In questo giorni, a fronte della smaccata azione del governo di salvare le banche con i miliardi della collettività, ma soprattutto di favorire, senza neanche cercare di camuffare, una evidente operazione di centralizzazione finanziaria da parte di Intesa Sanpaolo, che con un euro e ponendo condizioni, si prende ciò che è ancora solvibile e quindi fa utile delle banche venete, mentre con la bad bank si socializzano le perdite: debiti, crediti non solvibili e anche... lavoratori in esubero;
una operazione che dimostra in maniera quasi scolastica che il governo, il parlamento (in cui anche le voci "critiche" non si sono azzardate neanche a fare uno straccio di opposizione concreta al provvedimento del governo) sono nel capitalismo un "comitato d'affari della borghesia", e che quindi è il sistema capitalista la principe e vera causa, e che è di questo sistema che i lavoratori, le masse popolari, devono liberarsi;
dobbiamo sentire e leggere commenti che pur facendo la denuncia (e come non farla...), finiscono per dare stampelle a questo sistema, che è tutto "in fallimento".
Di questo il giornale Il Manifesto è in questi giorni una rappresentazione evidente, di posizioni e concezioni di tutta una piccola, media borghesia, come di realtà di "sinistra" riformiste. Un esempio sono gli articoli di Alfonso Gianni, come di Vincenzo Comito, di cui riportiamo frasi di un articolo, apparso in questa settimana.
Nell'articolo si addebita al fallimento della classe dirigente la causa, alla sua incapacità, le ragioni delle difficoltà del sistema finanziario; quindi si cela che questa classe inevitabilmente o è direttamente interessata (vedi gli intrecci tra esponenti politici, del governo e banche) o è al servizio del capitale finanziario, che sfrutta fino a quando è possibile, poi o viene mangiata dal grande capitale o viene "salvata" dallo Stato, dai governi;
nell'articolo, si celano le ragioni strutturali, anche queste inevitabili, della crisi, legata alle stesse leggi di funzionamento del sistema capitalista, ma si indicano in una serie di fenomeni: corruzione, stravaganze... le vere ragioni; quindi si vedono alcuni aspetti, che sono conseguenze, ma si salva il sistema; si indicano le "malattie" ma per curare il "malato": il capitale;
di conseguenza, si reclamano "nuove regole" anche a livello europeo - sfoderando posizioni di fatto pro imperialismo "minore" che deve "farsi valere" verso gli imperialismi più forti - come se la regola di "privatizzare i profitti e socializzare le perdite" non sia l'unica regola che vale nel sistema del capitale.
DALL'ARTICOLO:
"Il dipanarsi nel tempo delle difficoltà del nostro sistema finanziario ha mostrato, ancora una volta, il fallimento pressoché totale della classe dirigente politica, economica e finanziaria del paese. Gli
accadimenti di questi anni costituiscono, detto in altro modo, un vero catalogo di quasi tutte le malattie che affliggono da tanto tempo la penisola...
una operazione che dimostra in maniera quasi scolastica che il governo, il parlamento (in cui anche le voci "critiche" non si sono azzardate neanche a fare uno straccio di opposizione concreta al provvedimento del governo) sono nel capitalismo un "comitato d'affari della borghesia", e che quindi è il sistema capitalista la principe e vera causa, e che è di questo sistema che i lavoratori, le masse popolari, devono liberarsi;
dobbiamo sentire e leggere commenti che pur facendo la denuncia (e come non farla...), finiscono per dare stampelle a questo sistema, che è tutto "in fallimento".
Di questo il giornale Il Manifesto è in questi giorni una rappresentazione evidente, di posizioni e concezioni di tutta una piccola, media borghesia, come di realtà di "sinistra" riformiste. Un esempio sono gli articoli di Alfonso Gianni, come di Vincenzo Comito, di cui riportiamo frasi di un articolo, apparso in questa settimana.
Nell'articolo si addebita al fallimento della classe dirigente la causa, alla sua incapacità, le ragioni delle difficoltà del sistema finanziario; quindi si cela che questa classe inevitabilmente o è direttamente interessata (vedi gli intrecci tra esponenti politici, del governo e banche) o è al servizio del capitale finanziario, che sfrutta fino a quando è possibile, poi o viene mangiata dal grande capitale o viene "salvata" dallo Stato, dai governi;
nell'articolo, si celano le ragioni strutturali, anche queste inevitabili, della crisi, legata alle stesse leggi di funzionamento del sistema capitalista, ma si indicano in una serie di fenomeni: corruzione, stravaganze... le vere ragioni; quindi si vedono alcuni aspetti, che sono conseguenze, ma si salva il sistema; si indicano le "malattie" ma per curare il "malato": il capitale;
di conseguenza, si reclamano "nuove regole" anche a livello europeo - sfoderando posizioni di fatto pro imperialismo "minore" che deve "farsi valere" verso gli imperialismi più forti - come se la regola di "privatizzare i profitti e socializzare le perdite" non sia l'unica regola che vale nel sistema del capitale.
DALL'ARTICOLO:
"Il dipanarsi nel tempo delle difficoltà del nostro sistema finanziario ha mostrato, ancora una volta, il fallimento pressoché totale della classe dirigente politica, economica e finanziaria del paese. Gli
accadimenti di questi anni costituiscono, detto in altro modo, un vero catalogo di quasi tutte le malattie che affliggono da tanto tempo la penisola...
...mentre subito dopo la crisi molte banche Usa, tedesche, inglesi, spagnole, erano entrate in difficoltà ed erano state salvate soltanto con il pesante e tempestivo intervento finanziario dei governi, la classe dirigente nazionale si affannava a dichiarare che il nostro sistema finanziario era sano, mentre le voci dissenzienti si mostravano molto flebili. Quando poi non si è più riusciti a reggere questa falsa rappresentazione della realtà... di nuovo l’amabile classe dirigente nazionale dichiarava che era tutta colpa della crisi; quindi non era sostanzialmente colpa di nessuno...
...In realtà, accanto alla crisi, hanno pesato l’incompetenza gestionale, il nepotismo, la corruzione, la scarsa e tardiva vigilanza degli organi preposti al controllo, le stravaganze, le inefficienze, i ritardi della politica, che hanno contribuito a aggravare le situazioni e a ritardare e a rendere più onerose le soluzioni, la distrazione infine dei mass media.
...In realtà, accanto alla crisi, hanno pesato l’incompetenza gestionale, il nepotismo, la corruzione, la scarsa e tardiva vigilanza degli organi preposti al controllo, le stravaganze, le inefficienze, i ritardi della politica, che hanno contribuito a aggravare le situazioni e a ritardare e a rendere più onerose le soluzioni, la distrazione infine dei mass media.
Ricordiamo a questo punto soltanto due questioni. Intanto, come al solito, quasi nessuno dei protagonisti delle varie vicende sembra aver pagato seriamente per i disastri. Poi, sempre come al solito, con l’intervento di Banca Intesa si ribadisce un principio che regge da tempo immemore la nostra Repubblica, come anche qualcun altro ha sottolineato sulla stampa in questi giorni, quello che i profitti vanno ai privati, mentre le perdite se le accolla lo Stato...
Sarebbe opportuno un ripensamento di alcune regole, ma Bruxelles pensa in questo momento soprattutto a rafforzare l’Unione sul fronte delle spese militari, con qualche carro armato e qualche caccia in più, mentre il nostro governo ha mostrato in certi momenti troppa arrendevolezza e passività, anche quando si poteva invece cercare di forzare la mano..."
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