pc 27 novembre - La lega di Bossi e Salvini - ingannapopolo e ladri di soldi pubblici
Dall'espresso
La Corte d'appello di Genova
ha condannato Umberto Bossi ad 1 anno e 10 mesi, mentre per Francesco
Belsito condanna a 3 anni e 9 mesi nell'ambito del processo per la maxi
truffa ai danni dello Stato da 49 milioni. Per i tre revisori contabili:
Stefano Aldovisi 4 mesi, Antinio Turci 8 mesi, Diego Sanavio 8 mesi. E
poi la parte del verdetto più attesa: i giudici d'appello hanno
confermato la la confisca dei 49 milioni di euro, la somma cioè dei
rimborsi elettorali incassati irregolarmente dalla Lega. Una sentenza
che creerà qualche imbarazzo agli alleati di governo della Lega. Di Maio
e i grillini non potranno più fare finta di niente. E non potranno più
dire è roba del passato.
Dopo la doppia conferma in Cassazione, dunque, sulla legittimità del
sequestro della cifra milionaria, arriva la sentenza nel merito della
vicenda. Un secondo grado che conferma in pieno quanto stabilito dal
tribunale di Genova più di un anno fa. Si andrà avanti, perciò, con la
raetizzazione della somma da restituire allo Stato. Circa 600 mila euro
al mese che la procura preleverà dai conti del Carroccio.
Il denaro investito in modo illegale. Quel che non dice l’uomo che vuole l’incarico di governo
Certo, Umberto Bossi e Francesco Belsito potranno ricorrere ancora alla
suprema corte. Ma intanto è Matteo Salvini che dovrà rendere conto sul
piano politico di questa decisione. Così come Roberto Maroni, anche lui
beneficiario di parte dei rimborsi ottenuti con i bilanci irregolari
presentati da Belsito. Prima Maroni e poi Salvini da segretari hanno
percepito le due tranche di rimborsi elettorali del biennio
incriminato.
Sul sito dell'Espresso avevamo pubblicato i documenti
che smentivano quanto ha sempre sostenuto il ministro dell'Interno: «Non
ho mai visto un euro di quella somma». Eppure le carte in nostro
possesso raccontano una storia diversa. E cioè che quando Matteo Salvini
è alla guida della Lega ha percepito quasi un milione di euro dei
rimborsi ottenuti con la rendicontazione sballata dell'ex tesoriere
Francesco Belsito.
Una lettera di diffida. Un file del Senato. E i rendiconti
interni al partito. Pubblichiamo le carte che smentiscono la versione
del ministro sullo scandalo che fa tremare il Carroccio
Maroni ne ha incassati poco più di 12 milioni.Insomma, la questione non si può ridurre a una vecchia storia del passato.
Perché riguarda, eccome, il presente del partito. «Se qualcuno ha
sottratto ai fondi della Lega, 500 mila euro o 800 mila, come fai a
contestarmi un finanziamento di 49 milioni, basato sul numero di voti
presi?». La tesi leghista non ha retto davanti ai giudici. Ma riassume
bene la posizione della Lega sulla vicenda dei quasi 50 milioni messi
sotto sequestro dalla magistratura. Le stesse argomentazioni sono state
ripetute dal tesoriere Giulio Centemero e dal vice premier Salvini. Da
qui l’ipotesi «ci attaccano perché diamo fastidio» e le accuse ai
magistrati di aver confezionato «una sentenza politica». In realtà le
cose sono molto più semplici.
Gli investimenti illegali. L'associazione usata per ottenere
finanziamenti privati. I soldi della truffa incassati dai nuovi
dirigenti. I fortunati fornitori del partito. I bonifici di Parnasi.
Fino allo strano gruppo di società controllate tramite una holding in
Lussemburgo. Lo stesso Paese dove ora i magistrati credono che la Lega
abbia riciclato milioni
Per capirle basta leggere la sentenza di condanna per truffa ai danni
dello Stato comminata in primo grado dal tribunale di Genova lo scorso
luglio contro Bossi e Belsito. E la memoria di 60 pagine depositata
dall’avvocatura dello Stato in difesa di Camera e Senato, costituitesi
parti civili nel processo per truffa. Per questo motivo la coppia
Bossi-Belsito è stata ritenuta colpevole anche in appello. I giudici
hanno stabilito di confiscare i rimborsi elettorali percepiti negli anni
2008-2009-2010 poiché i bilanci presentati dal partito in quei tre anni
erano stati falsificati. «La liquidazione», si legge infatti nella
sentenza, «è subordinata all’accertamento della regolarità del
rendiconto». Lo prevede la legge, la numero 2 del 1997.
Sulla "Più Voci", l'associazione sconosciuta e scoperta
dalle nostre inchieste, qualcuno sta mentendo. Ma chi? E ancora: con
quali soldi sopravvive il partito del vice premier? Ricostruiamo la
galassia finanziaria leghista e le troppe dissonanze. Su cui si sta
instaurando un coordinamento investigativo tra le procura di Roma e
Genova
L’erogazione dei rimborsi era vincolata alla presentazione di un
bilancio regolare. Il problema è che in quei tre anni, come dimostrato
al processo, i conti del Carroccio erano stati truccati. Attraverso
«artifici e raggiri», si legge nella sentenza, sono state «riportate nel
rendiconto false informazioni circa la destinazione delle spese
sostenute, in assenza di documenti giustificativi di spesa ed in
presenza di spese effettuate per finalità estranee agli interessi del
partito politico».
Proprio in relazione a quest’ultima frase, quella sulle spese estranee
alla Lega, i giudici spiegano che «si è proceduto separatamente nei
confronti di Francesco Belsito, Umberto Bossi e Renzo Bossi». Questo è
il punto su cui si rischia di fare confusione, per lo meno stando alle
dichiarazioni di Calderoli. Perché il fatto che Bossi e colleghi abbiano
speso soldi per fini personali - le lauree in Albania, ad esempio - non
coincide con la truffa nei confronti dello Stato. Quella si chiama
appropriazione indebita, reato per il quale il vecchio leader, l’allora
tesoriere Belsito e il “Trota” sono stati condannati dal tribunale di
Milano.
In altre parole, i soldi che Salvini si dice disposto a mettere
di tasca propria non hanno nulla a che fare con i 49 milioni messi sotto
sequestro. Quelli, hanno deciso i giudici, la Lega li deve restituire
perché percepiti illegalmente.
Spiegato ciò, tuttavia, restano ancora parecchie ombre sul dopo Bossi e
Belsito. Per esempio, che fine hanno fatto i milioni di euro pubblici
frutto della truffa sui rimborsi elettorali firmata da Umberto Bossi?
Che ruolo ha l’associazione “Più voci”? E perché il partito ha investito
in prodotti finanziari (obbligazioni societarie e derivati) vietati per
un partito politico?
L’attuale leader della Lega e Bobo Maroni hanno utilizzato
una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa orchestrata dal
Senatur e dall’ex tesoriere. Lo dimostrano le carte del partito tra la
fine del 2011 e il 2014 che abbiamo consultato
Sono
le domande da cui siamo partiti in questi mesi per ricostruire i flussi
finanziari della galassia leghista post Bossi e Maroni, per capire dove
sono finiti quasi 50 milioni messi sotto sequestro dai magistrati (che
però ne hanno trovati solo 3) dopo gli scandali orchestrati dal vecchio
tesoriere Belsito. Matteo Salvini non perde occasione per sottolineare
come le casse della Lega siano vuote. La stessa cosa si legge sui
bilanci ufficiali del partito. E allora come sopravvive la Lega? Come
paga le sue campagne elettorali? Interrogativi che vanno oltre la
sentenza sulla truffa, che travalicano la mera questione giudiziaria e
diventano questione politica.Chissà la conferma in appello scuoterà gli alleati di governo di Matteo Salvini,
o se continueranno a ritenere la vicenda come un'eredità del passato
bossiano. Chissà se inizieranno a porsi anche loro delle domande sulle
menzogne del ministro e del suo tesoriere Giulio Centemero, indagato a
Roma per sospetto finanziamento illecito all'associazione Più voci da
parte del costruttore Luca Parnasi. Una storia, quella della Più voci e
del suo donatore segreto, che L'Espresso ha rivelato in esclusiva, ad
aprile. E sulla quale molte cose non tornano.
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