Il vero problema è la Nato
Pubblichiamo questo interessante articolo tratto da Il Manifesto,
in cui si analizza il ruolo di Stati Uniti e Unione Europea nella crisi
ucraina. Nonostante gli interessi economici e geopolitici non
rappresentino una novità per la situazione ucraina, rilevante è la
posizione di Obama e Ue a favore dei dei tank di Majdan, il tutto
a controllo Nato. Ma ancora una volta, la Nato non è la soluzione, e
come chiaramente si spiega, è più un problema.
L'offensiva
sanguinosa dell’esercito di Kiev non si ferma. Corre sul bordo sottile
non solo della guerra civile, perché la portata dell’azione militare
rischia l’intervento militare russo. Siamo sul baratro d’una guerra
europea. Vanno in fretta i carri armati del governo di Majdan.
Devono
sventare il referendum convocato per l’11 maggio nelle città della
regione orientale del Donbass sull’indipendenza dall’Ucraina, per
riaffermare l’autorità di Kiev con la forza dei tank e confermare a ogni
costo, contro i «terroristi», la data delle elezioni centrali ucraine
del 25 maggio. Fatto singolare, la seconda data richiama quella delle
elezioni europee nelle quali, ahimé, l’argomento della pace non ha il
benché minimo ascolto. Così la repressione non s’arresta. È più
organizzata e perfino peggiore di quella del corrotto Yanukovitch contro
i rivoltosi di Majdan, ma è sostenuta da tutto l’Occidente e continua
ad essere praticata con il concorso dell’estrema destra che, a Odessa,
ha assaltato il presidio dei filorussi, bruciando poi l’edificio dei
Sindacati dov’erano riparati in fuga e dove hanno trovato la morte
almeno 40 persone.
Un massacro che
non ferma la repressione. Anche se a praticarla sono gli stessi che si
sono legittimati per quattro mesi denunciando, in un coro greco di
media, la repressione di piazza Majdan.
È
voluta dal nuovo potere autoproclamato a Kiev, dove è operativo, ha
comunicato Obama, John Brennan il capo della Cia esperto in «guerre
coperte» (e sotto inchiesta negli Usa per avere ostacolato il lavoro
della Commissione del Senato sulle torture). Ma quando mai i carri
armati possono convincere una parte consistente del popolo ad andare a
votare per obiettivi che considera ostili? E del resto chi, con la
politica, li ha convinti del contrario?
Eppure sembra troppo tardi. Nonostante i rivoltosi filorussi abbiano liberato gli osservatori dell’Osce sequestrati. Fatto che sottolinea due elementi: che la pressione di Putin sui filorussi ha potuto di più dell’offensiva militare ucraina, perché la Russia altrimenti rischia di essere, nolente, coinvolta direttamente più che in Crimea; e che l’Osce ha storiche ambiguità. Basta ricordare la missione Osce in Kosovo, decisa nell’ottobre 1998 dall’Onu per monitorare il conflitto tra la repressione di Milosevic e le milizie dell’Uck: il capo della missione, l’americano William Walker, inventò di sana pianta la strage di Racak attribuendola a Belgrado e dando così il via ai bombardamenti «umanitari» della Nato.
Eppure sembra troppo tardi. Nonostante i rivoltosi filorussi abbiano liberato gli osservatori dell’Osce sequestrati. Fatto che sottolinea due elementi: che la pressione di Putin sui filorussi ha potuto di più dell’offensiva militare ucraina, perché la Russia altrimenti rischia di essere, nolente, coinvolta direttamente più che in Crimea; e che l’Osce ha storiche ambiguità. Basta ricordare la missione Osce in Kosovo, decisa nell’ottobre 1998 dall’Onu per monitorare il conflitto tra la repressione di Milosevic e le milizie dell’Uck: il capo della missione, l’americano William Walker, inventò di sana pianta la strage di Racak attribuendola a Belgrado e dando così il via ai bombardamenti «umanitari» della Nato.
Ora in
Ucraina il dado purtroppo sembra tratto. Se appena al di là c’è la
Russia messa nell’angolo dei suoi confini, a Kiev in campo c’è tutto
l’Occidente reale: vale a dire gli Stati uniti e la Nato; l’Unione
europea subalterna parla solo con la voce ambigua — per interessi,
geo-strategia e storia — della Germania. Qui, nell’est ucraino
naturalmente, i «terroristi» non vanno sostenuti e armati dall’Occidente
com’è accaduto nel 1999 in Kosovo, e poi in Libia e oggi in Siria. Qui
invece vanno sanguinosamente schiacciati. Le immagini parlano chiaro: ad
Andrijvka, un paese sulla strada delle truppe ucraine, i contadini sono
scesi in piazza per fermare con le mani alzate i carri armati di Kiev,
che non si sono arrestati schiacciandoli, nonostante in molti avessero
cominciato a parlare con i soldati salendo sui carri armati. Scene
proposte da Euronews che, a memoria contrapposta, ci hanno ricordato
Praga invasa dai carri armati del Patto di Varsavia nel ’68.
Il
fatto è che su quei tank stavolta è salito Obama e gli Stati europei a
controllo Nato. Infatti più avanzavano le truppe di Kiev, più è arrivata
forte da Washington la sola minaccia che «la Russia deve fermarsi».
Insomma, il massacro non si deve fermare e guai al soccorso militare
russo. Quel che c’è sotto lo comincia a scrivere qualche commentatore
filo-atlantico: l’obiettivo è minacciare la Russia – che, riannessa la
Crimea, fino a prova contraria difende la sua sicurezza e vuole una
Ucraina neutrale — di fare di Putin un altro Milosevic.
Di
sicuro è attivato il meccanismo per una Euromajdan anche nella capitale
russa, eterodiretta da John Brennan che ci sta lavorando. Dunque
Barack Obama conclude il suo mandato affidandosi all’ideologia del
«militarismo umanitario» — tanto cara alla «candidata» Hillary Clinton
che pure ancora tace sul disastro americano in Libia (a Bengasi) -
schierando i risultati della strategia dell’allargamento della Nato a
est.
Ma la Nato non è la soluzione, è il problema. Glielo ricordano gli ex segretari di Stato Kissinger e Brzezinski e perfino il suo ex capo del Pentagono e della Cia Robert Gates che ha scritto «L’allargamento così rapido della Nato a est è un errore e serve solo ad umiliare la Russia», fino a provocare una guerra. Senza l’ingresso di tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia nell’Alleanza atlantica — con basi militari, intelligence, bilanci militari, truppe, missioni di guerre alleate, sistemi d’arma, ogive nucleari schierate, scudi spaziali — non ci troveremmo infatti sull’orlo di una nuova guerra europea che fa impallidire i Balcani e la Georgia di soli sei anni fa.
Ma la Nato non è la soluzione, è il problema. Glielo ricordano gli ex segretari di Stato Kissinger e Brzezinski e perfino il suo ex capo del Pentagono e della Cia Robert Gates che ha scritto «L’allargamento così rapido della Nato a est è un errore e serve solo ad umiliare la Russia», fino a provocare una guerra. Senza l’ingresso di tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia nell’Alleanza atlantica — con basi militari, intelligence, bilanci militari, truppe, missioni di guerre alleate, sistemi d’arma, ogive nucleari schierate, scudi spaziali — non ci troveremmo infatti sull’orlo di una nuova guerra europea che fa impallidire i Balcani e la Georgia di soli sei anni fa.
Non
ci sarebbe stata la tracotanza di una leadership di oligarchi
insoddisfatti che ha destabilizzato l’Ucraina con un colpo di mano e la
violenza della piazza «buona» perché sedicente filoeuropea, e che ora
cavalca la repressione sanguinosa della piazza «cattiva». Esisterebbe
una politica estera dell’Unione europea, che invece è surrogata
dall’Alleanza atlantica. «Vedete — ammonisce l’attuale capo del
Pentagono Chuck Hagel — ce n’è anche per gli europei: imparino a non
ridimensionare la spesa militare (v. gli F35)». Proprio come ha fatto il
presidente della repubblica Giorgio Napolitano che, in dispregio
dell’articolo 11 della Costituzione, ha tuonato recentemente addirittura
contro «l’anacronistico antimilitarismo».
Ma
visti i tempi che corrono, con l’emergere sincronico della guerra che
insanguina i continenti e «non risolve le crisi internazionali», chi è
davvero anacronistico?
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