quanto piuttosto come passaggi nodali verso la costruzione di un ampio fronte anticapitalista.
5/2/2018
SI Cobas nazionale
Nessun commento:
Posta un commento