Quello che segue
è il “panorama” attuale della corruzione dei politici italiani mentre da un
lato il 28 ottobre si vota in Sicilia (la prima in classifica per indagati – 20
– e condannati – 6) per le regionali e in primavera di dovrebbe votare per le
nazionali, e dall’altro proprio in questi giorni gli stessi delinquenti che
siedono in parlamento dovrebbero approvare la cosiddetta legge anticorruzione! Ma
questa legge, infatti, non cambia proprio niente rispetto alla corruzione, anzi…
Insomma si
tratta, come si lascia scappare anche il giornalista, di malapolitica elevata a
sistema!
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Boom di indagati
nelle Regioni tra giunte e consigli
La mappa della malapolitica non si limita a Lazio e
Lombardia, ma è grande quanto tutta la Penisola. Con poche eccezioni. Proprio
nei giorni in cui il disegno di legge anticorruzione approda alla Camera, dopo
il via libera in Senato, la fotografia dei politici indagati e condannati nelle
regioni italiane - considerando non solo i reati contro la pubblica
amministrazione - è preoccupante: su oltre 1.300 consiglieri e assessori in
carica, quelli nel mirino delle procure sono 95, più del 7% del totale. Di cui
82 indagati e 13 condannati.
A finire davanti a Pm e giudici sono stati soprattutto gli amministratori di Sicilia (20 indagati e 6 condannati), Lombardia e Calabria (in entrambi i casi, 16 tra assessori e consiglieri coinvolti in inchieste giudiziarie). Si salvano soltanto quattro amministrazioni: Friuli, Marche, Valle d'Aosta e Veneto.
Non va certo meglio in Parlamento. Anzi, tra Camera e Senato la percentuale di indagati e condannati cresce al 13 per cento. Tra i partiti è il Pdl ad annoverare il maggior numero di inquisiti (circa 60), seguito dal Pd (15). Ma anche formazioni minori, come Popolo e territorio di Scilipoti, non sono indenni: 5 sotto inchiesta.
A finire davanti a Pm e giudici sono stati soprattutto gli amministratori di Sicilia (20 indagati e 6 condannati), Lombardia e Calabria (in entrambi i casi, 16 tra assessori e consiglieri coinvolti in inchieste giudiziarie). Si salvano soltanto quattro amministrazioni: Friuli, Marche, Valle d'Aosta e Veneto.
Non va certo meglio in Parlamento. Anzi, tra Camera e Senato la percentuale di indagati e condannati cresce al 13 per cento. Tra i partiti è il Pdl ad annoverare il maggior numero di inquisiti (circa 60), seguito dal Pd (15). Ma anche formazioni minori, come Popolo e territorio di Scilipoti, non sono indenni: 5 sotto inchiesta.
La lista dei capi di imputazione è lunghissima. Si spazia da
quelli riconducibili alla corruzione e dintorni (concussione, peculato, abuso d’ufficio),
che sono i casi più numerosi, al finanziamento illecito o alla bancarotta
fraudolenta, fino a reati meno frequenti, come lo sfruttamento della
prostituzione, l’associazione mafiosa, gli abusi edilizi, la frode, i maltrattamenti
o la turbativa d’asta.
A mettere una diga alla “marea nera” della malapolitica – con
diversi casi di consiglieri e assessori sotto inchiesta anche per vicende
accadute in precedenti legislature e, nonostante tutto, rieletti -, dovrà
essere proprio il nuovo decreto anticorruzione. Infatti, il testo approvato a
Palazzo Madama prevede, tra l’altro, che venga messo ordine, seppure attraverso
un decreto da emanare entro un anno dall’entrata in vigore della legge, alle
ipotesi di incandidabilità, tra cui quelle ai parlamentini regionali, nonché al
divieto di ricoprire cariche negli organi politici locali di vertice in seguito
a sentenze definitive di condanna.
Tornando ai numeri, il podio dei politici sotto inchiesta se
lo contendono tre regioni. La Sicilia guida la classifica del malaffare con 20
indagati e 6 condannati. Al secondo posto, a pari “merito”, seguono Calabria e
Lombardia. La prima con 16 indagati, la seconda con 14 politici sotto inchiesta
e due con una sentenza a carico.
Ma a stupire c’è il fatto che solo quatto regioni, nell’ultima
legislatura, abbiano realizzato un percorso “netto”, senza mai destare l’attenzione
dei pubblici ministeri: sono Friuli Venezia Giulia, Marche, Balle D’Aosta e Veneto.
In tutti gli altri casi si conta almeno un’iscrizione al registro degli
indagati. Dall’Emilia Romagna, con due indagati alla Puglia con sette, passando
per Umbria (4), Abruzzo, Liguria e Molise (tre), fino alla Toscana (uno), la
mappa del malaffare non risparmia nessuno.
Tra gli ultimi a finire sotto inchiesta sono stati l’assessore
ligure all’urbanistica, Marylin Fusco (Idv9 e l’assessore lombardo alla casa
Domenico Zambetti (Pdl). A guardare i numeri del Pirellone, però, è in buona
compagnia: in totale, tra assessori e consiglieri ci sono 14 indagati e 2 condannati.
Il nome più noto è quello del governatore
Roberto Formigoni, finito nel mirino degli inquirenti a giugno 2012 per
corruzione. Ma ci sono, tra gli altri, anche l’ex consigliere Renzo Bossi,
indagato per appropriazione indebita, l’ex vicepresidente del consiglio regionale
Filippo Penati (corruzione e concussione), l’ex assessore all’edilizia, Davide
Boni (corruzione e tangenti).
Ma il caso lombardo non è certo il solo ad essere finito
sotto i riflettori. Lo conferma la situazione del Lazio, dove i due consiglieri
Vincenzo Mariuccio (Idv) e Franco Fiorito (Pdl) sono entrambi sotto inchiesta
per peculato e gli scandali della mala-politica hanno finito per affossare la
giunta della presidente Polverini.
Meno battuta dalle cronache nazionale ma ugualmente
complicata la situazione della Calabria. Qui l’interra giunta (11 assessori più
il presidente Giuseppe Scopelliti) è stata di recente iscritta nel registro
degli indagati dalla procura di Catanzaro per presunte irregolarità nella nomina di una dirigente. Senza contare gli
altri casi, come quello del consigliere Antonio Rappoccio, indagato per
associazione a delinquere.
In Campania, invece, si contano due casi: Roberto Conte,
eletto in una lista alleata con il Pdl, condannato per camorra con sentenza non
definitiva, e Alberto Gambino, Pdl, attualmente agli arresti domiciliari. In Molise
a finire sotto inchiesta è stato il governatore, Michele Iorio, poi condannato
in primo grado a un anno e sei mesi di reclusione e all’interdizione dai
pubblici uffici (condanna sospesa) per abuso d’ufficio.
Il sole 24 ore
22 ottobre 2012
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