"Il sistema imperialista sta attraversando la sua più
grave crisi dagli anni '30. I tentativi attuali per affrontarla e superarla non
fanno che approfondirla ed estenderla.
La crisi strutturale, esplosa nel campo della finanza, si è
gradualmente estesa nel campo della produzione, provocando una crescente
recessione. La crisi procede secondo la legge dello sviluppo diseguale
all'interno della ricerca della massima estorsione del plusvalore e della
contesa sul mercato mondiale….
[…]
"I rapporti di forza tra gli imperialisti sono
fluttuanti. Pur restando gli USA la sola superpotenza, le loro potenzialità
sono considerevolmente indebolite dalla resistenza delle loro vittime e dalla
crisi. Questo lascia un certo spazio al raggruppamento dell’UE, anche se
fattori simili hanno impatto negativo anche sulle sue posizioni. La Russia non
è altrettanto colpita dalla crisi. Grazie all’asse con la Cina e consolidando i
legami con le repubbliche ex-sovietiche, ha guadagnato un certo vantaggio e ha
incrementato la contesa. Nel complesso, la collusione resta principale nelle
relazioni interimperialiste, ma
l’imperialismo in crisi sviluppa contraddizioni al suo interno che possono
divenire potenziali fonti di una nuova guerra mondiale. Le potenze
imperialiste, principalmente gli USA, scatenano ed accentuano guerre di
aggressione, invasione e neocolonialismo nei diversi scenari del mondo in cui i
loro interessi sono vitali o minacciati. Nello sviluppare queste guerre
proseguono nella corsa agli armamenti e si dotano di strumenti militari sempre
più devastanti, superando ogni limite sancito dalle convenzioni internazionali
e dai diritti umani."
[dalla Risoluzione N°1 approvata alla Riunione Speciale di
Partiti mlm del Movimento Rivoluzionario Internazionalista pubblicata il 1°
maggio 2012]
***
I dati della spesa militare riportati da un articolo del
sole 24 ore che però non dice il vero quando parla di diminuzione della spesa in
Europa e Usa, a parte il fatto che si tratta sempre di cifre colossali, ma i
momentanei "tagli" vengono sempre dopo enormi aumenti degli anni precedenti.
***
Un oceano meno pacifico
06 marzo 2014
Il sole 24 ore
Dopo anni di tagli dovuti alla crisi la spesa militare
globale torna a crescere dello 0,6% per cento, da 1.538 miliardi di dollari a
1.547 miliardi, secondo l'Istituto britannico Ihs Jane's. Europa e Usa riducono
i budget ma sono i forti incrementi in Medio Oriente, Russia ed Estremo Oriente
a determinare l'inversione di tendenza. Washington guida la classifica
spendendo 582 miliardi (incluse le spese per le operazioni oltremare), ma le
stime prevedono che fra tre anni sarà statunitense “solo” un terzo della spesa
militare mondiale contro il 42% del 2010. Segue Pechino con 148 miliardi di
dollari che dovrebbero salire di almeno il 7% nel 2015 portando la Cina a
spendere più della somma dei bilanci militari di Londra, Parigi e Berlino. Il
potenziamento e l'espansione navale dei cinesi hanno determinato una corsa alle
armi nella regione tra gli oceani Indiano e Pacifico con incrementi di spesa
soprattutto in Giappone, India e Corea del Sud. In terza posizione la Russia
con 68 miliardi di dollari destinati ad aumentare nei prossimi tre anni del 44
per cento in base a un programma che destina 100 miliardi entro il 2017 solo
per l‘acquisizione di nuove armi e equipaggiamenti. Un piano che, salvo choc
finanziari, potrebbe venire ulteriormente rafforzato in seguito ala crisi
ucraina.
Riarmo a tappe forzate anche in Medio Oriente dove il
programma atomico iraniano ha gonfiato i bilanci militari degli emirati del
Golfo portando i sauditi al quarto posto con una spesa di quest'anno di 60
miliardi di dollari, tre in più della Gran Bretagna.
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