"UNA VOLTA CHIESERO AL FARAONE: COME HAI POTUTO DIVENTARE COSÌ POTENTE? LA SUA RISPOSTA FU: NESSUNO MI HA FERMATO".
Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario non aderisce alla mobilitazione nazionale indetta per il 13 febbraio dall'appello “Se non ora quando?”.
Appoggiamo naturalmente tutte le donne che scenderanno in piazza contro Berlusconi, il suo governo e il modello sociale, culturale putrefatto fascista, maschilista che questi rappresenta e che ha nell'attacco alla dignità delle donne uno dei pilastri principali. Ma non pensiamo che le posizioni espresse dall'appello, le donne che lo promuovono e lo rappresentano, le forze politiche che l'appoggiano, rappresentino realmente questa battaglia della maggioranza delle donne e del movimento femminista.
Che “Se non ora quando?” lo rivolgano a sé stesse, al loro ceto sociale e ceto politico di riferimento tutto interno a questo sistema, al parlamento, che oggi scendano in piazza è il minimo che potessero fare e lo fanno tra l'altro con un grande ritardo. Ma appunto, è il “minimo”, quasi un “dovere”. Dove stavano finora?
La condizione di vita della maggioranza delle donne proletarie è attaccata quotidianamente da anni, in termini di possibilità lavorativa, precarietà, discriminazioni vecchie e nuove, di ritorno agli anni '50 come peso dei servizi sociali, si mettono in discussione diritti, conquiste, si ricacciano le donne nella famiglia in cui avvengono la maggioranza delle violenze sessuali e degli assassini di donne, si nega alle ragazze un futuro, si reprimono e perseguono le immigrate e la maggiorparte delle prostitute (quelle che non sono chiamate “escort”), si crea un humus che rende “normale” l'offesa quotidiana e in tutti i modi alla dignità delle donne, ecc. ecc.
Ora, non possono le promotrici del 13 farsi interpreti anche della denuncia del contesto generale dell'attacco alle donne quando esso è portato avanti da un sistema sociale, da governi – non solo Berlusconi, ma anche quelli di centrosinistra - di cui buona parte di queste donne sono parte e condividono e che vogliono rendere solo “più civile, più ricca e accogliente la società”. Ora sono indignate perchè Berlusconi ha “superare la soglia della decenza”, ma quando questa soglia era già superata per la maggioranza delle donne, le lavoratrici, le studentesse, noi, le componenti più coerenti del movimento femminista ci siamo trovate sole nella lotta contro tutto questo; abbiamo e continuiamo a lottare contro tutti gli aspetti: dalle violenze sessuali, alla lotta, con le operaie Fiat contro lo schiavismo di Marchionne, alla lotta con Joy e contro i poliziotti stupratori e pure assolti, ecc.
Anche rispetto a Berlusconi, a queste promotrici, ai loro partiti di riferimento o di cui fanno parte a livello anche dirigenziale, in primis il PD, ai rappresentanti della stampa/Tv che hanno 'campato', quasi compiaciuti, a parlare di Berlusconi, alle esponenti sindacali, come la Camusso, che non hanno fatto finora neanche una iniziativa di lotta generale delle donne nonostante gli attacchi doppi per le lavoratrici, vorremmo ricordare un detto egiziano: “Una volta chiesero al Faraone: come hai potuto diventare così potente? La sua risposta fu: Nessuno mi ha fermato”.
Si potrebbe dire:meglio tardi che mai. Ma anche ora queste donne e i partiti di centrosinistra che stanno in parlamento e potrebbero rimuovere Berlusconi non lo fanno e chiedono ancora che sia lui a “dimettersi”
Noi del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario abbiamo sin dal primo momento, e in particolare dalla fase aperta con la lettera di Veronica Lario segnalato il salto di qualità moderno fascista, sessista che il sistema capitalista attraverso il governo Berlusconi realizzava. La concezione di Berlusconi e della sua corte, anche femminile, sulle donne, la considerazione del loro ruolo nella società, sono di fatto una cartina di tornasole, la punta di un iceberg dell'ideologia e del grado di inciviltà di un sistema che non potendo più nascondere e mentire, ormai le rivendica pubblicamente come fatti legittimi, normali.
E' evidente che separando la lotta contro Berlusconi dalla necessaria lotta delle donne contro tutto questo, senza affrontare l'attacco sistemico alle condizioni di vita, dignità delle donne, la manifestazione del 13 risulta essere caratterizzata da una mera opposizione al modello Berlusconi, tutta all'interno della dialettica parlamentare, elettorale e mass mediatica.
Noi siamo interne espressione di un altro movimento. E oggi riteniamo che Berlusconi deve essere cacciato con una rivolta, in primis delle donne e che la forma con cui le donne possono portare avanti questa battaglia sia quella che noi chiamiamo “sciopero delle donne”. Perchè è con lo sciopero totale delle donne che è possibile un protagonismo di lotta delle donne più sfruttate e oppresse, delle ragazze ribelli, perchè unendo la battaglia di classe alla battaglia di genere dappertutto, anche dentro la classe, è possibile non essere strumenti di politiche parlamentari/elettorali, e porre la necessità del cambiamento radicale di questo sistema da moderno medioevo che continuerà a produrre i 'Berlusconi'.
Come abbiamo detto lanciato nello sciopero del 28 gennaio, ORGANIZZIAMO PER L'8 MARZO LO SCIOPERO DELLE DONNE!
Questo messaggio lo rivolgiamo anche alla parte più radicale delle donne in piazza perchè si guardi oltre il 13 febbraio.
10.2.2011 - Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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