Ospedale
Galliera Genova, microchip nascosto in divise e camici. Sindacati: “Controllo
fuorilegge sul posto di lavoro”
Luigi Bottaro, direttore della Asl Tre di Genova, ha
spiegato che il sistema permette di riconsegnare i capi ai proprietari dopo il
lavaggio. "Per controllare gli indumenti ci sono già le targhette con nome
e cognome del dipendente e i codici a barre”, ribatte Tullio Rossi,
rappresentante sindacale dell’Usb che ha scoperto la "cimice" e nei
cui confronti è stato aperto un procedimento disciplinare
Un microchip nascosto nelle divise e nei
camici di quasi tutti i dipendenti della sanità della Liguria. Medici,
infermieri, tecnici, uscieri. Solo chi ha ruoli amministrativi si
salva. Uno dei primi ad accorgersene è stato il portinaio del Galliera,
l’ospedale dalla Curia genovese il cui presidente è il cardinale ed ex
presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco.
Appoggiando la mano su una cucitura della camicia, Tullio Rossi, questo
il nome del portinaio, s’è accorto di una specie di bottoncino nascosto dentro.
Ha preso in mano le forbici per tagliare un lembo della camicia ed è saltato
fuori il dispositivo: una cimice con le funzioni di localizzatore gps,
come hanno chiarito gli accertamenti successivi. La vicenda è stata resa nota
dalle pagine locali di Repubblica, che racconta come i microchip non
siano stati fatti indossare solo ai dipendenti del Galliera. Ma a quelli di
tutte le strutture sanitarie pubbliche della regione. Un modo per controllare
in ogni momento dove si trovano i dipendenti, per spiarli: “Una grave
violazione della privacy e un controllo fuorilegge sul posto di
lavoro”, è l’accusa dei sindacati, che lamentano pure di non essere
stati avvisati. E sono preoccupati per gli eventuali rischi per la salute
dei lavoratori, visto che a qualcuno, come lo stesso Rossi, tocca di indossarne
più di una cimice: una nascosta nella camicia, una nei pantaloni,
una nella giacca.
Diversa la versione dei direttori delle strutture
sanitarie: “Il microchip identifica la persona – ha spiegato a Repubblica
Luigi Bottaro, direttore della Asl Tre di Genova -.
E’ associato a quel dipendente in modo che i capi, dopo essere stati
lavati, tornino alla base di partenza, cioè ai proprietari. Per evitare, così,
che possano finire ad altri”. Un sistema insomma per monitorare il percorso
dagli ospedali alle lavanderie degli indumenti, per evitare che si
perdano, utilizzato anche nelle lenzuola. Un’innovazione, secondo le Asl,
apportata dal maxi appalto da 66 milioni di euro vinto dalla ServiziItalia
di Castellina di Soragna (Parma). A bandire la gara è stata Alisa,
l’Azienda Ligure Sanitaria, al cui vertice il governatore Giovanni Toti
ha chiamato Walter Locatelli, in precedenza ai vertici della sanità
lombarda. “Per controllare gli indumenti ci sono già le targhette con nome e
cognome del dipendente e i codici a barre”, ribatte Tullio Rossi che è
anche rappresentante sindacale dell’Usb. A lui che se n’è accorto il Galliera, attualmente
impegnato a portare avanti un contestato progetto per la costruzione di nuovi
padiglioni su cui pende un ricorso al Tar, non gliela sta facendo passare liscia. Contro Rossi,
che dice di avere estratto il dispositivo solo per capire di cosa si trattasse,
è stato infatti aperto un procedimento disciplinare per avere
“arbitrariamente eliminato – si legge nella lettera di contestazione – il
microchip presente in una delle camicie costituenti la dotazione personale,
necessario per la tracciabilità del capo”.
Twitter @gigi_gno
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