"Le istruzioni del Ministero: la Polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali anche con l’uso della forza se necessario" |
Identificazioni umanitarie - Violenze sul corpo dei migranti per rilevare le impronte.
Una direttiva del Ministero scatena i pestaggi. Segnalazioni da Crotone, Reggio Calabria, Messina e Ragusa. A Fiumicino un bambino di 6 anni ha rischiato il respingimento
Il pomeriggio di ieri si apre così, con la segnalazione della presenza di un bambino siriano di 6 anni che, giunto all’aereoporto di Fiumicino insieme ad un uomo amico di famiglia, rischia di essere respinto. Era riuscito ad arrivare qui con la speranza di potersi ricongiungere al fratello maggiore che vive in Svezia ed invece anche lui, come altre milioni di persone, ha fatto i conti con il confine.
Non ci sono ancora conferme. Sembra che la situazione si sia risolta nella mattinata di oggi, ma la segnalazione si aggiunge a quelle che negli scorsi giorni hanno documentato i respingimenti di diversi siriani, in particolare dall’aeroporto di Bergamo, verso la Grecia. E’ l’inizio di un incubo, Il sogno infranto di migliaia di persone. La segnalazione arriva dagli stessi contatti che quotidianamente seguono gli spostamenti dei siriani in Italia e lungo la rotta verso l’Europa che sta più a Nord, quella che ormai risulta un miraggio, quella che finora sembrava essere più accogliente ma che oggi ha chiesto la ripresa perentoria delle procedure di identificazione.
Per un lungo periodo infatti in Italia non si identificava più. I grandi numeri degli arrivi avevano consigliato al Ministero dell’Interno di lasciar defluire le persone verso i paesi del Nord, così da decongestionare la situazione dei centri italiani, da tempo al collasso.
Sia chiaro, nulla di pubblico e politico, nessun vero braccio di ferro con l’Europa, quanto piuttosto un "trucchetto" di bassa lega, che per lungo tempo ha strizzato l’occhio ai trafficanti che sulla pelle dei migranti e rispondendo alle loro speranze di raggiungere la Svezia, hanno fatto fortune.
Ora invece è il tempo di chiudere con Mare Nostrum e tutto è cambiato. A ben guardare i numeri di un anno di operazione non hanno certo regalato risultati confortanti. Oltre 3 mila morti nel Mediterraneo non possono essere certo un accettabile effetto collaterale, a fronte di una spesa che, se fosse stata destinata altrimenti, avrebbe forse permesso di organizzare gli ingressi garantiti per i "profughi" ed anche una loro accoglienza dignitosa. Circa 2.500 furono le persone che persero la vita nel 2011 (intorno ai 60.000 arrivi) e 590 nel 2012 (24.000 arrivi).
In ogni caso ora è il momento di Triton che coprirà circa 60 miglia (30-40 a Sud di Lampedusa) in meno di quelle battute dalle navi militari della Marina italiana con Mare Nostrum (100 a sud di Lampedusa) ma che comunque risulta un ottima via d’uscita per il governo.
La partita infatti si è giocata tutta lì: l’Europa che imbastisce una nuova missione per Frontex, l’Italia che può venderla come grande vittoria e chiudere così Mare Nostrum offrendo risposte ai partiti che su questo hanno costruito fortune.
Tutto però ha una contropartita e gli Stati Membri rivendicano la loro moneta di scambio: l’Italia deve riprendere la schedatura dei migranti per l’inserimento dei dati in Eurodac, il sistema che permette agli stati di definire lo stato competente per l’esame della domanda, verificando che il richiedente non l’abbia presentata in altri paesi UE.
La conferma arriva da una direttiva del Ministero dell’Interno inviata alle diverse unità coinvolte nelle procedure di identificazione contenente anche alcune istruzioni che fanno rabbrividire.
Nella circolare infatti si fa riferimento alle lamentele degli altri Stati in relazione alla mancata identificazione dei migranti per cui si ordina di procedere "con rinnovata cura nelle attività di identificazione e fotosegnalamento dei migranti".
Le istruzioni (distribuite anche ai migranti) spiegano invece piuttosto bene quello che sta avvenendo in questi giorni quando precisano che oltre alla denuncia in caso di rifiuto di essere identificati, la Polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali anche con l’uso della forza se necessario
Le istruzioni del Ministero: la Polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali anche con l’uso della forza se necessario
Così in queste settimane nei centri di accoglienza del sud succede di tutto nonostante il regolamento che istituisce Eurodac non faccia in alcun modo menzione della possibilità dell’uso della forza
I risultati sono evidenti già in queste foto scattate alla Stazione Centrale di Milano che documentano i segni delle violenze riportati da un ragazzo identificato a Messina,
Le medicazioni sono avvenute solo all’arrivo in Stazione a Milano da un pediatra che ha prescritto antibiotici per evitare infezioni. Il braccio di un ragazzo è tumefatto, il piede gonfio per le botte, mentre un signore riporta altre ferite al braccio. I due sono stati seduti per terra una volta arrivati nel centro, senza che prima gli venisse concesso di mangiare e andare in bagno, dopo la traversata del Canale di Sicilia.
Quello che è successo dopo è facile capirlo.
Non è certo l’unica storia.
Nel CARA di Crotone (Isola di Capo Rizzuto) il copione si ripete. identificazioni violente e privazione della libertà personale: alcuni ragazzi che vivono raccontano infatti di una struttura in muratura all’interno della quale vengono prelevate le impronte e da dove nessuno può uscire se prima non si è completata la procedura di identificazione.
Storie simili arrivano da Roccella Jonica (Reggio Calabria) e da Pozzallo (Ragusa) dove dopo i pestaggi dei giorni scorsi, sono in vista altri trasferimenti, ma questa volta ad attendere i migranti fuori dal centro, piuttosto che i pullman, hanno trovato i cellulari della polizia ed agenti in tenuta antisommossa. La destinazione è la Sardegna.
Sembra insomma che la commozione per i morti abbia ormai lasciato il passo a ben altro: operazioni come Mos Maiorum, identificazioni forzate, respingimenti, applicazione ferrea del Regolamento Dublino. questa è l’Europa umanitaria.
Nicola Grigion
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