domenica 9 marzo 2014

9 marzo - IL LEGAME CRISI/FEMMINICIDI

"...E proprio oggi (ieri) giornata in cui si celebra la festa della donna, si registrano ben altri tre omicidi di donnein provincia di Frosinone, a Veroli, dove un uomo ha ucciso la moglie, di 46 anni; a Vigevano, dove un uomo di 71 anni ha ucciso a coltellate la compagna Assunta Sicignano, di 43 perché non accettava la fine della loro relazione; a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Qui un uomo di origine romena ha ucciso la compagna Ofelia Bontoiu, di 28 anni, a scatenare la furia omicida sarebbe stata una lite, forse originata dal rifiuto di lei di seguire l'uomo Oltremanica, dove lavorava..." 

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La realtà dei femminicidi sta diventando sempre più una strage quotidiana. Solo prendendo queste ultime settimane, quasi non c'è giorno in cui una donna non viene uccisa, e sempre dal proprio convivente. 

Abbiamo già parlato delle ragioni strutturali, sistemiche che sono a fondo di questa guerra di bassa intensità contro le donne e che creano l'humus di "uomini che odiano le donne". 
Ma su un aspetto c'è ancora molto da indagare: il legame tra crisi e femminicidi, e il suo inevitabile rafforzamento.

La crisi, con tutte le sue conseguenze economiche, lavorative, di vita, non porta solo pesanti, drammatiche effetti sulle condizioni dei lavoratori, nelle famiglie, ma porta anche un elemento di frustrazione, di sofferenza/devastazione ideologica, che in alcuni casi si trasforma in imbarbarimento dei rapporti umani, e in scaricamento di queste frustrazioni nella famiglia e sulle donne.  
La crisi quindi porta ad un intreccio più stretto tra le difficoltà materiali delle persone, la difficoltà di vivere e, verso gli uomini, la crescita dell'humus maschilista. Uomini a cui viene tolto tutto, scaricano la loro frustrazione sull'unica "cosa" che loro considerano rimasta come proprietà: la donna. Quando anche questa "proprietà" possono perderla, quando l'ammortizzatore sociale, sia pratico che ideologico, della famiglia si rompe, non lo accettano.
Alla disperazione materiale si aggiunge per alcuni uomini la disperazione di vedersi crollare la loro "dignità di maschi", e più vengono meno le meschine ragioni materiali di questa ideologia maschilista e più cresce l'humus rivendicativo, e l'odio verso le donne che vogliono rompere il loro "giocattolo", e che gli mettono in crisi quelle misere catene di proprietà, a cui si aggrappano. 
Questo avverrebbe più conseguentemente nelle famiglie e nei rapporti nella piccola borghesia, ma l'ideologia maschilista imperante in questo sistema sociale, fa sì che avviene sempre più nelle famiglie proletarie da parte di operai, lavoratori, disoccupati, ecc. 

Come è scritto nell'opuscolo "Uccisioni delle donne, oggi" del MFPR: "... La famiglia, soprattutto proletaria, è il luogo centrale in cui si gestisce un’economia sociale sempre più misera, si amministrano i salari sempre più ridotti o inesistenti, si gestiscono gli aumenti del costo della vita. La famiglia proletaria garantisce nella fase di attacco, di crisi, di attutire l’impatto devastante di queste politiche. Ma l'assistenza tra familiari, da normale relazione tra persone basata sui legami sentimentali diventa un obbligo, diventa uno schiavismo insopportabile per le donne, e spesso provoca depressione e rotture. Nella famiglia ritornano i lavoratori licenziati, restano per anni figli disoccupati.... La famiglia, per questo sistema fa da paracadute alle frustrazioni, alla messa in crisi di posizioni di privilegio dell’uomo in famiglia...
E ci sono le famiglie dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, in cui nel come tirare avanti, nel come arrangiarsi, nelle speranze deluse di una vita migliore, si consuma la vita e anche spesso i sentimenti... la proprietà può essere solo verso la donna e i figli; il maschio schiacciato sul lavoro, nella società si rivale sulla “propria” moglie...".

Questo, e tanto altro ancora da indagare e denunciare, mostra ulteriormente che nel legame crisi/femminicidi non ci sono misure governative, interne allo Stato del sistema capitalista - causa delle crisi economiche - che possano fermare gli assassini delle donne. Occorrerebbe eliminare la crisi, ma per eliminare le crisi bisogna eliminare il sistema capitalista di cui sono l'inevitabile prodotto; bisognerebbe rompere i rapporti familiari, uomo/donna basati in questa società, anche tra i proletari che non hanno nulla da perdere che le proprie catene, su un tragico scimmiottamento dei valori di proprietà, dell'ideologia maschilista, fascista dei borghesi (che invece hanno tutto da perdere col rovesciamento del loro sistema di sfruttamento, di oppressione, di profitto e di "morte"). 
OCCORRE FARE LA RIVOLUZIONE!! IN CUI LA FURIA DELLE DONNE SIA UNA FORZA PODEROSA!

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