Il riconfermato segretario della Cgil del Piemonte: «Il sindacato deve gestire l’agenda economica»
«Non ho invitato al nostro congresso i top manager di Michelin e di Lavazza e il vicepresidente degli industriali torinese perché sono diventato capitalista. Ma perché credo che il sindacato non può limitarsi a gestire gli effetti delle crisi ma deve diventare protagonista dell’agenda economica e sociale di un territorio». Giorgio Airaudo oggi sarà riconfermato segretario regionale della Cgil del Piemonte.
Una
scelta inusuale aprire un congresso della Cgil ospitando i top
manager.
«Tutt’altro. Prima abbiamo parlato di pace con
Luciana Castellina e di lavoro con i delegati. I top manager erano
lì con noi perché non ci sono più luoghi dove poter stabilire
un’agenda comune di lavoro».
In
che senso mancano i luoghi di dibattito?
«Un tempo
c’era Fiat che regolava e gestiva tutto. Poi certe rotte venivano
disegnate nei salotti. Oggi in Piemonte non c’è più niente. I
problemi sono tanti dobbiamo trovare il modo di affrontarli e
risolverli assieme».
Le
aziende poi puntano sulla flessibilità.
«Questa è
un’emergenza da molti anni. In Italia abbiamo 45 modalità
contrattuali di ingresso nel mondo del lavoro, in Spagna ne hanno
ridotte a due e infatti creano posti di lavoro. Madrid, tra l’altro,
ha appena adeguato gli stipendi al costo della vita, alzando i
salari dell’ 8 percento. Noi non riusciamo neppure a gestire la
crisi sanitaria».
Servono più investimenti pubblici? «Senz’altro. La sanità piemontese è allo stremo. Siamo riusciti con una fatica estrema a stabilizzare un migliaio di infermieri ma è troppo poco soprattutto per una regione che invecchia rapidamente».
Infatti
oggi Cgil parla più di sanità che di Mirafiori. È un segno dei
tempi?
«Abbiamo parlato anche di Mirafiori. Ho chiesto
lumi al governatore Alberto Cirio sull’accordo tra Regione e
Stellantis sul Recycling hub della fabbrica torinese. Si tratta di
un accordo riservato di cui non sappiamo nulla. E tra l’altro da
cui il sindacato è stato, inaspettatamente, escluso».
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