mercoledì 22 ottobre 2014

pc 22 ottobre - LA TAV UNA GRANDE SPECULAZIONE FINANZIARIA - QUEL CHE IN FRANCIA VALE 500 MILA EURO IN ITALIA 95 MILIONI....

Rfi ha valutato 95 milioni una partecipazione che per la Francia vale solo 500mila euro. 
Quel che in Francia vale 500 mila euro, in Italia vale 95 milioni. Una differenza clamorosa, un rapporto di uno a 190 che nessuna differenza di principi contabili sembra in grado di giustificare. Quella differenza di valutazione sta bloccando la nascita della società mista italo-francese che dovrà sostituire Ltf per costruire e gestire il tunnel di base della Torino-Lione. Una vicenda imbarazzante che crea in queste ore discussioni e scontri nei ministeri romani. 
Tutto nasce dalle scelte contabili delle ferrovie italiane nel 2007. Fino ad allora infatti il valore di Ltf era lo stesso di qua e di là delle Alpi. La Lyon-Turin Ferroviarie era stata costituita nel 2001 con un capitale sociale di 1 milione di euro ed era posseduta per metà dalle ferrovie francesi e per metà da quelle italiane. Ciascuno aveva una partecipazione del valore di 500 mila euro. Nel 2007 il colpo di scena: le ferrovie italiane iscrivono a bilancio il valore della partecipazione di Ltf a 95.121 milioni di euro. Quel valore è rimasto tale fino ad oggi, come si deduce dal bilancio 2013 di Rfi. All'epoca le ferrovie sostennero che l'incredibile aumento di valore era stato deciso per osservare i principi contabili imposti dalla legge italiana. In sostanza, calcolando diversamente il di una stessa cosa, quel che in Francia vale mezzo milione in Italia ne vale 95.
La circostanza sta creando non pochi problemi. Il 7 ottobre scorso infatti la Francia ha annunciato di voler affidare al suo ministero del Tesoro la quota del 50 per cento della nuova Ltf che costruirà e gestirà il supertunnel. Dunque lo Stato francese pagherà 500 mila euro alle ferrovie d'oltralpe, esattamente il valore della partecipazione. Analogamente dovrebbe fare il Tesoro italiano. Ma Rfi si mette di traverso perché se ottenesse, come dovrebbe, i 500 mila euro dallo Stato italiano, svaluterebbe di quasi 95 milioni la sua partecipazione creando un buco, tecnicamente una minusvalenza, nel bilancio. Così da settimane il braccio di ferro tra Tesoro italiano e Rfi sta bloccando l'operazione.
Al di là dei riflessi che la storia finirà per avere sulla vicenda Tav, resta il fatto singolarissimo che si possa moltiplicare per 190 il valore di un bene e iscriverlo così a bilancio. Una stranezza sulla quale si preannunciano non poche polemiche.

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