UNITI E INFLESSIBILI CONTRO RIFORMA DELLA SCUOLA E #JOBSACT!
A sei mesi dal suo insediamento, l'uomo nuovo della politica italiana, Matteo Renzi, ha gettato la maschera e non ci sono dichiarazioni d'intenti, rottamazioni evocate e propaganda mediatica che tengano.
I due provvedimenti dell'esecutivo finiti al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane, la “Buona Scuola” e il Jobs Act, evidenziano chiaramente quali siano obbiettivi e priorità su cui il Governo intende andare fino in fondo.
La
piattaforma della Scuola – su cui il premier ci ha invitato a
“twittare” dubbi, critiche e perplessità, salvo poi assicurarci che a
Gennaio la riforma inizierà il suo iter senza che sia stata cambiata una
virgola rispetto alla bozza partorita dal Ministro Giannini – segna
un'ulteriore spinta al processo di aziendalizzazione e privatizzazione che da anni investe la scuola pubblica.
Presidi-manager affiancati da privati all'interno dei Consigli d'Istituto e insegnanti costretti a sgomitare tra loro
in una rincorsa senza esclusione di colpi e a essere docili
nell'assecondare la volontà e i progetti di chi “gestisce” gli Istituti per “meritarsi” una miseria in più nello stipendio mensile.
Studenti a cui viene richiesto solo di essere soldatini disciplinati e di essere preparati oggi alla valutazione – sulla base di intoccabili parametri meritocratici – e domani allo sfruttamento, modellando la propria vita, il proprio studio, il proprio lavoro, sulla produttività dei bilanci di qualcun altro.
Studenti a cui si chiede di assimilare una serie di nozioni inconsistenti, di formarsi continuamente, di “specializzarsi” perchè stage e apprendistati (che noi sappiamo essere, per esperienza diretta, vere e proprie prestazioni lavorative gratuite di cui beneficiano le aziende!) sono al centro del modello d'integrazione e alternanza tra scuola e lavoro voluto da Matteo Renzi.
Studenti a cui viene richiesto solo di essere soldatini disciplinati e di essere preparati oggi alla valutazione – sulla base di intoccabili parametri meritocratici – e domani allo sfruttamento, modellando la propria vita, il proprio studio, il proprio lavoro, sulla produttività dei bilanci di qualcun altro.
Studenti a cui si chiede di assimilare una serie di nozioni inconsistenti, di formarsi continuamente, di “specializzarsi” perchè stage e apprendistati (che noi sappiamo essere, per esperienza diretta, vere e proprie prestazioni lavorative gratuite di cui beneficiano le aziende!) sono al centro del modello d'integrazione e alternanza tra scuola e lavoro voluto da Matteo Renzi.
Nel progetto della “Buona Scuola” renziana non c'è posto per il Diritto allo Studio (si parla di ulteriori tagli previsti dal Documento Economico e Finanziario del Governo) né per un'edilizia scolastica seria né per la stabilizzazione che spetterebbe a migliaia di precari della scuola che aspettano da anni il “miracolo” delle assunzioni.
Dall'altra parte, la Riforma del Lavoro.
Quella che ci viene indicata come l'unica via d'uscita dalla crisi,
quella che “ci chiede l'Europa”, quella che “ci chiede Confindustria”,
quella che risponde alle esigenze e alle domande poste dal “paese
reale”.
Il Jobs Act pretende di combattere la precarietà istituzionalizzandola: la durata dei contratti a termine viene innalzata da 12 a 36 mesi, senza che risulti obbligatorio, per l'azienda, specificare la causale (ossia senza che nessuno si prenda la briga di giustificare il perchè di un'assunzione “anomala”) e diventano possibili ben 8 rinnovi nel giro di soli 3 anni; per
il contratto d'apprendistato non è più necessario stabilizzare la metà
degli apprendisti prima di poterne assumere altri, eliminando ogni
controllo e obbligo sul ruolo formativo del contratto!
Sulla stessa lunghezza
d'onda si muove la seconda parte del provvedimento - su cui il Senato
ha posto la fiducia pochi giorni fa - con l'introduzione del contratto a tutele crescenti, la modifica degli ammortizzatori sociali che elimina la Cassa Integrazione, l'abolizione dell'art. 18 e il progressivo superamento dei contratti collettivi di categoria,
riducendo la contrattazione ad una mera questione tra lavoratore e
azienda e di fatto – anche da un punto di vista giuridico - rendendo più agevoli i licenziamenti.
Insomma, due provvedimenti che
in realtà sono due facce dello stesso attacco che Governo e padroni
stanno sferrando complessivamente alle nostre condizioni di vita, peggiorandole dai banchi di scuola al miraggio dell'insperata pensione, passando per un interminabile ricatto lavorativo.
Da studenti e da giovani disoccupati che
spesso si trovano costretti a faticare per qualche spiccio in nero o a
condizioni assurde e che, prima o poi, dovranno entrare nel mondo del
lavoro (e dovranno entrarci a queste condizioni!) non possiamo che
opporci a tutto questo.
Rispediamo al mittente l'assurda
la retorica che vuole i nostri interessi, quelli dei giovani precari,
contrapposti a quelli dei vecchi lavoratori troppo garantiti per troppo tempo,
perchè viviamo sulla nostra pelle che ogni tentativo di eliminare
tutele, diritti, salario, per qualcuno, si traduce in un arretramento
per noi tutti.
DISCIPLINATI OGGI, SFRUTTATI DOMANI!
UNITI E INFLESSIBILI CONTRO RIFORMA DELLA SCUOLA E JOBS ACT!
UNITI E INFLESSIBILI CONTRO RIFORMA DELLA SCUOLA E JOBS ACT!
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