Fermare il governo nella tragedia libica!
Altro che la stupidaggine dei vitalizi!
La priorità di una vera opposizione politica e sociale deve essere quella di fermare il governo italiano in questa tragedia libica.
Tragedia che assume il significato concreto delle migliaia di sofferenti che cercano di risalire il Mediterraneo in cerca di salvezza e dei tantissimi che sul suolo africano soffrono i disastri della guerra.
L’Italia ha assunto da subito la posizione sbagliata all’interno di questa drammatica vicenda ,fin dalla valutazione errata al riguardo delle vicende delle cosiddette “Primavere Arabe” che, per la quasi totalità e in particolare per il “caso egiziano” erano autunni e non
“primavere”.
Una posizione sbagliata assunta assieme all’inutile (e pericolosa) lady PESC allineandosi nel riconoscimento all’altrettanto inutile e pericoloso governo Serrai, anzi assumendo un ruolo improprio da paese “protettore”: un rigurgito colonialista che ha confermato il vecchio assunto marxiano “quando la storia si ripete, si ripete in farsa”.
Poi la litania degli accordi, non si sa tra chi, per la costituzione del governo di unità nazionale: litania reiterata non si sa quante volte, fino alla commedia della missione di Minniti, qualche giorno fa, per i gemellaggi con le oasi dei Tuareg, alle quali elargire denaro per soddisfare le solite brame della borghesia locale “compradora”.
Poi l’intervento brusco della Francia neo-napoleonica e neo – gollista che ha richiamato al tavolo la parte “vera” che avrebbe dovuto essere coinvolta da subito e non considerata da combattere e, ancora, l’ulteriore vicenda dal sapore farsesco delle due navi mandate dal nostro Paese per pattugliare non si sa dove e non si sa chi.
Il tutto in un’escalation senza fine sia dal punto di vista bellico, sia dal punto di vista del flusso migratorio: con gli stessi francesi che nel Niger in preda alla guerra civile aprono corridoi per far arrivare i profughi sulle coste libiche favorendo scafisti e trafficanti di carne umana.
L’Italia e provvista da molto tempo di una politica estera dopo essersi mossa per decenni soltanto sulla logica della subalternità agli interessi USA (rispetto alla Libia, ricordiamo soltanto com’è nata la guerra al momento del defenestramento di Gheddafi) e pare proprio non in grado di farsi comunque promotrice di un’iniziativa considerato che, su quel terreno, per recuperare soltanto un’idea di equilibrio sarebbe necessario il coinvolgimento di USA, Russia,Egitto e Israele.
Dal nostro punto di vista serve una costante mobilitazione per la pace e la richiesta di un ruolo dell’Italia posto in tale funzione, riprendendo a ragionare nella logica dei blocchi che stanno riformandosi e quindi di neutralità e smilitarizzazione.
Questo è un semplice appello, è necessario ovviamente dedicare a questo decisivo argomento tempo di approfondimento e di mobilitazione di massa ricordando a tutti che non sarebbe la prima volta che l’insipienza e la fellonia dell’apparato governativo – militare – industriale italiano a condotto il Paese alla tragedia per semplice arroganza e supponenza.
Per fare un poco di storia basterà ricordare: Custoza, Lissa, Adua, Caporetto, El Alamein, la sacca del Don, l’8 settembre che resta a imperitura vergogna.
Non sono ricordi lontani ma le stimmate di un Paese costantemente governato dall’arroganza e dall’impreparazione di un ceto pressoché costantemente al servizio dei padroni e dei loro privilegi.
La priorità di una vera opposizione politica e sociale deve essere quella di fermare il governo italiano in questa tragedia libica.
Tragedia che assume il significato concreto delle migliaia di sofferenti che cercano di risalire il Mediterraneo in cerca di salvezza e dei tantissimi che sul suolo africano soffrono i disastri della guerra.
L’Italia ha assunto da subito la posizione sbagliata all’interno di questa drammatica vicenda ,fin dalla valutazione errata al riguardo delle vicende delle cosiddette “Primavere Arabe” che, per la quasi totalità e in particolare per il “caso egiziano” erano autunni e non
“primavere”.
Una posizione sbagliata assunta assieme all’inutile (e pericolosa) lady PESC allineandosi nel riconoscimento all’altrettanto inutile e pericoloso governo Serrai, anzi assumendo un ruolo improprio da paese “protettore”: un rigurgito colonialista che ha confermato il vecchio assunto marxiano “quando la storia si ripete, si ripete in farsa”.
Poi la litania degli accordi, non si sa tra chi, per la costituzione del governo di unità nazionale: litania reiterata non si sa quante volte, fino alla commedia della missione di Minniti, qualche giorno fa, per i gemellaggi con le oasi dei Tuareg, alle quali elargire denaro per soddisfare le solite brame della borghesia locale “compradora”.
Poi l’intervento brusco della Francia neo-napoleonica e neo – gollista che ha richiamato al tavolo la parte “vera” che avrebbe dovuto essere coinvolta da subito e non considerata da combattere e, ancora, l’ulteriore vicenda dal sapore farsesco delle due navi mandate dal nostro Paese per pattugliare non si sa dove e non si sa chi.
Il tutto in un’escalation senza fine sia dal punto di vista bellico, sia dal punto di vista del flusso migratorio: con gli stessi francesi che nel Niger in preda alla guerra civile aprono corridoi per far arrivare i profughi sulle coste libiche favorendo scafisti e trafficanti di carne umana.
L’Italia e provvista da molto tempo di una politica estera dopo essersi mossa per decenni soltanto sulla logica della subalternità agli interessi USA (rispetto alla Libia, ricordiamo soltanto com’è nata la guerra al momento del defenestramento di Gheddafi) e pare proprio non in grado di farsi comunque promotrice di un’iniziativa considerato che, su quel terreno, per recuperare soltanto un’idea di equilibrio sarebbe necessario il coinvolgimento di USA, Russia,Egitto e Israele.
Dal nostro punto di vista serve una costante mobilitazione per la pace e la richiesta di un ruolo dell’Italia posto in tale funzione, riprendendo a ragionare nella logica dei blocchi che stanno riformandosi e quindi di neutralità e smilitarizzazione.
Questo è un semplice appello, è necessario ovviamente dedicare a questo decisivo argomento tempo di approfondimento e di mobilitazione di massa ricordando a tutti che non sarebbe la prima volta che l’insipienza e la fellonia dell’apparato governativo – militare – industriale italiano a condotto il Paese alla tragedia per semplice arroganza e supponenza.
Per fare un poco di storia basterà ricordare: Custoza, Lissa, Adua, Caporetto, El Alamein, la sacca del Don, l’8 settembre che resta a imperitura vergogna.
Non sono ricordi lontani ma le stimmate di un Paese costantemente governato dall’arroganza e dall’impreparazione di un ceto pressoché costantemente al servizio dei padroni e dei loro privilegi.
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