mercoledì 1 febbraio 2023

pc 1 febbraio - Bombe nucleari NATO in Italia: l'imperialismo USA e il governo e parlamento italiano complici a tappe forzate ci trascinano nell'escalation bellica

Davanti alle Basi della morte diventa sempre più necessaria la mobilitazione del movimento contro la guerra interimperialista


 osservatoriodiritti

di Giorgio Beretta

30/1/2023

Rischio nucleare Italia: le nuove bombe a Ghedi e Aviano

Stanno per arrivare dagli Stati Uniti anche a Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) le bombe nucleari di “nuova generazione” B61-12. Sostituiranno le vecchie B61-11 dislocate da anni nelle basi militari in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia e Italia nell’ambito della cosiddetta dottrina del nuclear sharing,

la “condivisione nucleare” della Nato.

Vengono definiti “ordigni nucleari tattici”, ma non sono meno pericolose delle “bombe nucleari strategiche” presenti negli arsenali di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord.

La “potenza regolabile” della nuove B61-12 varia da 0,3 a 50 chilotoni, cinque volte superiore alla bomba di Hiroshima. Ma – segnalano Rete Pace e Disarmo e Campagna Ican – possono esplodere sotto la superficie terrestre aumentando così la loro capacità distruttiva fino a raggiungere l’equivalente di un’arma a scoppio in superficie con una resa di 1.250 chilotoni, cioè circa 83 bombe come quella usata a Hiroshima.

Oggi l’Italia è un possibile bersaglio nucleare

Tutto questo rende Ghedi e Aviano, ma di riflesso anche Brescia e Pordenone, possibile bersaglio nella guerra nucleare. Una eventualità oggi non più così remota: in questi mesi le autorità russe hanno manifestato la possibilità di impiegare bombe nucleari tattiche in Ucraina.

Per tutta risposta, l’amministrazione di Joe Biden ha deciso di mantenere in vigore la possibilità di utilizzare per primi gli ordigni nucleari, rinunciando così ad introdurre la regola del No first use. Non solo: il rapido mutamento dello scenario mondiale sta portando a giustificare anche l’uso preventivo delle armi nucleari per difendere quello che i vertici americani ed europei definiscono l’“ordine basato sulle regole”.

Le bombe nucleari, anche quelle “tattiche”, non possono quindi più essere considerate uno strumento di mera deterrenza, ma espongono le popolazioni dei territori in cui sono stoccate ad essere bersagli del “primo colpo” o di ulteriori ritorsioni.

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