Mirafiori, in una fabbrica già chiusa, con produzioni dismesse e operai deportati in massa in un altro stabilimento, c’è stato oggi l’incontro tra la dirigenza FCA e i sindacati per discutere un possibile piano industriale. La scelta del luogo è già indicativa della situazione in cui sta precipitando FCA: da un cimitero di lamiere raccontano come dovrebbe essere il futuro degli operai metalmeccanici. La verità è che non c’è nessun piano se non quello che vede la proprietà impegnata a ridefinire i suoi obbiettivi strategici sul mercato mondiale, lo impongono i cali delle vendite in Italia e nel resto d’Europa e la crisi di un intero settore che sta inasprendo i livelli di concorrenza e porterà nei prossimi anni a operazioni di fusione e vendita di marchi importanti. Gli Agnelli fiutano che è arrivato il momento in cui è più conveniente riempire le borse di soldi e cedere il marchio che avventurarsi in qualche strampalata operazione di rilancio dagli esiti oggi più che mai incerti, per rendere quindi l’involucro FCA più appetibile per i compratori esteri hanno già cominciato a spacchettare (venduta Magneti Marelli ora si procede con la vendita della società di progettazione robotica Comau).
I sindacati che vivono di accordi ai tavoli e concertazione, in crisi di consensi, non sanno più cosa raccontare agli operai per mantenere il controllo in fabbrica e scongiurare reazioni improvvise che li metterebbero nell’angolo, oggi per l’ennesima volta sono usciti con una nota programmatica che rimanda tra il 2021 e il 2022 la definizione dei nuovi modelli che permetterebbero agli impianti italiani di ripartire. L’unica notizia certa è che fino ad allora gli operai resteranno in cassa integrazione, spremuti quando si lavora a ritmi esasperanti e con salari che non superano i mille euro.
Abbiamo supportato gli operai autorganizzati delle fabbriche di PomiglianoMelfiCassino e Grugliasco che sono rimasti invece in presidio per diverse ore denunciando la farsa dell’annuncio del nuovo piano industriale e contestando all’uscita i segretari dei sindacati padronali. In un comunicato diffuso dagli operai autorganizzati si legge “a chi attendeva risposte e soluzioni da questa messinscena diciamo che solo riprendendo il filo della lotta, solo organizzandoci unitariamente, sulle nostre prerogative e i nostri interessi, non stando più alla coda di un manipolo di servetti sindacali e dei loro partiti borghesi, possiamo uscire da questo pantano! ORGANIZZIAMOCI COME OPERAI E LOTTIAMO