venerdì 15 dicembre 2017

pc 15 dicembre - L'intervento imperialista in Libia al servizio degli affari delle multinazionali - ENI in testa

Africa: l’Italia in testa alle classifiche degli investimenti

L’Italia è il primo Paese europeo per valore degli investimenti diretti esteri (Ide/Fdi) realizzati nel 2016 in Africa, con un totale di 20 progetti per complessivi quattro miliardi di dollari. È uno dei dati più significativi contenuti nell’ultimo rapporto della società internazionale di servizi di revisione e organizzazione contabile Ernst&Young (EY) sull’attrattività delle economie africane, da cui emerge che a livello mondiale per valore degli investimenti l’Italia è dietro solo a Cina (36,1 miliardi di dollari in Ide nel 2016), Emirati Arabi Uniti (11 miliardi) e Marocco (4,8 miliardi). Complessivamente, secondo l’elaborazione di EY su dati fDi Markets (l’unità di analisi economica del Financial Times), gli investimenti italiani in Africa hanno rappresentato nel 2016 il 4,3% del totale degli Ide nel continente.
Una conferma di un cambiamento in corso
Il rapporto diffuso a maggio ha avuto una certo eco a livello nazionale solo quest’estate grazie al
rilancio della notizia fatto dal viceministro degli Esteri Mario Giro sui social network, in un momento in cui l’immagine dell’ Africa nel dibattito politico e sociale italiano sembrava arenata solo sulla questione delle migrazioni.
Rispetto allo scorso anno, il numero dei progetti d’investimento italiani è cresciuto da 16 a 20, mentre il valore assoluto degli Ide italiani è sensibilmente diminuito rispetto ai 7,4 miliardi di dollari registrati nel 2015.
Il dato relativo all’Italia contenuto nell’ultimo rapporto di EY appare in realtà come una conferma di un cambiamento già in atto. Per capire se siamo di fronte ad una nuova tendenza ci sarà da aspettare ancora qualche anno. Ma intanto non si può ignorare che negli ultimi due anni l’Italia è tornata in cima alla classifica degli investitori in Africa.
Il dato più impressionante è quello fatto registrare nel 2016 relativo agli investimenti italiani del 2015, quando l’Italia risultava addirittura il primo investitore in assoluto.  Anche in questo caso fu il rapporto di EY a far emergere la novità, passata quasi in silenzio in Italia. Il numero degli investimenti diretti esteri (Ide/Fdi) dall’Italia verso l’ Africa nel 2015 era raddoppiato rispetto all’anno precedente, passando a un totale di 16 nuovi progetti per un valore complessivo di 7,4 miliardi di dollari e consentendo in questo modo al nostro Paese di affermarsi quale primo al mondo per volume degli investimenti diretti esteri in Africa (suoi il 10,4% del totale del volume degli investimenti diretti esteri verso l’Africa in quell’anno).
Secondo i dati resi noti da EY, proprio grazie ai risultati del 2015  l’Italia è rientrata per la prima volta dopo anni nell’elenco dei 15 principali Paesi originari degli Ide verso il continente africano, occupando l’11o posto di questa speciale classifica per numero di progetti.
Le destinazioni preferite e il peso dell’Eni
Destinazione preferita dei progetti d’investimento italiani in generale è il Sudafrica, in particolare nei settori delle energie rinnovabili e dei prodotti di consumo e vendita al dettaglio. Seguono quali principali destinazioni dei progetti italiani il Marocco, l’Egitto, il Mozambico e la Tunisia.
Andando a guardare più nel dettaglio i dati, emerge con chiarezza come il netto e improvviso aumento del volume degli Ide italiani in Africa sia legato in larga parte ad alcuni progetti del gruppo Eni, a cominciare da quello per lo sviluppo del gas naturale nel giacimento di Zohr in Egitto.
Il progetto di Zohr da solo, nel 2015, aveva portato ad un investimento pari a sei miliardi di dollari, sui 7,4 totali fatti registrare dal nostro Paese quell’anno.
In realtà più che sminuire, come hanno sostenuto alcuni commentatori, il ruolo dell’Italia, i progetti dell’Eni ne rafforzano la portata. Troppo spesso ci si dimentica che l’Eni è il primo player petrolifero del Continente e che dal continente a sud del Mediterraneo proviene oltre il 50% della produzione di gas e petrolio della compagnia del cane a sei zampe.

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