(Da rete no confini)
L'AUTORGANIZZAZIONE FA VACILLARE IL POTERE
In questi giorni gli e le abitanti della tendopoli di San Ferdinando hanno continuato a confrontarsi e ad organizzarsi in vista del proclamato sgombero, rispetto al quale hanno tutti e tutte le idee molto chiare. “Meglio uniti e liberi di muoversi in un posto come questo, che divisi in una prigione!” La loro determinazione non si è mai fermata, nonostante le devastanti condizioni di miseria e marginalizzazione in cui sono costretti a vivere, né tanto meno davanti alla militarizzazione del territorio, data dalla costante presenza di volanti e camionette delle forze dell'ordine e dai continui controlli che vengono fatti intorno all'area delle due tendopoli e della stazione di Rosarno.
Dopo la laconica conferenza stampa tenutasi lunedì scorso di fronte all'ingresso del nuovo campo, dove il Prefetto ha esordito dicendo che “sarà come vivere in un albergo!”, gli abitanti dell'insediamento hanno deciso di mettere per iscritto le loro richieste, inviandole, ancora una volta,
al Ministero dell'Interno, Prefettura e Questura di Reggio Calabria e al Comune di San Ferdinando.
Ieri la stessa determinazione e unità gli ha permesso di evitare di essere nuovamente strumentalizzati da istituzioni, sindacati e associazioni che gli hanno proposto incontri con piccole delegazioni nei palazzi del potere per spiegare i termini dello sgombero. Si sono opposti con fermezza e ieri sera alle 7 una delegazione di spauriti rappresentati dello Stato, scortati e protetti da un folto gruppo di forze dell'ordine, è stata costretta a incontrarli a casa loro.
Qui le persone non hanno lasciato spazio a nessun tentativo di mediazione nel raccontare le meraviglie del nuovo campo. E nonostante la grande diversità di vissuti e prospettive, hanno spiegato a gran voce che nel nuovo campo di Stato non ci vogliono andare, “Non siamo bambini! Non vogliamo essere controllati nelle nostre vite!” Hanno ribadito ancora una volta, come già avvenuto nel corso di quest'anno, che le loro esigenze sono altre. Vogliono i documenti, per poter scegliere dove vivere, e non vogliono essere prigionieri degli interminabili tempi d'attesa per il rilascio del permesso di soggiorno, dati i quotidiani abusi da parte della Questura. Vogliono poter lavorare in modo regolare, in campagna come altrove, e con la certezza di ricevere una paga. Vogliono insomma aver il controllo delle proprie vite, senza essere condannati allo sfruttamento e all'isolamento. E questo ennesimo campo di Stato, con il suo avanzato sistema di controllo (telecamere, badge identificavi, riconoscimento in entrata e uscita tramite le impronte digitali e foto segnalamento) non è sicuramente la risposta giusta.
Ieri sera la Prefettura e la Questura forse per la prima volta hanno toccato con mano la chiara e unanime volontà degli abitanti della tendopoli a voler resistere allo sgombero e alla deportazione. Dimostrando, prima di tutto a loro stessi, che uniti possono cambiare il corso degli eventi.
E adesso come si comporterà l'apparato statale? Quali modalità metteranno in campo per portare a termine il loro folle progetto? Visto anche che, sempre durante la conferenza stampa, il Prefetto ha esplicitato che non verrà impiegato l'utilizzo della forza per allontanare le persone? Oppure adotteranno le stesse spietate modalità che lo scorso marzo in Puglia hanno portato alla morte di Mamadou e Noumou durante lo sgombero del Ghetto di Rignano?
Noi restiamo vigli e in ascolto, vicino agli abitanti della tendopoli di San Ferdinando che hanno deciso di resistere all'ennesima violenza da parte dello Stato!
L'AUTORGANIZZAZIONE FA VACILLARE IL POTERE
In questi giorni gli e le abitanti della tendopoli di San Ferdinando hanno continuato a confrontarsi e ad organizzarsi in vista del proclamato sgombero, rispetto al quale hanno tutti e tutte le idee molto chiare. “Meglio uniti e liberi di muoversi in un posto come questo, che divisi in una prigione!” La loro determinazione non si è mai fermata, nonostante le devastanti condizioni di miseria e marginalizzazione in cui sono costretti a vivere, né tanto meno davanti alla militarizzazione del territorio, data dalla costante presenza di volanti e camionette delle forze dell'ordine e dai continui controlli che vengono fatti intorno all'area delle due tendopoli e della stazione di Rosarno.
Dopo la laconica conferenza stampa tenutasi lunedì scorso di fronte all'ingresso del nuovo campo, dove il Prefetto ha esordito dicendo che “sarà come vivere in un albergo!”, gli abitanti dell'insediamento hanno deciso di mettere per iscritto le loro richieste, inviandole, ancora una volta,
al Ministero dell'Interno, Prefettura e Questura di Reggio Calabria e al Comune di San Ferdinando.
Ieri la stessa determinazione e unità gli ha permesso di evitare di essere nuovamente strumentalizzati da istituzioni, sindacati e associazioni che gli hanno proposto incontri con piccole delegazioni nei palazzi del potere per spiegare i termini dello sgombero. Si sono opposti con fermezza e ieri sera alle 7 una delegazione di spauriti rappresentati dello Stato, scortati e protetti da un folto gruppo di forze dell'ordine, è stata costretta a incontrarli a casa loro.
Qui le persone non hanno lasciato spazio a nessun tentativo di mediazione nel raccontare le meraviglie del nuovo campo. E nonostante la grande diversità di vissuti e prospettive, hanno spiegato a gran voce che nel nuovo campo di Stato non ci vogliono andare, “Non siamo bambini! Non vogliamo essere controllati nelle nostre vite!” Hanno ribadito ancora una volta, come già avvenuto nel corso di quest'anno, che le loro esigenze sono altre. Vogliono i documenti, per poter scegliere dove vivere, e non vogliono essere prigionieri degli interminabili tempi d'attesa per il rilascio del permesso di soggiorno, dati i quotidiani abusi da parte della Questura. Vogliono poter lavorare in modo regolare, in campagna come altrove, e con la certezza di ricevere una paga. Vogliono insomma aver il controllo delle proprie vite, senza essere condannati allo sfruttamento e all'isolamento. E questo ennesimo campo di Stato, con il suo avanzato sistema di controllo (telecamere, badge identificavi, riconoscimento in entrata e uscita tramite le impronte digitali e foto segnalamento) non è sicuramente la risposta giusta.
Ieri sera la Prefettura e la Questura forse per la prima volta hanno toccato con mano la chiara e unanime volontà degli abitanti della tendopoli a voler resistere allo sgombero e alla deportazione. Dimostrando, prima di tutto a loro stessi, che uniti possono cambiare il corso degli eventi.
E adesso come si comporterà l'apparato statale? Quali modalità metteranno in campo per portare a termine il loro folle progetto? Visto anche che, sempre durante la conferenza stampa, il Prefetto ha esplicitato che non verrà impiegato l'utilizzo della forza per allontanare le persone? Oppure adotteranno le stesse spietate modalità che lo scorso marzo in Puglia hanno portato alla morte di Mamadou e Noumou durante lo sgombero del Ghetto di Rignano?
Noi restiamo vigli e in ascolto, vicino agli abitanti della tendopoli di San Ferdinando che hanno deciso di resistere all'ennesima violenza da parte dello Stato!
DA ROSARNO A FOGGIA BASTA CAMPI!
CASE TRASPORTI, DOCUMENTI E CONTRATTI PER CHI VIVE NELLE CAMPAGNE!
WE STILL NEED YES!
CASE TRASPORTI, DOCUMENTI E CONTRATTI PER CHI VIVE NELLE CAMPAGNE!
WE STILL NEED YES!
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