giovedì 29 novembre 2018

pc 29 novembre - Dal mar Azov allo stretto di Taiwan - l'imperialismo USA e i suoi servi accendono tutti i focolai di tensione nello scontro interimperialista che può portare alla guerra

Difesa: due navi da guerra Usa attraversano lo stretto di Taiwan

Washington, 29 nov 06:42 - (Agenzia Nova) - Un cacciatorpediniere e una nave da rifornimento della Marina militare Usa hanno attraversato lo Stretto di Taiwan nella giornata di ieri, una manovra descritta come un “transito di routine” dal Comando Usa dell’Indo-Pacifico che rischia di aumentare ulteriormente la tensione con la Cina in quella regione del globo. Il passaggio delle due navi, il terzo nel suo genere dall’inizio dell’anno, “dimostra l’impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto”, recita una nota del Comando. “La Marina statunitense continuerà a operare ovunque lo consenta il diritto internazionale”. Stando a un ufficiale citato da “Voice of America”, navi da guerra cinesi hanno sorvegliato il passaggio delle due imbarcazioni usa, ma “entrambe le parti hanno agito in maniera sicura e professionale”. In passato Pechino ha criticato manovre simili come una violazione della sua sovranità.

La portaerei a propulsione nucleare statunitense Uss Ronald Reagan ha gettato l’ancora ad Hong Kong la scorsa settimana, scortata da un gruppo da battaglia che include due cacciatorpediniere
lanciamissili, il Chancellorsville e il Curtis D. Wilbur. La visita si è tenuta due mesi dopo la data inizialmente programmata per la visita, che era stata rinviata a causa delle tensioni tra le due maggiori potenze globali. Le navi statunitensi si sono trattenute ad Hong Kong per una settimana, durante la quale gli equipaggi hanno interagito con i cittadini dell’Isola tramite eventi sportivi, visite guidate e altri progetti. Durante una visita guidata della portaerei per i media locali, il contrammiraglio Karl Thomas ha dichiarato che “la crescita e la prosperità abbondanti che ci circondano qui ad Hong Kong sono ciò che la Settima Flotta punta a preservare per tutti i paesi di questa importante regione”. L’ammiraglio ha ricordato che la portaerei classe Nimitz ha recentemente preso parte a un’esercitazione nel Mar delle Filippine con un’altra nave della stessa categoria, la John C. Stennis, per “dimostrare la capacità della Marina Usa di volare, navigare e operare ovunque le norme internazionali lo consentano”.

Le Forze armate di Giappone e Stati Uniti hanno mobilitato all’inizio di questo mese 57mila marinai, fanti di marina e avieri per l’esercitazione biennale Keen Sword, 11mila in più rispetto al 2016. La manovra, che si è tenuta lo scorso fine settimana, ha simulato la difesa dell’Arcipelago giapponese da un attacco militare esterno; a guidare la manovra, cui ha preso parte anche una nave da guerra canadese, è stata la portaerei statunitense a propulsione nucleare Uss Ronald Reagan. Durante la manovra sono stati simulati combattimenti aerei, sbarchi anfibi e intercettazioni di missili balistici. “Siamo qui per stabilizzare e preservare la nostra capacità laddove necessario. Esercitazioni come Keen Sword sono proprio il tipo di manovre di cui necessitiamo”, ha dichiarato il contrammiraglio Karl Thomas, comandante del gruppo da battaglia della portaerei Ronald Reagan. Durante la manovra, otto navi da guerra hanno preso parte a esercitazioni di lotta antisommergibile, in quella che è parsa una dimostrazione di forza rivolta alla Cina. Il contrammiraglio Hiroshi Egawa, a capo del gruppo da battaglia della Marina giapponese che ha preso parte alla manovra, ha dichiarato che “l’alleanza tra Stati Uniti e Giappone è essenziale per la stabilità nella regione e più in generale nell’Indo-Pacifico.

Giappone e Stati uniti starebbero lavorando a una strategia congiunta per rispondere alle minacce cinesi sulle isole Senkaku, l'arcipelago nelle acque del mar cinese orientale la cui sovranità è contesa tra Tokyo e Pechino. Lo riferisce una fonte governativa giapponese riportata dalla agenzia di stampa "Kyodo". Giappone e Usa, pronti a definire la strategia entro marzo, avrebbero già discusso del modo in cui rispondere in caso si registrasse uno sbarco di unità cinesi sul territorio delle isole disabitate o nelle acque circostanti. In particolare, il piano scatterebbe nel caso l'intervento della polizia non sarebbe sufficiente a dissuadere uno sconfinamento delle unità mercantili cinesi, facendo scender sul terreno le Forze di autodifesa giapponese (Sed). I colloqui in atto dovrebbero definire il modo in cui le forze statunitensi potrebbero aggiungersi al piano già disegnato dalle Sed.

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