Sta diventando una persecuzione quella contro Paolo Di Vetta
e Luca Fagiano, i due attivisti dei movimenti di lotta per la casa
"riportati" agli arresti domiciliari la settimana scorsa. Digos e
magistratura stanno infatti cercando in tutti i modi di portare in
carcere Paolo e Luca.
Oggi hanno prelevato i due compagni dalle loro case per portarli alla Questura centrale via Genova, per comunicargli che le loro case (occupate) non erano idonee alla loro permanenza agli arresti domiciliari, minacciando pertanto di trasferirli in carcere. Dopo gli arresti di febbraio, di Paolo, Luca ed altri 15 attivisti, che si erano poi trasformati in obbligo quotidiano di firma, dopo il plateale arresto di Paolo Di vetta durante una conferenza stampa a Montecitorio ed il ritorno di Luca Fagiano e Paolo Di Vetta agli arresti domiciliari, Digos e magistrati sembrano non essere ancora soddisfatti.
Le motivazioni, ovviamente, erano del tutto pretestuose. Tanto più che, nel caso di Luca, la casa era la stessa giudicata idonea solo pochi mesi fa, dagli stessi magistrati. Alla fine i due sono stati scortati presso le abitazioni di alcuni compagni che si sono resi disponibili ad ospitarli. Il comportamento di magistratura e Digos in questa vicenda appare completamente al di fuori di qualunque consuetudine procedurale, il che rende manifesto l'intento persecutorio contro i movimenti per il diritto all'abitare, che evidentemente devono aver creato più di qualche grattacapo ai piani alti del nostro paese.
Esso si affianca, in un attacco a tutto campo, agli sgomberi, alle manganellate, alle leggi "ad hoc" (articolo 5 del decreto Lupi), alle campagne diffamatorie sulla stampa, ormai unanime nel criminalizzare un movimento vivace e conflittuale così come nel cantare le lodi del trionfante Renzi.
E se, in altre epoche storiche, al bastone della repressione si accompagnava la carota di qualche misura palliativa volta a smorzare le contraddizioni sociali, oggi il governo punta a soffocare brutalmente il conflitto, mentre tira dritto sulla strada del "rubare ai poveri per dare ai ricchi".
Proprio per questo gli arresti e le persecuzioni ai danni di compagni e compagne non sortiranno gli effetti desiderati da chi li mette in atto: è impossibile reprimere con questi mezzi i movimenti sociali che, come i movimenti di lotta per la casa, rappresentano la risposta collettiva ai bisogni negati e l'unica speranza possibile per settori sociali sempre più numerosi di un miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Oggi hanno prelevato i due compagni dalle loro case per portarli alla Questura centrale via Genova, per comunicargli che le loro case (occupate) non erano idonee alla loro permanenza agli arresti domiciliari, minacciando pertanto di trasferirli in carcere. Dopo gli arresti di febbraio, di Paolo, Luca ed altri 15 attivisti, che si erano poi trasformati in obbligo quotidiano di firma, dopo il plateale arresto di Paolo Di vetta durante una conferenza stampa a Montecitorio ed il ritorno di Luca Fagiano e Paolo Di Vetta agli arresti domiciliari, Digos e magistrati sembrano non essere ancora soddisfatti.
Le motivazioni, ovviamente, erano del tutto pretestuose. Tanto più che, nel caso di Luca, la casa era la stessa giudicata idonea solo pochi mesi fa, dagli stessi magistrati. Alla fine i due sono stati scortati presso le abitazioni di alcuni compagni che si sono resi disponibili ad ospitarli. Il comportamento di magistratura e Digos in questa vicenda appare completamente al di fuori di qualunque consuetudine procedurale, il che rende manifesto l'intento persecutorio contro i movimenti per il diritto all'abitare, che evidentemente devono aver creato più di qualche grattacapo ai piani alti del nostro paese.
Esso si affianca, in un attacco a tutto campo, agli sgomberi, alle manganellate, alle leggi "ad hoc" (articolo 5 del decreto Lupi), alle campagne diffamatorie sulla stampa, ormai unanime nel criminalizzare un movimento vivace e conflittuale così come nel cantare le lodi del trionfante Renzi.
E se, in altre epoche storiche, al bastone della repressione si accompagnava la carota di qualche misura palliativa volta a smorzare le contraddizioni sociali, oggi il governo punta a soffocare brutalmente il conflitto, mentre tira dritto sulla strada del "rubare ai poveri per dare ai ricchi".
Proprio per questo gli arresti e le persecuzioni ai danni di compagni e compagne non sortiranno gli effetti desiderati da chi li mette in atto: è impossibile reprimere con questi mezzi i movimenti sociali che, come i movimenti di lotta per la casa, rappresentano la risposta collettiva ai bisogni negati e l'unica speranza possibile per settori sociali sempre più numerosi di un miglioramento delle proprie condizioni di vita.
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