Le elezioni europee giungono in una
fase in cui i governi e gli Stati imperialisti europei, in unità e
contesa imperialista tra di loro, scaricano la crisi sui proletari e
sulle masse popolari del nostro continente per affrontare la
battaglia e la contesa nel mondo con le altre potenze imperialiste;
in questa situazione i paesi imperialisti da un lato si sono dotati
di strumenti, rappresentati dal concetto di Troika, per decidere
politiche comuni, ma dall'altro queste politiche comuni si risolvono
nello scaricare la crisi dai paesi più forti ai paesi più deboli
della UE.
I paesi più forti nel quadro
dell'Europa imperialista, Germania e Francia, puntano però non solo
a scaricare e difendersi ma anche a cogliere le opportunità della
crisi per espandere la propria presenza imperialista dentro gli paesi
europei e fuori dall'Europa per i mercati, il controllo delle fonti
energetiche.
Questa politica espansionista accende nuove tensioni internazionali in diversi scacchieri del mondo e alimenta corsa agli armamenti, presenza militare, interventi imperialisti diretti, a volte in connubio con l'imperialismo americano, a volte in contesa con esso.
Questa politica espansionista accende nuove tensioni internazionali in diversi scacchieri del mondo e alimenta corsa agli armamenti, presenza militare, interventi imperialisti diretti, a volte in connubio con l'imperialismo americano, a volte in contesa con esso.
Nel tradurre queste politiche
antioperaie e antiproletarie all'interno e all'esterno servono a
borghesie, governi e Stati realizzare un fronte interno compatto, dei
veri e propri regimi con equivalenti Stati di polizia per imporre con
la forza preventiva e diretta piani e decisioni che fronteggiano,
come è naturale che sia, lotte, proteste e, in alcuni paesi e in
alcune occasioni, rivolte proletarie, giovanili e popolari.
Nel tradurre queste ulteriori
trasformazioni reazionarie dello Stato in ciascun paese si alimenta
un moderno fascismo adatto alla storia e alle condizioni di ciascuno
dei paesi. Non centra che il governo sia di centrodestra o di
centrosinistra, socialdemocratico o liberal popolare, la forma Stato
che realizzano assume sempre più i caratteri di una moderna
dittatura. In questa tendenza generale si rafforzano le tendenze
apertamente neofasciste e naziste che da un lato sono organiche alla
direzione di marcia di una Europa-nazione come blocco imperialista
autonomo, dall'altra cavalcono i sentimenti e il disagio popolare
antieuropeo e anti euro, per costruire una propria forza elettorale,
politico e “militare”.
A questo va aggiunto che la politica
imperialista europea, dentro l'azione globale dell'imperialismo
produce miseria, sfruttamento, fame e guerre nelle masse dei paesi
oppressi che alimentano le ondate di immigrati che arrivano in Europa
principalmente attraverso i paesi mediterranei più esposti.
I governi e gli Stati imperialisti da
un lato accolgono ampi settori di queste masse per trasformarle in
moderni schiavi, dall'altro approvano leggi razziste e antimmigrati
che ne provoca miseria e morte nel mar mediterraneo.
Le forze apertamente fasciste e naziste
scatenano in questo contesto razzismo e violenza che spesso intercettano gli
umori più beceri anche in settori popolari.
Le elezioni europee in questo contesto
sono la pura esplosione del peggio di Stati, governi, forze
parlamentari e forze apertamente reazionarie. Il parlamento europeo
non conta nulla, è un covo di politicanti corrotti e arricchiti, per
dare un simulacro di democrazia alla dittatura delle borghesie dei
paesi europei e dentro l'Europa, al peso di quelle più forti su
quelle più deboli.
C'è un solo modo di opporsi a questi
governi ed esso non passa in nessuna maniera dalla partecipazione al
voto in queste elezioni.
Chi a 'sinistra' partecipa al voto, lo fa per
entrare nel Tavolo truccato di una democrazia che traveste la
dittatura, e nonostante quello che afferma in programmi e comizi e
elettorali, non rappresenta gli interessi proletari e popolari e
contribuisce solo alla politica imperialista e alla rappresentazione
di essa.
I comunisti, i rivoluzionari, gli
antimperialisti, gli organismi proletari e di massa in lotta, il
movimento studentesco, gli antifascisti e gli antirazzisti in Europa
possono essere uniti solo dal boicottaggio attivo delle elezioni, che
non è né anarchismo né astensionismo di principio, ma costruzione
coerente del fronte che nelle lotte presenti lavora per il futuro, la
lotta per il potere proletario in ogni paese imperialista europeo,
per il socialismo.
Non contribuiscono né a questa lotta
né a questa prospettiva quelle forze che si dicono 'comuniste', che
concentrano la campagna nel “NO euro” e “fuori dall'Europa”,
civettando, che lo vogliano o no, col populismo reazionario
dell'estrema destra.
Non è “l'euro” che riduce in miseria le
masse proletarie europee ma il capitalismo che utilizza gli strumenti
monetari necessari ai suoi profitti; non è un supergoverno chiamato
Troika il nemico principale ma la borghesia imperialista del proprio
paese che è parte integrante dell'unità e della contesa dell'Europa
imperialista.
Non esiste una tappa intermedia della
lotta per il socialismo che passi per 'l'uscita dall'euro e
dall'Europa', dipingendo i governi imperialisti più deboli come
succubi della Troika a guida tedesca.
Questa linea è opportunista di
destra nel movimento proletario e comunista e non basta che sia
portata avanti anche da alcune forze politiche e sindacali che
quotidianamente lottano contro la politica imperialista europea, né
basta che alcune di queste nelle elezioni di maggio si dichiarino
anche contro il voto, per cambiare la natura della loro politica.
maggio 2014
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