lunedì 31 luglio 2017

pc 31 luglio - Il boss del pizzo torna ai domiciliari… e a Palermo la mafia faceva e fa… i “giochi di fuoco”

Il 19 luglio scorso, giorno della strage in cui morì Borsellino, la polizia ha fatto un blitz nel quartiere Brancaccio arrestando e incriminando una quarantina di persone. E ad ogni iniziativa di questo tipo, i responsabili della “lotta alla mafia”, ministri, questori, autorità varie, fanno una serie di discorsi sui progressi contro questa lotta ecc. ecc.

Poi… i botti… con video su youtube!

Nello stesso tempo, visto che a Palermo le commemorazioni non finiscono mai, in occasione di quella della strage in cui morì il giudice Chinnici che saltò in aria con un’autobomba (“Palermo come Beirut” titolavano i giornali!), uno dei superstiti che adesso si occupa del museo ha trovato una bobina con la telefonata dei mafiosi al giudice… Chinnici stava indagando sui delitti politici di Palermo, Mattarella e Reina…

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Il boss del pizzo torna ai domiciliari. Il quartiere lo accoglie con i fuochi d'artificio a pochi passi dalla casa di don Pino Puglisi
Fuochi d’artificio in strada per salutare il ritorno a casa (agli arresti domiciliari) di un esattore del
pizzo molto particolare, Maurizio De Santis, il titolare del ristorante “Il Bucatino”. Fuochi d’artificio che qualche giorno fa hanno bloccato un incrocio parecchio trafficato della grande periferia orientale di Palermo, fra Settecannoli e Brancaccio, dove il 19 luglio è scattato l’ultimo blitz antimafia. Ora, i fuochi d’artificio per l’insospettabile esattore del pizzo vicino al clan di Porta Nuova sono finiti su Facebook. Amara beffa, perché i mortaretti sono stati piazzati in una strada, la via Bazzano, quasi all’incrocio con via padre Giuseppe Puglisi, il parroco ucciso dalla mafia nel 1993; la casa del sacerdote che la chiesa ha fatto beato è a poca distanza. Il video dei fuochi d’artificio è stato postato su Facebook da un familiare dell'ormai ex detenuto, l’11 luglio alle 21,24, ed è già diventato virale in Rete, 1.500 visualizzazioni e duecento like nel giro di poco tempo. (di Salvo Palazzolo)
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28 LUGLIO 2017
Palermo, 34 anni fa l'attentato a Chinnici. Ritrovata la bobina con le minacce della mafia
La voce dell’emissario dei boss è nitida: "Volevo sapere quando lei fa il suo compito e il lavoro che è giusto fare, perché ora c'è gente che deve andare a fare il Natale a casa e dipende soltanto da lei". Il consigliere istruttore Rocco Chinnici non si scompone, lascia parlare il suo interlocutore, sta registrando quella conversazione che avviene sul telefono di casa e adesso prova a cercare una traccia per arrivare a chi negli ultimi tempi lo minaccia. Qualche giorno prima un uomo che diceva di essere "l'avvocato Russo" aveva avvertito: "Il nostro tribunale lo ha già condannato, lei entro questa settimana deve mettere fuori i ragazzi". E' il 1980, Chinnici, l'inventore del pool antimafia, sta indagando sui delitti politici di Palermo, Mattarella e Reina, è già un uomo a rischio. Il 29 luglio 1983, un'autobomba di Cosa nostra uccide il giudice, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. Uno dei sopravvissuti, l'autista giudiziario Giovanni Paparcuri, è oggi l'animatore del museo realizzato dall'Anm nell'ufficio bunker di Falcone e Borsellino, dentro un archivio ha ritrovato quella bobina con le minacce, una testimonianza importante dei giorni terribili a Palermo.

La Repubblica Palemro (di SALVO PALAZZOLO e GIORGIO RUTA)

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