International
Symposium on Prisons, Istanbul, 26-27 Aprile 2014
Intervento della Commissione per un
Soccorso Rosso Proletario – PCm Italia
Sovraffollamento, pestaggi e violenze
quotidiane da parte delle guardie, ripetuti casi di omicidi in
custodia e suicidi quasi quotidiani. Questa è la situazione attuali
delle carceri in Italia, che ha indotto i consiglio d’Europa a
minacciare una procedura di infrazione contro l’Italia per
violazione dei diritti umani.
Se questa è la situazione che
partiscono i prigionieri in generale, il trattamento subito dai
prigionieri politici è ancora più dura. In Italia non esistono
ufficialmente carceri cellulari di tipo E o F, ma, come nel resto del
mondo, alla maggior parte dei prigionieri è imposto un trattamento
equivalente, fatto di isolamento, desolidarizzazione, deprivazione
sensoriale, alienazione, sotto il nome di art 41bis.
Tra i prigionieri politici, possiamo
distinguere:
i militanti delle organizzazione della
lotta armata, quelli delle BR che non si sono pentiti o dissociati,
del PC p-m, di organizzazioni anarchiche accusati di azioni armate;
i militanti dei movimenti e resistenze
dei territori (in particolare No TAV)
i giovani ribelli protagonisti di
scontri con la polizia nelle grando manifestazioni nazionali, in
particolare quella del 15 ottobre 2012.
Contro tutti questi si applicano le
leggi antiterrorismo per perseguirli e imprigionarli e, una volta in
carcere, si le pratiche in tutto simili a quelle esistenti in altri
paesi, con lo stesso scopo, ottenere pentimento e resa dei
prigionieri politici e agitare la loro condizione di ostaggi come
monito contro ogni lotta che rifiuti di limitarsi entro i confini
della legalità borghese.
Diverse sono le organizzazione nate nel
paese per difendere ognuno di questi tipi di prigionieri, solidali
tra loro e talvolta coordinate per singole campagne, ma non ancora
unite in un’unica piattaforma organizzata che unisca e difenda
tutti e soprattutto allarghi la solidarietà aldilà dei circuiti dei
familiari, amici e compagni.
Creare questo tipo di unità e di
struttura organizzata larga e inclusiva è esattamente lo scopo del
lavoro per la costruzione di un Soccorso Rosso Proletario per cui ci
battiamo da tempo, con risultati tuttora solo parziali.
Ma insistiamo, perché siamo ben
coscienti che solo questo tipo di struttura può fornire una difesa
efficace dei prigionieri e soprattutto perché la nostra modesta
esperienza ha dimostrato che è possibile ottenere risultati concreti
pur parziali – ostacolare le operazioni repressive, ottenere
miglioramenti della condizioni di alcuni prigionieri e perfino, in un
caso, il rilascio – solo a patto di riuscire mobilitare masse ed
energie molto al di là delle file dei familiari e amici dei
prigionieri.
Per ottenere questo non serve diluire
l’identità rivoluzionaria dei prigionieri o ridurli a casi di
violazione di diritti umani, ma anzi va rivendicata per presentarli
nella loro vera veste di ostaggi e monito contro tutto ogni movimento
popolare e di opposizione e diversificare la denuncia su ogni aspetto
della loro lotta e condizione per sollecitare e portare in campo
energie diverse, sensibili a questo o quell’aspetto, e perfino
molto distanti tra loro, ma organizzabili in una campagna generale e
in una piattaforma comune. È inoltre molto importante e decisivo
legare la loro difesa alla più generala battaglia contro la
repressione che colpisce tutti i movimenti e lotte popolari e di
massa, le cui avanguardie sono spesso criminalizzate, marchiate e
perseguite per “terrorismo”, sotto costante minaccia di arresto.
In questo modo possiamo chiamare settori più ampi a difesa dei
prigionieri, non solo in quanto hanno combattuto lo Stato per una
giustificata ragione o perché subiscono violazioni dei loro diritti
umani, ma in quanto parte di una causa comune, che stanno pagando un
prezzo per tutti.
Come si dice nell’appello del
symposium, la battaglia per la difesa dei prigionieri politici è per
sua natura internazionale e grande è il ruolo e l’impatto che la
solidarietà internazionale può avere in ciascun paese, per questo
parte importante del lavoro per un soccorso proletario sono state le
campagne e iniziative di solidarietà internazionale: a partire dalle
storiche campagne per la difesa del Presidente Gonzalo del PCP, alle
più recenti per il militante rivoluzionario turco Bahar Omyongur,
arrestato in Italia, all’iniziativa al consolato turco
nell’anniversario del massacro del 19 dicembre, passando per la
solidarietà col militante comunista libanese George Ibrahim
Abdallah, detenuto in Francia, coi giovani maoisti in carcere in
Marocco, coi militanti di ETA e IRA, con quelli del GRAPO in Spagna,
fino alla più recente e importante: la giornata internazionale per
il rilascio incondizionato dei prigionieri politici in India, indetta
dal Comitati Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in
India, cui abbiamo contribuito.
Se ciò che accomuna i prigionieri
politici di tutto il mondo è la lotta per una società senza classi
sfruttatrici, da cui sono tenuti in ostaggio, è evidente una posto
importante nella nostra azione e mobilitazione va riservato alla
difesa dei prigionieri della lotta rivoluzionaria oggi più avanzata,
la guerra popolare guerra popolare in India e tutto il movimento
rivoluzionario e democratico che si sviluppa in quel paese.
La situazione in India è eccezionale.
Il regime indiano e l’imperialismo hanno trasformando un intero
subcontinente in una prigione per tutti i movimenti popolari, dove in
nome del massimo profitto, intere popolazioni sono minacciate di
deportazione e la loro stessa esistenza è messa a rischia da una
guerra al popolo generalizzata.
Questa situazione richiede una risposta
eccezionale, per questo, dopo la giornata di solidarietà coi
prigionieri politici in India, che visto iniziative e azioni in
decine di paesi in tutto il mondo, è in preparazione una delegazione
internazionale che viaggerà in India per chiedere la fine della
guerra al popolo, la Operazione Green Hunt, la fine della
persecuzione e incarcerazione di massa di adivasi, dalit, donne,
operai in lotta, minoranze nazionali, comunisti.
Per questo approfittiamo di questa
occasione per fare appello a prendere contatto col Comitato
Internazione internazionale e contribuire come possibile a questa
impresa.
Per concludere, dall’Italia siamo
pronti a sostenere, coordinarci e organizzarci per realizzare tutte
le proposte che verranno dal symposium, che ci aiutino ad avanzare
verso un coordinamento e allargamento internazionale della
solidarietà ai prigionieri politici.
I prigionieri politici in ogni parte
del mondo non sono soli!
Uniamoci e lottiamo ovunque per la loro
liberazione!
Commissione per un Soccorso Rosso
Proletario - proletari comunisti/PCm Italia
Aprile 2014
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