In questa settimana abbiamo
assistito ad un’altra puntata della lunghissima telenovela denominata processo
sulla Trattativa Stato-Mafia, trattativa che da alcuni viene definita presunta,
perché non ci sarebbero le “prove provate”! Trattativa che si sarebbe aperta
dopo le stragi del ’92 e gli arresti di alcuni boss, per iniziativa di “pezzi
dello Stato” con richieste da parte mafiosa (vedi il “papello” di Riina)
innanzi tutto di alleggerire le condizioni in carcere!
Quest’ultima “fiammata” viene
dalle dichiarazioni del mafioso palermitano del quartiere di Brancaccio,
Graviano, da 25 anni in carcere (e dice che si è stancato!); le cose che dice
Graviano e che vengono intercettate mentre in carcere parla con un altro
detenuto, sono, se oramai si può più
usare questo termine, GRAVISSIME! Nella sostanza dicono che le bombe messe in giro qua e là per l’Italia dopo il ‘92 sono state un favore fatto dai mafiosi a Berlusconi.
usare questo termine, GRAVISSIME! Nella sostanza dicono che le bombe messe in giro qua e là per l’Italia dopo il ‘92 sono state un favore fatto dai mafiosi a Berlusconi.
La procura di Palermo chiede che queste
dichiarazioni vengano accolte e la Corte d’Assise di Palermo accetta di
inserirle nel processo, come riportato da diversi giornali, tra cui il Fatto
Quotidiano del 29 giugno, di cui riportiamo passaggi: “Ore e ore di intercettazioni in cui Graviano parla della Trattativa per
alleggerire le condizioni carcerarie dei detenuti
mafiosi, tirando in ballo direttamente Silvio Berlusconi,
al quale sembra voler attribuire il ruolo di mandante delle
stragi. ‘Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i
vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa’, dice il boss
intercettato, facendo cenno a presunti favori fatti all’ex premier: “Berlusca mi ha chiesto questa
cortesia. Per questo è stata l’urgenza”… La procura aveva chiesto
la trascrizione e quindi l’ammissione al processo di 32 conversazioni, ritenute
rilevanti per l’accusa, tra il capomafia e Adinolfi. La corte accogliendo
l’istanza per 21 conversazioni di fatto mostra l’intenzione di ritenere rilevante per
il processo l’argomento sollecitato dalla procura.”
Stiamo
parlando di stragi, morti ammazzati, monumenti e strade fatte saltare in aria…
stiamo parlando di gente che ha sciolto anche i bambini nell’acido…
E questo
è un episodio, perché purtroppo non è finita, dato che ci sono altri episodi
della telenovela che possiamo aggiungere: quello dell’arresto del sindaco di
Niscemi (la cittadina del Muos), per esempio. Così titolano alcuni giornali: “La Rosa, arrestato per voto di scambio
politico-mafioso, nel 2015 aveva minacciato le dimissioni dopo una serie di
attentati. "In questo Comune - diceva - mai così tante azioni a favore
della legalità" (E meno male!) e ancora: “Così parlava Francesco
"Ciccio" La Rosa, l'ex sindaco
di Niscemi che è stato arrestato con l'accusa di aver stretto, sin dalle
elezioni del 2012, un patto con i boss.!
Parlano
assai questi boss? Sì, se pensate che addirittura questo La Rosa “Si
definiva però ‘un habitué delle Leopolde di Renzi’ – dice La Repubblica di
Palermo del 29 giugno - e all'ex premier aveva chiesto aiuto: ‘Serve un tavolo
permanente per affrontare il tema della sicurezza dei sindaci in prima linea’.
L'inchiesta che lo ha portato oggi La Rosa in carcere con l'accusa di avere
fatto accordi con la mafia pone una nuova luce su quelle dichiarazioni, dandone
i contorni del paradosso.” Così conclude il quotidiano.
E per
“chiudere” con questa breve carrellata, un altro episodio che dimostra la quotidiana vitalità della “questione
mafiosa” che diversi “esperti” ci ricordano con i loro dossier e le loro
interviste.
Nei
giornali di questi giorni si legge che i giudici per la “Mafia del
Palermitano” chiedono “altri centosettant'anni di carcere… Ventuno imputati
accusati di gravitare intorno ai clan di Villagrazia, Santa Maria di Gesù e San
Giuseppe Jato…” 160 anni di carcere “È la richiesta della pubblica accusa al
processo ‘Brasca-quattro.zero’, dal nome del doppio blitz che, l’anno scorso,
decapitò i clan di Villagrazia, Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato: 62 in totale gli arresti e due processi in
corso che proseguono di pari passo. Uno, con 36 persone a giudizio, è
arrivato ieri alla requisitoria dei pm, che hanno chiesto più di trecento anni di carcere in totale. Altri 21 imputati, a
giudizio con rito abbreviato davanti al gup del tribunale di Palermo,
rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e
favoreggiamento. In arresto – dice La Repubblica di Palermo del 30 giugno - finì anche Alfredo Giordano, all’epoca
direttore di sala del Teatro Massimo di Palermo, ritenuto vicino
all’anziano padrino del mandamento Villagrazia-Santa Maria di Gesù Mario
Marchese.” In questo caso possiamo dire che si passa dal Teatro dell’Opera al
teatrino della politica(mafiosa)?
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