Stralci da un articolo di F.Piccioni Contropiano
Franco Freda, terrorista nazifascista indicato tra i responsabili della strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969. Materialmente quella strage sarebbe stata compiuta da Delfo Zorzi, appartenente al gruppo Ordine Nuovo, di cui Freda era ideologo indiscusso, poi “esfiltrato” in Giappone, dove si fa chiamare Hagen Roy (l’Italia non ne ha mai richiesto l’estradizione, chissà perché…).
Le indagini sulla strage furono depistate dai servizi segreti italiani e statunitensi, anche perché il gruppo veneto di Ordine Nuovo era pilotato dal comando Ftase (Nato) di Verona,
il cui comandante più noto fu quel generale Dozier sequestrato una decina di anni dopo dalle Brigate Rosse.
Ciò nonostante, e malgrado l’assoluzione decretata dopo tre gradi di giudizio nei confronti dello stesso Zorzi, Freda e Giovanni Ventura (poi “esfiltrato” in Argentina, dove fino a qualche anno fa gestiva un locale-civetta per attirare la sinistra di Buenos Aires in qualche trappola), un secondo processo giunse a provare che effettivamente quei tre ed altri comprimari – tra cui Carlo Digilio, agente doppio Italia/Usa, poi “pentito” – erano coloro che avevano organizzato e messo in atto la strage. Lo scopo era chiaro fin da subito, davanti all’avanzata del movimento operaio e studentesco del ‘68-’69: accusare gli anarchici (ci pensò il commissario Luigi Calabresi), favorire la consegna del potere ai militari italiani sotto controllo Nato, reprimere i movimenti.
Ora Freda si sente più leggero e in condizione di dare interviste. E di benedire il neoministro dell’interno: “Matteo Salvini? È il salvatore della razza bianca in Europa. Il suo stesso nome è una profezia”.
E non solo lui: “Pare che a capo dello stato maggiore di Salvini ci sia un tale Giorgetti, e che l’elemento, mi è stato detto che sia stato un devoto lettore, addirittura ideologico, delle edizioni da me costituite 55 anni fa. Sono fedele alla mia razza ma non disprezzo le altre. Ci sarà uno scontro di civiltà”.
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