venerdì 22 aprile 2011

pc 21-22 aprile - Il Ministro Sacconi salva le aziende dai controlli ispettivi.

In una recente lettera circolare n. 5113 del 7 aprile il Ministero del Lavoro dispone che i controlli dell’Ispettorato del Lavoro devono limitarsi solo alla verifica del lavoro totalmente a nero, lasciando perdere tutti gli altri aspetti di irregolarità.

Azzerando completamente una precedente direttiva del marzo scorso che diceva che i controlli dovevano essere fatti “…anche al piano della corretta qualificazione dei rapporti di lavoro (autonomo-subordinato), all’elusione contributiva, al rispetto delle regole in materia di orari di lavoro, all’inserimento lavorativo dei lavoratori disabili, alla disciplina sulle pari opportunità, agli appalti, alla somministrazione di manodopera, ai distacchi, oltre alla materia della sicurezza nei luoghi di lavoro… “, con questa circolare, ora “…il ministero spiega che gli accessi ispettivi dovranno essere concentrati «esclusivamente» alla fattispecie del lavoro nero, senza allargare ulteriormente il campo di indagine ad altre problematiche ispettive, relative alla situazione complessiva dell’azienda controllata… Anche se questa situazione di irregolarità si manifesta nel mancato versamento di contributi da parte del datore di lavoro e nella perdita da parte del lavoratore dei diritti relativi all’instaurazione di un regolare contratto di lavoro” (da Il Sole 24ore del 22/4).
In concreto cosa vuol dire e che comporta?
Le aziende possono tenere lavoratori assunti con contratto a progetto, occasionali, lì dove sono a tutti gli effetti lavoratori subordinati; possono tenere lavoratori che risultano oggi regolarizzati benché abbiano lavorato per mesi, anni a nero; possono tenere lavoratori a part time benché lavorino a tempo pieno; possono far fare straordinari senza neanche registrarli e pagarli; possono non versare i contributi per i lavoratori; possono non garantire i salari previsti dai CCNL, possono non pagare 13°, 14°, assegni familiari; possono impedire che i lavoratori usufruiscano di ferie, riposi; possono dare ‘buste paga’ irregolari; possono fare discriminazioni verso le lavoratrici; possono violare la normativa sugli appalti; ecc. ecc.
e non succederà loro nulla di nulla; non verranno sanzionate.

I diritti essenziali dei lavoratori diventano “secondari” (“Quanto alle altre questioni che riguardano «la situazione complessiva dell’azienda verificata», vanno in secondo piano…”) (idem); il Ministero viola apertamente le leggi e si fa portavoce dei padroni che dicono che dovrebbero essere “ringraziati” per il solo fatto che non hanno lavoratori a nero, tutto il resto è optional, è un di più…
Questa direttiva è di fatto l’applicazione in tema di controlli della “liberalizzazione”, cioè del via libera alla violazione dei diritti sanciti dalle leggi, portata avanti dal piano Marchionne. Essa vuole esplicitamente tutelare le grandi aziende, dove il fenomeno del lavoro completamente sommerso non c’è solo perché il lavoro “sporco” viene scaricato sull’appalto e il subappalto; mentre ci sono tutte le altre violazioni, in primis quelle alle norme di sicurezza, sugli orari, riposi, ecc.

Ma la cosa più grave riguarda gli effetti di questa direttiva sulla sicurezza del lavoro. Gli ispettori anche nei cantieri edili dovranno chiudere un po’ gli occhi di fronte a violazioni delle norme di sicurezza che troppo spesso provocano la morte dei lavoratori e in particolare negli ultimi tempi dei lavoratori immigrati.
Sarà un caso, ma la direttiva del Ministero del lavoro sembra indirettamente una risposta anticipata, alla sentenza sulla Thyssen. A fronte di una sentenza che dice che i padroni sono colpevoli di omicidio doloso per la mancanza dei sistemi di sicurezza; il governo dice che non solo i padroni non sono colpevoli, ma non vanno neanche controllati e sanzionati! Oggi con questa direttiva se venisse fatto un controllo in un’azienda tipo Thyssen, dove i problemi non sono certo i lavoratori in nero ma ben altri, l’azienda ne uscirebbe “pulita”, regolare!

Il ministro Sacconi presenta questa direttiva come utile a “concentrare quanto più possibile gli interventi su quelle aziende maggiormente a rischio di fenomeni di lavoro sommerso, diminuendo, conseguentemente, gli interventi non produttivi di risultati sotto il profilo dell’efficacia dell’azione ispettiva” (idem); ma la realtà è una aperta indicazione a lasciare in pace le aziende, tanto che subito dopo la circolare aggiunge che in questo modo si evitano “… visite inutili e controlli sovrapposti, che gravano sulle spalle degli imprenditori” (Idem).
Queste affermazioni, tradotte in lettera-circolare agli enti di controllo, fanno, d’altra parte, il paio con le recenti affermazioni di Tremonti secondo cui i controlli fiscali dovrebbero essere limitati perché vi sarebbe un’eccessiva oppressione fiscale nei confronti delle imprese – vale a dire proprio lì dove si concentrano già i più significativi sgravi fiscali e/o dove c’è in varie forme l’evasione fiscale più pesante.
La Marcegaglia subito plaude: “…in Italia ci sono troppi enti, più di dieci, da Equitalia alle Asl, fanno controlli sovrapposti, rendono difficile la vita delle imprese” (idem). E chiede in questo senso al governo l’approvazione subito del decreto sulle “semplificazioni”, che tradotto vuol dire “basta controlli”.

Ma, per fortuna, a fronte di ispettori che già prima di questa direttiva chiudevano uno o tutte e due gli occhi, come, per tornare al tragico esempio della Thyssen, gli ispettori della Asl, ve ne sono altri che "boicottano" di fatto la linea del Ministro Sacconi, continuando a controllare ogni violazione ai diritti di legge e contrattuali dei lavoratori.
Ma questi ispettori devono essere molti, ma molti di più e devono anche dare battaglia aperta al governo Berlusconi, primo violatore delle leggi, e della Costituzione.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
ISPETTORATO DEL LAVORO - TARANTO

Nessun commento:

Posta un commento