Nel corso di una conferenza stampa a Seul, Samsung china il capo e chiede scusa per la malattia e il decesso di alcuni lavoratori impiegati nella divisione Electronics, il più grande produttore di chip e display Lcd nel mondo in cui vengono usate grandi quantità di sostanze chimiche. Il presidente della divisione dispositivi Samsung, Kinam Kim, ha ammesso che la società non è riuscita a «gestire in modo adeguato le minacce per la salute» nelle sue linee di produzione di semiconduttori e display a cristalli liquidi. «Porgiamo le più sincere scuse ai nostri
lavoratori che hanno sofferto per malattie e alle loro famiglie» ha aggiunto. Lo scandalo è emerso nel 2007 grazie a Hwang Sang-gi che ha rifiutato un accordo dopo che la figlia di 23 anni era morta di leucemia dopo aver lavorato in una fabbrica di Samsung. Con effetto domino, ex operai delle fabbriche di Suwon, a sud di Seoul, e le loro famiglie hanno denunciato una serie di forme di cancro legate alle condizioni di lavoro, come leucemia e tumore al cervello. Si è così costituito un comitato per inchiodare impresa e governo alla responsabilità sulla sicurezza nelle fabbriche di chip e display, è intervenul’Agenzia statale per il benessere del lavoro e anche un’inchiesta del Washington Post. Si è così arrivati all’accordo, tra Samsung e i rappresentanti dei lavoratori malati, per un risarcimento che ha posto fine allo stallo in atto tra le due parti da oltre un decennio. Le scuse della compagnia erano parte dell’intesa. Il colosso tecnologico compenserà varie malattie dei dipendenti che hanno lavorato presso le sue fabbriche di chip e Lcd dal 1984, compresi 150 milioni di won (132mila dollari) per leucemia. La compensazione copre anche gli aborti e le malattie congenite dei figli dei lavoratori, come il cancro dei bambini. Dal 2008, spiega l’Associated Press, decine di lavoratori hanno chiesto al governo la compensazione per la sicurezza sul lavoro. Pochi hanno vinto un risarcimento, soprattutto dopo anni di battaglie in tribunale. La metà delle richieste rimanenti è stata respinta e metà rimane sotto esame. Le famiglie delle vittime spesso hanno esaurito i loro risparmi e venduto le loro case per pagare le fatture dell’ospedale. Alcuni lavoratori finiscono inabili e incapaci di lavorare. «Nessuna scusa sarebbe sufficiente se si considera l’inganno e l’umiliazione che abbiamo vissuto negli ultimi 11 anni, il dolore della sofferenza derivante dalle malattie professionali, il dolore di perdere i propri cari – ha detto Hwang, rappresentante dei familiari ,,,,
lavoratori che hanno sofferto per malattie e alle loro famiglie» ha aggiunto. Lo scandalo è emerso nel 2007 grazie a Hwang Sang-gi che ha rifiutato un accordo dopo che la figlia di 23 anni era morta di leucemia dopo aver lavorato in una fabbrica di Samsung. Con effetto domino, ex operai delle fabbriche di Suwon, a sud di Seoul, e le loro famiglie hanno denunciato una serie di forme di cancro legate alle condizioni di lavoro, come leucemia e tumore al cervello. Si è così costituito un comitato per inchiodare impresa e governo alla responsabilità sulla sicurezza nelle fabbriche di chip e display, è intervenul’Agenzia statale per il benessere del lavoro e anche un’inchiesta del Washington Post. Si è così arrivati all’accordo, tra Samsung e i rappresentanti dei lavoratori malati, per un risarcimento che ha posto fine allo stallo in atto tra le due parti da oltre un decennio. Le scuse della compagnia erano parte dell’intesa. Il colosso tecnologico compenserà varie malattie dei dipendenti che hanno lavorato presso le sue fabbriche di chip e Lcd dal 1984, compresi 150 milioni di won (132mila dollari) per leucemia. La compensazione copre anche gli aborti e le malattie congenite dei figli dei lavoratori, come il cancro dei bambini. Dal 2008, spiega l’Associated Press, decine di lavoratori hanno chiesto al governo la compensazione per la sicurezza sul lavoro. Pochi hanno vinto un risarcimento, soprattutto dopo anni di battaglie in tribunale. La metà delle richieste rimanenti è stata respinta e metà rimane sotto esame. Le famiglie delle vittime spesso hanno esaurito i loro risparmi e venduto le loro case per pagare le fatture dell’ospedale. Alcuni lavoratori finiscono inabili e incapaci di lavorare. «Nessuna scusa sarebbe sufficiente se si considera l’inganno e l’umiliazione che abbiamo vissuto negli ultimi 11 anni, il dolore della sofferenza derivante dalle malattie professionali, il dolore di perdere i propri cari – ha detto Hwang, rappresentante dei familiari ,,,,
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