In
un periodo di sbandamento ideologico internazionale a seguito della
caduta della Cina socialista (1976) in questi ultimi 40 anni alcuni
eventi hanno rappresentato una controtendenza e in particolare:
l’inizio della GP in Perù (1980) la fondazione del RIM (1984)
l’inizio della GP in Nepal (1996) la ripresa della bandiera del
maoismo nel vecchio continente affermando la necessità del PCI (m)
in Italia (2000) e negli anni successivi in Francia con i successivi
Meeting Internazionali sulla rivolta delle banlieues, sul moderno
fascismo, sulle rivolte arabe ecc. tutti eventi che hanno fissato i
punti di importanti questioni ideologiche, politiche e organizzative,
la fondazione del Partito Comunista dell’India (maoista) nel 2004
che ha dato maggior slancio a quella GP supportata anche
dall’internazionalismo proletario di cui il CISGPI ne è
l’organizzatore principale (con la storica Riunione di Amburgo) e
la persistenza da ormai 50 anni della GP delle Filippine.
In
questo quadro internazionale, presentato qui velocemente e senza
approfondire per questioni di tempo, si inscrive la riappropriazione
“interna” (per i comunisti conseguenti che si vogliono
organizzare in partito per fare la rivoluzione) e restituzione
“esterna” (alle masse popolari e ai proletari) del grande
marxista-leninista Antonio Gramsci.
Gramsci
a partire dagli anni ‘50 fino ai giorni nostri è stato oggetto di
“interpretazioni” e stravolgimenti ad opera e a servizio della
borghesia intellettuale (il cosiddetto mondo della cultura e
dell’università) e della piccola borghesia e del revisionismo,
cio’ è ben delineato sul blog ed è inutile spendere ulteriori
parole. Recentemente anche in Tunisia il preside di una facoltà di
economia del
paese ha utilizzato Gramsci per interpretare gli eventi
della Rivolta Popolare del 2010-2011 in quel paese prendendo degli
abbagli su cui in parte abbiamo già detto ma su cui torneremo con la
critica puntuale del libro.
Quello
che invece tengo a sottolineare in quanto spunti derivanti dalla
lettura delle prime “puntate” di questo ciclo di FO (quelle del
4; 11 e 18 maggio) è che Gramsci è il prodotto storico della classe
operaia italiana del suo tempo: il capo comunista che comprende il
movimento storico della lotta di classe italiana e mondiale lo
interpreta con le lenti del marxismo-leninismo e lo restituisce alle
masse, in particolare italiane come arma per raggiungere l’obiettivo
della dittatura del proletariato in Italia, passando (tappa
necessaria) per la fondazione del partito comunista che avviene a
Livorno nel Gennaio 1921 e con la sua “seconda fondazione” che
avviene con il Congresso di Lione in cui vengono approvate le Tesi di
Lione che sanciscono la sconfitta ideologica, teorica,
pratico-organizzativa e politica di Bordiga all’interno del
partito. Il partito che ne esce fuori è totalmente diverso,
diventerà il partito della Resistenza Antifascista prima esperienza
di Guerra Popolare in un paese imperialista, vittoriosa contro il
regime fascista e l’occupazione nazista. Più o meno nello stesso
periodo la Guerra Popolare in Cina riusciva a sconfiggere
l’occupazione giapponese e il regime fascista di Chank kai Chek
riuscendo anche nella vittoria totale contro la borghesia compradora
cinese instaurando la Repubblica Popolare Cinese, cosa che in Italia
non avverrà morto Gramsci e con la svolta revisionista di Togliatti.
Sarà anche il partito pienamente integrato nella Terza
Internazionale.
Tutto
cio’ è possibile con uno stretto legame con la Rivoluzione
Proletaria Mondiale da un lato e in particolare con la prima
esperienza vittoriosa (se si esclude la breve parentesi della Comune
di Parigi) della rivoluzione bolscevica in Russia e con il suo capo,
Lenin.
Dall’altro,
in opposizione a Bordiga, Gramsci concepisce la costruzione del
partito come una continua dialettica avanguardia-masse (in questo
senso un partito leninista) in cui il partito nasce cresce e si
rafforza grazie alla sua partecipazione e guida delle lotte delle
masse come in occasione della biennio rosso e della rivolta di Torino
del 1918-1920.
In
questo senso il nostro partito è pienamente gramsciano quando
afferma che il partito si costruisce “nel fuoco della lotta di
classe e in stretto legame con le masse” alla luce dell’esperienza
storica della lotta di classe italiana di quel periodo e ovviamente
anche alla luce degli insegnamenti del maoismo e in particolare da
quello sintetizzato dalla frase “dalle masse alle masse” che,
oltre a sottolineare il concetto generale di stare sempre tra le
masse, ascoltarne i bisogni, gli umori le idee e imparare da essi,
rielaborandoli in “soluzioni” pratiche per risolverne i problemi,
va interpretato anche nel senso più alto che la lotta di classe
condotta sempre e a prescindere dalle masse oppresse dalla classe
dominante, è la migliore “scuola” per la costruzione di quello
strumento, il partito, che insieme agli altri, puo’ permettere alle
masse di vincerla questa lotta di classe.
Altra
questione importante sono i 3 punti fondamentali delineati da Gramsci
per la strategia della Rivoluzione Proletaria in Italia:
1)
accettazione della dittatura del proletariato non solo a parole ma
anche nei fatti.
Ovvero
come già detto prima partecipare alla lotta di classe, costruire il
partito che possa vincerla ovvero instaurare il dominio di classe del
proletariato spazzando via ogni adagio e pacifismo del quieto vivere
riformista che si traduceva nell’attendismo bordighista e
nell’elettoralismo che poi verrà ripreso da Togliatti con la “via
italiana al socialismo”.
Oggi
per quanto ci riguarda, questa tendenza (l’attendismo) è ancora
presente nelle nostre file e si traduce in alcuni quadri nel
pacifismo organizzativo e ideologico.
Ovvero
in una mentalità da lotta principalmente legale, dalla paura nel
fare il salto ideologico di quello che potremmo definire con Gonzalo
“il partito militarizzato” e la “militarizzazione delle masse”
che vengono dirette dal partito stesso, dalla paura della repressione
e cosi via.
2)
i consigli di fabbrica (un’esperienza molto vicina ai soviet) quale
forma di contropotere o potere embrionale della dittatura del
proletariato in Italia.
3)
e infine il partito su cui non ci dilunghiamo ulteriormente in questa
sede.
Altra questione molto importante
è la valenza che Gramsci da alla sconfitta del biennio-rosso, contro
ogni critica e lettura disfattista/pessimista, Gramsci fa un elogio
della sconfitta (come già fatto anche da Lenin per la rivoluzione
russa del 1905) e in questo anticipa Mao quando quest’ultimo dice
“Lottare, fallire,
lottare ancora, fallire ancora, lottare ancora, e così
fino alla vittoria – tale è la logica del popolo, e nemmeno il
popolo andrà mai contro questa logica.”
Infine
per tornare a quanto scritto nella FO in particolare quella apparsa
sul blog il 18 maggio 2017 quando
si dice: “La
fondazione del Partito Comunista d'Italia, pur avvenuta in pieno
riflusso della classe operaia, rappresenta un momento di coesione
nelle file proletarie ormai divise e sulla difensiva, un argine che
non si ruppe contro la barbarie fascista, un punto di riferimento
essenziale per tutto il movimento operaio
“.
Potremmo
dire che la fondazione del nostro partito avviene anche in un periodo
di riflusso della classe operaia ma anche del movimento comunista
internazionale che pian piano riprende la via grazie ai fari
ideologici rappresentati dagli eventi citati in apertura. l’obiettivo
del partito comunista di tipo nuovo deve proprio essere quello di
diventare un punto di riferimento per tutto il movimento operaio (e
su questo siamo in prima linea nel settore della logistica, sulla
questione Ilva e Fiat per esempio) e tutto il movimento di
opposizione (vedi anche ultimo G7). Come Gramsci ci ha mostrato è
importante un’acuta lotta contro chi si posiziona sul terreno del
partito e del comunismo, e su questo molto di più va fatto (es
sempre all’ultimo G7 contro il partito di Rizzo che è una brutta
copia della concezione di partito revisionista,
“folklorista/stalinista” stile KKE greco).
E
quando si dice: “Non c'è stato nessun
dirigente dei partiti comunisti nei paesi imperialisti che diviene
tale dopo essere stato capo riconosciuto del movimento operaio.
Gramsci
è l'inventore della parola: facciamo come in Russia, occupiamo le
fabbriche e gli operai lo fanno; Gramsci dice che gli operai devono
studiare e gli operai lo ascoltano; Gramsci dice bisogna fare il
giornale. Gramsci parla dello sport, di fare le squadre di calcio.
Gramsci è una miniera.
Gramsci,
nei fatti, anticipa la “parola d'ordine” (che diventerà carne e
sangue centrale nella Rivoluzione culturale proletaria in Cina): la
classe operaia deve decidere tutto, la fabbrica come l'università.
L'intreccio
tra classe e partito fa sì che Gramsci sia l'unico erede effettivo
di Lenin.”
Qui
abbiamo molto da prendere come spunto e in parte siamo già in questo
film (vedi la FO stessa, la fabbrica come l’università insieme al
prof. Di Marco). È necessario essere più “dinamici” nella
guerra di classe (le squadre di calcio e lo sport per esempio cose
che ci siamo riproposti da anni e mai riusciti a portare a termine).
l’intreccio tra classe e partito meriterebbe un ulteriore
approfondimento.
Em
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