Il presidio permanente di fatto è semipermanente, questo si traduce in autorizzazione per tutta la settimana tranne il martedì e giovedì, dalle 14 alle 20 il tutto in 20 metri quadri. Alcune novità sono: una cintura di sicurezza costituita
da blindati di polizia e carabinieri che di fatto assediano il
presidio, da un lato per prevenire la possibilità che si sfoci in
corteo e dall’altro per non dare visibilità al presidio. A questo si
aggiunge la presenza di una ventina e più di digos che ogni tanto
chiama a se, principalmente, giovani egiziani che dopo discussioni
misti a sorrisi, rientrano nel presidio e si ri-attivizzano; altra
novità è costituita da un servizio d’ordine, una decina di armadi
egiziani, che con modi “gentili” invitano italiani e immigrati a non
“ostruire” il passaggio sul marciapiede. Questo insieme di cose fa si
che all’interno del presidio ciò che era stato isolato e, in alcune
occasioni buttato fuori dai cortei, cerchi di prenderne la direzione.
Queste posizioni tendono a far afflosciare il presidio lanciando
slogan, traduzione non letterale ma di contenuto, cercano di supportare
il “nuovo” governo di transizione, posizioni subito aggredite e zittite
da slogan che anziché dire “Mubarak via via” dicono “Mubarak
impiccato”: Questo lo comprendiamo facendocelo spiegare e tradurre da
alcune ragazze con le quali si è interloquito nei giorni scorsi (il
presidio, altra novità, si declina solo in arabo). Per cui sabato 12 vi
saranno varie manifestazioni a Milano, Roma, Napoli, Palermo e altre
città, che lanciano l’appello per una manifestazione nazionale che solo
strumentalmente utilizza la rivolta dei popoli arabi.
Il nostro ruolo
nel presidio e sul territorio: nel presidio oltre a cercare di capire i
cambiamenti, siamo intervenuti col servizio d’ordine egiziano,
spiegandogli che non c’era nessuna necessità che non si ostruisse il
marciapiede, perché di fatto non si ostruiva un bel niente, e con
esempi che hanno messo in luce il ruolo illegale della polizia diretta
dal governo Berlusconi (abbiamo fatto l’esempio anche di quanto
successo ad Arcore), abbiamo spiegato che italiani ed egiziani hanno lo
stesso problema (questa discussione ha attirato altri immigrati) e di
fatto hanno desistito dal loro operato di controllori. Sul territorio
oltre a continuare nell’affissione di manifesti di solidarietà con la rivolta,
abbiamo pensato di procedere anche con degli striscioni e di fare delle locandine con poche parole d’ordine con traduzione in arabo...
circolo proletari comunisti Milano
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