International
Symposium on Prisons, Istanbul, 26-27 April 2014-05-06
Speech by the
Cebraspo - Brazilian Centre of
Solidarity to the People's Struggle
International
Symposium on Prisons, Istanbul, 26-27 Aprile 2014
Intervento del Cebraspo
– Centro Brasiliano di solidarietà con la lotta del popolo
La
difesa dei diritti dei prigionieri politici
La difesa dei diritti dei prigionieri
politici è inseparabile dalla lotta per la democrazia e la
liberazione sociale. Si tratta di una parte importante della lotta
politica contro l'imperialismo e gli Stati reazionari. È sempre
stata stata una lotta cruciale tra oppressori e oppressi.
Se vogliamo capire la reale importanza
di essa, avremo bisogno di ricordare la gravità della crisi generale
del sistema e i suoi effetti devastanti in tutto il mondo.
L'offensiva globale dell'imperialismo contro i popoli del mondo si è
intensificata nei paesi imperialisti, ma soprattutto nei paesi semi
-coloniali. In tutto il mondo i capitalisti attaccano per difendere i
loro interessi e cercare di far pagare ai popoli il prezzo della loro
attuale crisi.
Neo paesi oppressi e semi- coloniali lo
sfruttamento dei lavoratori aumenta, cosi come cresce la
disoccupazione; aumenta anche il saccheggio delle ricchezze e delle
risorse naturali, causando fame e miseria per la maggioranza della
popolazione. Nei paesi imperialisti, le conseguenze di questa
situazione sono scioperi e lotte per i diritti e ancora più
sfruttamento dei lavoratori immigrati, dichiarati “illegale”.
In America Latina, dominata e sfruttata
dall'imperialismo, in particolare l'imperialismo USA, la crisi assume
proporzioni ancora più gravi. Per esempio, alcuni giornali e riviste
sottolineano che il Brasile è la sesta economia mondiale, ma la
realtà smentisce questi proclami e i fatti parlano da sé. Secondo
gli studi dell’Annuario Statistico dell’A,merica Latina e
Caraibica 2013, il tasso di povertà in America Latina e Caraibi nel
2012 è stato del 28,2% e l'esatrema povertà del 11,3%. In Brasile
16,27 milioni di persone (l’8,5 % della popolazione) vivono in
condizioni di estrema povertà, mentre 4,8 milioni hanno reddito
mensile ufficiale pari a zero! Nel frattempo, La International Labour
Organization ha pubblicato la proiezione per il tasso di
disoccupazione in Brasile, che fino al 2016 dovrebbe rimanere al di
sopra della media mondiale.
L' imperialismo, nel tentativo di
superare ogni ostacolo alla massimizzazione del profitto, attacca le
nazioni e cerca di imporre il dominio totale e l'annientamento delle
forze stanno combattendo contro il sistema. Tuttavia, il loro è un
sistema insostenibile, che ogni giorno accresce la violenza contro
sfruttati e oppressi, specie contro le masse militanti e
rivoluzionarie, in tutti i continenti.
In Brasile , il sistema penitenziario
riproduce su larga scala la brutale violenza dei padroni dello Stato
borghese contro i poveri in generale. Le prigioni sono sovraffollate,
campi di concentramento dove le condizioni sono assolutamente
disumane e dove molti prigionieri muoiono vittime della costante
tortura e violenza della polizia.
Oggi , ci sono più di 560.000
prigionieri; tra i quali centinaia di contadini imprigionati per aver
lottato per la terra, lotte cresciute notevolmente in Brasile. Lo
Stato ha cercato di distorcere il significato politico della loro
lotta, accusandoli di crimini comuni. Molti contadini sono stati
pwertseguitati e uccisi senza essere arrestati. È stato il caso dei
contadini Gilson Goncalves, Elcio Machado, Luiz Lopez e Renato
Nathan, tra gli altri. Contro tanti contadini pende ancora un mandato
d'arresto.
Dal giugno 2013, quando c’è stata
un’enorme esplosione di manifestazioni popolari e militanti in
tutto il paese, le forze della repressione hanno fatto centinaia di
prigionieri; centinaia di feriti e decine di morti. Più di un
centinaio di operatori dei media sono stati feriti dalla polizia, in
particolare i giornalisti indipendenti.
Le classi dominanti, col supporto dei
monopoli reazionari della comunicazione, tentano ora di
criminalizzare la lotta popolare e di legittimare il trattamento
disumano contro o manifestanti e i prigionieri politici. Diversi
avvocati che difendono detenuti politici sono minacciati di morte o
di essere a loro volta imprigionati, accusati di collaborare con
questi “criminali”.
La coraggiosa ribellione del popolo
brasiliano va avanti, e perciò vengono prese nuove misure
repressive. L'attuale governo ha mandato l'esercito nei quartieri
poveri di Rio de Janeiro. Il loro piano è quello di estendere la
repressione al popolo con le forze armate per le strade nelle
principali città brasiliane, in vista della coppa del mondo di
calcio che iniziarò nel mese di giugno. Nuove leggi vengono
adottate, quali la legge anti-terrorismo, quella sui reato e
disordini in luogo pubblico, quella per la Coppa del Mondo, e
l’Ordinanza del Ministero della Difesa per assicurare Legge e
Ordine. Tutte queste leggi qualificano “i movimenti sociali” come
forze “nemiche”, finiscono di smascherare quella farsa che in
Brasile chiamano Stato di diritto democratico; che non è altro che
uno stato di polizia.
Allo stesso tempo, un terribile regime
carcerario, simile alle celle di tipo F in Turchia, è stato adottato
lì contro i capi della criminalità organizzata, ma viene esteso ai
prigionieri politici. Il nome di questo regime è RDD, Regime
Disciplinare Differenziato. Prevede il totale isolamento del
prigioniero, che può parlare solo con le guardie e viene
costantemente sorvegliato da telecamere.
Questo è il caso di un prigioniero
politico straniero in Brasile: Mauricio Norambuena, ex dirigente del
Fronte Patriottico Manuel Rodriguez (FPMR) del Cile. Arrestato in
Brasile nel 2002, è stato condannato a 30 anni di carcere per
sequestro di persona, a fini politici, di un uomo d'affari
brasiliano. Norambuena stato brutalmente torturato ed è tuttora
torturato. Per più di 10 anni è stato sottoposto al DDR, che viola
le “gli standard minimidelle norme per il trattamento dei
prigionieri” del Primo Congresso delle Nazioni Unite sulla
prevenzione del crimine e il trattamento dei detenuti. Una crudele
pratica di tortura che comporta gravi conseguenze per l'integrità
fisica e psicologica dei prigionieri.
In questo momento, come già avvenuto
in molti paesi latino-americana, ma non in Brasile, si sta
sviluppando in Brasile una campagna nazionale per la punizione dei
torturatori e assassini del regime militare fascista.
Secondo i dati ufficiali della
“Commissione morti e desaparecidos” i numeri di questa barbarie
sono: 354 torturati ed sommariamente giustiziati, di cui ancora
mancano i corpi (soprattutto di contadini nelle campagne); 20.000
prigionieri politici, molti dei quali torturati fino a morte; 10.000
persone interrogate dalla polizia militare; 707 processati per reati
definiti contro la sicurezza nazionale; 130 persone messe al mando
quasi 5.000 lavoratori licenziati per motivi politici.
Anche se la situazione dei prigionieri
politici in Brasile e nel mondo è terribile, la resistenza dietro le
sbarre della prigione non si ferma. In molti paesi ci sono esempi di
integrità, forza e morale rivoluzionaria, nelle peggiori condizioni
di abusi e maltrattamento. La resistenza interna nelle carceri è
sempre esistita, ma è cresciuto con l'emergere dell'ideologia
proletaria, perché è cresciuta sempre di più anche la coscienza di
classe.
Il più grande esempio di resistenza da
ricordare, non solo in America Latina ma in tutto il mondo, è
l'esperienza del Partito Comunista del Perù contro i più crudeli
attacchi ai diritti dei detenuti. Il 19 giugno 1986 nelle carceri di
Lurigancho, El Fronton e Santa Barbara aella capitale Lima sono stati
perpetrati atroci massacri. Il governo del presidente Alan Garcia
ordinò l'attacco contro i prigionieri, che resistettero
coraggiosamente nelle prigioni, da loro chiamate “Luminosi Trincee
di Combattimento”. L’attacco si concluse con la morte di più di
250 prigionieri politici.
La resistenza dei membri della PCP fua
una decisione politica, presa per impedire il trasferimento ad altre
carceri e l’annientamento dei prigionieri. Una resistenza che aveva
l' obiettivo di continuare la dura lotta contro l'oppressione
all'interno delle carceri. Da allora il PCP stabilito il 19 giugno
come il “Giorno dell’eroismo”, che si celebra in tutto il mondo
per onorare quelli che sono caduti come martiri, tra i quali i
compagni Yovanka Pardave Trujillo e l'avvocato del popolo Tito Valle
Travezano, dirigenti importanti del PCP.
Il 9 maggio del 1992, sotto il governo
Fujimori, un nuovi combattimenti scoppiarono verificato nel carcere
di Castro Castro. Dopo quattro giorni di assedio, le forze armate
peruviane bombardrono la prigione dove almeno 42 dirigenti del PCP
caddero vilmente assassinati. Avevano una lista di dirigenti, che
furno identificati e sommariamente fucilati. Gruppi di prigionieri
usciti con le mani in alto in segno di resa furono assassinati a
sangue freddo.
Gloria eterna ai combattenti eroici
caduti nella storia per la loro classe e il loro popolo!
D’altra parte, dal settembre 1992
Abimael Guzman, il Presidente Gonzalo, capo del PCP e della
rivoluzione peruviana, è ostaggio allo Stato peruviano, tenuto in
assoluto isolamento all'interno di una cella di cemento nel
seminterrato del prigione di eEl Callao, nella regione metropolitana
di Lima. Per molti anni la classe dirigente peruviana e
l'imperialismo hanno cercato di diffamare la sua integrità
rivoluzionaria, indicandolo come autore della “Lettere di Pace”,
come capitolatore invece che rivoluzionario, ma negandogli sempre il
diritto di esprimersi pubblicamente per far dichiarare la sua
posizione.
Le “luminose trincee di
combattimento” in Perù che, prima delle stragi, hanno risposto con
una strenua resistenza sono state un'importante esperienza di
resistenza nelle carceri.
Noi sappiamo che dove c'è oppressione
c'è resistenza e dove c'è l'ideologia proletaria esiste resistenza
organizzata, capace di trasformare le carceri in poderosi fronti di
combattimento.
Infine, invitiamo le forze democratiche
e progressiste di sviluppare campagne internazionali:
1 ) per il riconoscimento della
condizione dei prigionieri politici e prigionieri di guerra per i
rivoluzionari;
2) Per tutelare i diritti di tutti i
prigionieri politici;
3 ) Per la loro liberazione .
Cebraspo
Istanbul, 26/27 April
2014
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