Proteste a Brasilia contro i mondiali, in migliaia in
strada. Presenti anche cinquecento indigeni della foresta amazzonica vestiti
coi costumi tradizionali. Dichiarato lo stato di emergenza a Manaus, che il 14
giugno ospiterà la prima gara mondiale di Italia e Inghilterra
Le forze
dell’ordine protette da caschi e giubbotti antiproiettile che sparano
lacrimogeni ad altezza uomo, gli indios a torso nudo e con copricapi di
piume che rispondono scagliando frecce dai loro archi. In queste immagini,
immortalate nelle strade della capitale brasiliana Brasilia, nei pressi
dell’Estadio Nacional Mané Garrincha, tutte le contraddizioni sociali e
politiche che accompagnano i Mondiali di Brasile 2014. Le proteste,
organizzate dai movimenti Nao Vai Ter Copa, volevano impedire
l’esposizione al pubblico del trofeo mondiale, e sono riuscite. Alle migliaia
di persone scese nelle strade, si sono uniti circa cinquecento indios
della foresta amazzonica vestiti coi costumi tradizionali, alcuni a piedi altri
a cavallo. Quando la situazione è degenerata, ai lacrimogeni e ai manganelli
della polizia hanno risposto con le loro armi: l’arco e le frecce. Un
poliziotto, colpito alla gamba, è stato ricoverato. Alla fine il trofeo non è
stato esposto in pubblico, davanti allo stadio, come previsto.
E dall’Amazzonia
giungono altre notizie disastrose. Il governatore della regione ha dichiarato
lo stato di emergenza a Manaus, città al limitare della foresta che il
14 giugno ospiterà la prima gara mondiale di Italia e Inghilterra
nell’inutile e faraonico stadio Arena da Amazonia, un impianto costato
circa 250 milioni di euro e che a fine mondiale rimarrà una immensa cattedrale
nel deserto: nella zona giocano solo
minuscoli club di seconda serie che in questi mesi hanno portato nemmeno mille
spettatori in un impianto che ne contiene quarantamila.
Lo stato
d’emergenza è dovuto alla parziale esondazione del Rio Negro, uno dei
due fiumi che attraversano la città, dove l’acqua ha superato il livello dei 30
metri. Il sindaco Artur Neto ha detto che non si aspettano un vero e
proprio allagamento della città, e che la misura è preventiva, ma alcuni
quartieri già sono stati sfollati. Le previsioni dicono che il livello del
fiume continuerà a salire, e tra quindici giorni si
giocherà una partita come Italia-Inghilterra, a rischio anche per
l’ordine pubblico.
E proprio le
due squadre, che comunque si trasferiranno a Manaus solo pochi giorni prima
della partita dai loro rispettivi ritiri, hanno ricevuto ulteriori brutte
notizie. Nell’albergo degli inglesi, il cinque stelle Tulip Hotel di Rio
di Janeiro, sono state infatti confiscate derrate alimentari scadute: burro,
prosciutto di Parma e salmone affumicato avevano già superato la data di
scadenza al momento dell’ispezione. Inoltre l’albergo è accusato di aver
infranto la legge perché non ci sono le apposite macchinette per la
distribuzione dei profilattici, come deve essere in tutta la regione.
Mentre al Portobello Hotel di Mangaritiba, sede del ritiro
azzurro, sono stati sequestrati un’altra cinquantina di chili di prodotti
avariati. Qui pare non mancassero i profilattici, ma gli opuscoli contro lo
sfruttamento della prostituzione. Bazzecole, che strapperebbero un
sorriso, se non fosse che in tutto il Brasile
la tensione è oramai altissima, e non certo per la trepidante attesa
dell’evento ma per le proteste che lo attraversano.
Se dopo i
violentissimi scontri a Belo Horizonte, Manaus, Porto Alegre, Rio
de Janeiro e San Paolo, a Brasilia si sono scomodati gli indios,
capaci di arrivare in città con archi e frecce, e di usarli, significa che
questo Mondiale invece di narcotizzare le contraddizione sociali del
paese, le sta veramente esacerbando. Come se il calcio avesse smesso tutto d’un
tratto di essere l’oppio dei popoli, e fosse invece diventato un mezzo per
accrescerne la coscienza.
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