- Marco Santopadre
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Più volte, da quando è iniziata la guerra contro la
popolazione del Donbass da parte del regime golpista ucraino, da più
parti si è denunciato l’uso di armi proibite contro i civili: bombe al
fosforo in alcuni casi, missili balistici in altri, bombe a grappolo in
altri ancora.
Un uso indiscriminato contro la popolazione civile assediate e le città bombardate, documentato a volte da video e foto inequivocabili. Finora le gravi accuse contro le forze armate di Kiev e contro i battaglioni punitivi della Guardia Nazionale erano venute principalmente dalle autorità delle Repubbliche Popolari, da fonti russe o al massimo da qualche giornalista indipendente. E le denunce erano state facilmente e velocemente derubricate dai media e dai governi occidentali a 'propaganda filorussa'.
Ma stavolta è una importante organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, che tra l’altro non brilla più di tanto per indipendenza e atteggiamento critico nei confronti degli interessi dell’amministrazione statunitense, a rilanciare le accuse contro i golpisti di Kiev sostenuti da Stati Uniti e Unione Europea. I nazionalisti ucraini evidentemente stanno così esagerando da rendere impossibile tacere anche a certe ong relativamente ‘embedded’.
L'esercito di Kiev avrebbe fatto ricorso alle bombe a grappolo in diverse occasioni nel cuore di Donetsk e in altre località della regione orientale dell'Ucraina, anche recentemente, denunciato Human Rights Watch in un rapporto, citato oggi dal New York Times, che fa riferimento a prove materiali e a testimonianze della popolazione locale.
Alcuni luoghi dove sono caduti gli ordigni il 2 e il 5 ottobre scorsi mostrano chiaramente le conseguenze delle micidiali cluster bombs, "lanciate dai territori sotto controllo dell'esercito ucraino, dove sono stati ritrovati in mezzo ai campi dai contadini anche razzi inesplosi contenenti bombe a grappolo". Nel corso dei dodici attacchi documentati dall’ong sei persone sono state uccise e fra queste un dipendente svizzero della Croce Rossa Internazionale con base a Donetsk.
Naturalmente i comandi delle forze armate ucraine hanno smentito le informazioni diffuse da Human Rights Watch. "Queste accuse sono senza fondamento", ha affermato il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Bogdan Senyk.
Ma la ong ribatte confermando le accuse. "E' scioccante vedere come delle armi vietate in gran parte del mondo, vengano usate così diffusamente in Ucraina", ha affermato Mark Hiznay, di Hrw.
Un uso indiscriminato contro la popolazione civile assediate e le città bombardate, documentato a volte da video e foto inequivocabili. Finora le gravi accuse contro le forze armate di Kiev e contro i battaglioni punitivi della Guardia Nazionale erano venute principalmente dalle autorità delle Repubbliche Popolari, da fonti russe o al massimo da qualche giornalista indipendente. E le denunce erano state facilmente e velocemente derubricate dai media e dai governi occidentali a 'propaganda filorussa'.
Ma stavolta è una importante organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, che tra l’altro non brilla più di tanto per indipendenza e atteggiamento critico nei confronti degli interessi dell’amministrazione statunitense, a rilanciare le accuse contro i golpisti di Kiev sostenuti da Stati Uniti e Unione Europea. I nazionalisti ucraini evidentemente stanno così esagerando da rendere impossibile tacere anche a certe ong relativamente ‘embedded’.
L'esercito di Kiev avrebbe fatto ricorso alle bombe a grappolo in diverse occasioni nel cuore di Donetsk e in altre località della regione orientale dell'Ucraina, anche recentemente, denunciato Human Rights Watch in un rapporto, citato oggi dal New York Times, che fa riferimento a prove materiali e a testimonianze della popolazione locale.
Alcuni luoghi dove sono caduti gli ordigni il 2 e il 5 ottobre scorsi mostrano chiaramente le conseguenze delle micidiali cluster bombs, "lanciate dai territori sotto controllo dell'esercito ucraino, dove sono stati ritrovati in mezzo ai campi dai contadini anche razzi inesplosi contenenti bombe a grappolo". Nel corso dei dodici attacchi documentati dall’ong sei persone sono state uccise e fra queste un dipendente svizzero della Croce Rossa Internazionale con base a Donetsk.
Naturalmente i comandi delle forze armate ucraine hanno smentito le informazioni diffuse da Human Rights Watch. "Queste accuse sono senza fondamento", ha affermato il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Bogdan Senyk.
Ma la ong ribatte confermando le accuse. "E' scioccante vedere come delle armi vietate in gran parte del mondo, vengano usate così diffusamente in Ucraina", ha affermato Mark Hiznay, di Hrw.
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