Innanzitutto si conferma il doppio standard. al solito
alle organizzazioni neofasciste è dedicato anche minor spazio della
relazione precedente: meno di una pagina e una colonnetta. I fascisti
continuano ad essere considerati poco più di un fenomeno folkloristico,
con la sola novità delle loro elaborazioni euroasiatiste ma – dicono i
servizi – con scarso seguito. Per il resto si occupano “del sociale” e
un po' delle curve negli stadi. Viene però segnalata la “strumentale
partecipazione di militanti di estrema destra” nelle proteste dei c.d.
forconi.
Ai movimenti di sinistra e antagonisti sono invece
dedicate ben sei pagine e mezzo....
La premessa è emblematica: “gli ammortizzatori
sociali e il ruolo di mediazione dei sindacati confederali hanno
continuato ad agire da depotenziatori del conflitto, limitando i margini
d'intervento delle frange estreme della sinistra antagonista”. Non
si potrebbe definire in modo più chiaro quello che siamo andati
denunciando in questi anni rispetto al ruolo di Cgil Cisl Uil. Le lotte
nei call center e nella logistica vengono indicate come “sporadiche, emergenti forme di autorganizzazione operaia”.
Secondo i servizi di sicurezza “Il ruolo
del web si è confermato determinante quale amplificatore delle
iniziative di lotta funzionale allo sviluppo di campagne condivise”.
Secondo l'Aisi i movimenti subito dopo le elezioni di febbraio
hanno rilanciato la mobilitazione anticrisi. “Particolare rilievo
mobilitativo ha assunto la questione abitativa, ritenuta strategica e
trainante per lo sviluppo del conflitto sociale” scrivono i servizi. “Nel
frattempo sono stati sviluppati percorsi di azione comune su alcuni
principi cardine della protesta anticrisi, quali la contestazione del
Fiscal Compact e dei trattati liberisti europei, con l'obiettivo di
aggregare la militanza attorno all'appello “anticapitalista” attraverso
un processo che parta dal basso per costruire un'alternativa all'attuale
sistema economico, sociale e politico”
Ai servizi di sicurezza non è poi sfuggita l'importanza
della due giorni di mobilitazione nazionale del 18 e 19 ottobre “con lo
sciopero generale dei sindacati di base e la manifestazione per il
diritto alla casa e contro la crisi”. Molto attenti al dibattito nei
movimenti, agli analisti e agli spioni dell'Aise non è sfuggito che “la
mobilitazione è stata considerata dagli organizzatori un importante
risultato “politico” da capitalizzare e consolidare con ulteriori
momenti di lotta. Di rilievo, in questo senso, la pratica
dell'occupazione della piazza a margine dell'evento capitolino che,
sulla scia delle simboliche sollevazioni di Turchia, Spagna e Grecia,
potrebbe diventare una pratica di aggregazione del consenso facilmente
replicabile anche altri ambiti, sia territoriali che tematici”.
L'Aisi poi si preoccupa molto delle mobilitazioni contro
gli insediamenti militari della Nato e degli Stati Uniti sul territorio
italiano, in particolare della lotta contro il MUOS di Niscemi. Secondo
i servizi “Il movimento NO MUOS continua a vedere impegnati da un
lato i “comitati popolari” intenzionati a muoversi in un contesto
legale..... e dall'altro componenti radicali determinate a compiere, con
il supporto di esponenti antagonisti e anarchici siciliani, azioni di
lotta più incisive, incentrate prioritariamente sulla tematica
antimilitarista”. Infine viene segnalata anche l'intensificazione
dell'attivismo degli ambienti antimperialisti a sostegno della causa
palestinese.
L'Aisi suona l'allarme sulle “proteste di crescente spessore dell'antagonismo lombardo contro l'EXPO di Milano 2015”,
di quello pugliese contro il gasdotto TAP. Riferendosi poi alla
Campania e alla Terra dei Fuochi, i servizi segreti sottolineano che è
sotto “attenzione informativa il tentativo da parte di settori
dell'antagonismo locale di strumentalizzare la tematica inserendosi
nella protesta animata dalla popolazione locale”.
Ovviamente quasi una pagina è dedicata al movimento NO TAV. I servizi segreti registrano che c'è una “differenziazione
tra le frange oltranziste e la componente popolare del movimento che
intende condurre una resistenza “pacifica” alla grande opera, anche se
nel suo ambito si sono talora registrate posizioni di acquiescenza ad
episodi di sabotaggio”. I servizi temono “l'innalzamento del livello di
contrapposizione quale inevitabile conseguenza della “reazione” della
popolazione a politiche decise dall'alto e al dispositivo repressivo”.
ma c'è
anche una parte dedicata ai settori dell'estremismo
marxismo-leninista che si rifanno all'esperienza brigatista. La
conclusione a cui giungono i servizi segreti è “che si tratta di
gruppi esigui, in condizione di minoranza rispetto all'area antagonista,
considerati anche gli scarsi consensi sinora raccolti da un messaggio
rivoluzionario ancorato ad un impianto ideologico rigidamente dogmatico,
nonostante gli sforzi intrapresi per attualizzarne la portata e la
diffusione”.
In conclusione per l'Aise oggi esiste solo il problema di “ipotizzabili
azioni violente di limitato spessore operativo da parte di aggregazioni
estemporanee o di individualità, intese non tanto a colpire il cuore
del sistema, quanto piuttosto a dimostrare la capacità di ribellione, al
fine di alimentare una progressiva radicalizzazione delle istanze
contestative...”.
Dunque il mondo dei movimenti o delle organizzazioni del
conflitto sociale, sindacale, ambientale viene dipinto dai servizi
segreti come un arcipelago pieno di potenzialità ma frammentato e con
debole soggettività politica e strategica, “per fortuna” dal loro punto
di vista, più ribelle che rivoluzionario. Soprattutto, tornando così
alla premessa, sembrano ancora funzionare istituti come gli
ammortizzatori sociali e i sindacati confederali come “depotenziatori
del conflitto”.
stralci da Contropiano
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