sabato 12 febbraio 2011

pc quotidiano 12 febbraio - la grande serata degli egiziani a Milano.. adesso tocca a voi ci dicono..

nel racconto dei compagni di proletari comunisti milano

Milano 11 febbraio ore 17: a
Piazzale Loreto esplode la gioia del popolo egiziano.

Appena uscito
dalla metro un colpo d’occhio di bandiere egiziane sventolate da
ragazze e ragazzi che anima da una settimana questa porzione di Egitto
in salsa milanese. Un continuo lanciare slogan, guardare il maxischermo
sintonizzato sulle piazze di Alessandria- Il Cairo-Suez. Le parole d’
ordine sono le stesse da due settimane: “Mubarak vattene” “Il popolo
non ti vuole”. Ma come in Egitto c’è molta indignazione per il discorso
fatto nella notte, in cui Mubarak aveva detto che non si sarebbe
dimesso, allo stesso tempo c’è la stessa determinazione a non fermarsi
sin quando il tiranno non se ne andrà. Sono le 16,50 e qualcuno dice
dai microfoni “tra un po’ ci colleghiamo con il Cairo per sentire le
ultime notizie”. Si continua negli slogan e alle 17 si accende il
maxischermo, si ascolta il cronista e all’improvviso un urlo collettivo
esplode nella piazza. Una gioia irrefrenabile mista a pianti. Chiediamo
e ci dicono che Mubarak si è dimesso. Ci si abbraccia si canta e si
balla. Scene di Liberazione in cui tutti sono protagonisti, ognuno coi
propri slogan o preghiera che sia, un quasi caos dove però tutti si
sentono una cosa sola. Parte l’inno nazionale, nel frattempo un ragazzo
si sente male, do una mano e poco dopo arriva l’ambulanza. Niente di
grave. Passa una macchina con un bandierone dell’Egitto e dalla piazza
partono applausi e slogan. Una giovane signora italiana in bicicletta
con bambina sul seggiolino, passa dentro il presidio, ride mi guarda e
dice “loro l’hanno cacciato, adesso tocca a noi”. Sembra quasi che si
fosse messa d’accordo col ragazzo del servizio d’ordine col quale avevo
parlato giorni prima, il quale mi saluta e mi dice “adesso tocca a
voi”. Un ragazzo col quale avevamo lanciato gli slogan nei giorni
precedenti, è lì che non parla e piange, ci guardiamo e ci abbracciamo.
Ma descrivere quanto succede non è facile, solo se si fa il paragone
con quanto successe in Italia con la caduta del fascismo, si può
comprendere cosa succede in piazza. Si comincia smontare e ci si dà
appuntamento per la festa di domani. Ma senza nessun copione scritto,
5/10 ragazzi si incamminano verso casa, e di colpo nessuno torna a casa
ed è un nuovo corteo. Arrivano famiglie intere, arrivano anche dei
bonghi, e il corteo balla canta lancia slogan. E’ gioia allo stato
puro. Arriva la macchina con le casse e sembra una discoteca. Il
ragazzo che si era sentito male si è rimesso alla grande, prende il
microfono e si scatena, mi riconosce e mi saluta. Ti mettono i brividi
con i loro ringraziamenti. Attorno è il caos. Chi balla, Chi canta, chi
fa il girotondo. Il popolo è in festa, oggi ha cacciato Mubarak. Certo
ci sono i militari che controllano, ma se ne parla domani. Dopo 30anni
di tirannia il popolo si è rialzato e in prima fila vi sono i giovani e
le donne: non sarà facile tenerli sotto per altri 30anni.

Circolo
proletari comunisti Milano

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