Questo passo in avanti è stato senz’altro l’assemblea del 28 gennaio contro la guerra promossa dai lavoratori portuali del CALP di GE, molto partecipata, con compagni provenienti dal sud (Taranto), dalla Sardegna, dal centro (Roma), dal nord (Pisa, Livorno, Firenze, Padova, Bergamo). L’appello dei portuali per una mobilitazione nazionale il 25 febbraio, ad un anno dall’inizio del conflitto bellico imperialista in Ucraina, ha portato ad un dibattito e alle decisioni su come dare continuità all’opposizione alla guerra. E’ stato deciso una giornata di lotta nazionale, a Genova ci sarà una manifestazione con un corteo che punterà ad entrare nel Porto, e che la mobilitazione sarà sostenuta dalla proclamazione dello sciopero nei porti promosso dall’USB e che, chi non potrà venire a Genova, promuoverà iniziative a livello locale in questa giornata.
Per noi, proletari comunisti che abbiamo partecipato e siamo intervenuti in assemblea, l’iniziativa dei portuali del 25 rimette al centro la battaglia giusta e centrale che veda i lavoratori protagonisti di questa mobilitazione con l’azione diretta di contrasto alle navi (così come è stato fatta negli aeroporti come a Pisa) che trasportano armi dirette nelle zone di guerra e con lo sciopero che parte dai porti. Questo strumento di lotta è un’indicazione da seguire anche per tutte le realtà sindacali, in opposizione ai confederali che sono parte del fronte di conciliazione con le scelte di guerra dei governi,
ieri Draghi e oggi Meloni. Dobbiamo lavorare per questo, gli “scioperi generali” dei sindacati di base sono stati assolutamente isolati e controproducenti, autoreferenziali, che hanno portato persino alla spaccatura del corteo del 3 dicembre a Roma.Noi pensiamo che sia uno strumento di lotta utile da estendere nei luoghi di lavoro la mozione operaia contro la guerra che, come sindacato Slai cobas sc, è stata firmata dagli operai dell’Acciaierie Italia di Taranto, della Fincantieri di Palermo, dalla Marcegaglia di Ravenna, della Dalmine di Bergamo e che stiamo diffondendo in altre fabbriche, che porta gli operai a schierarsi nella lotta contro gli imperialisti in guerra e, per quello che riguarda gli operai italiani, l’opposizione al nostro governo, al nostro imperialismo.
L’assemblea dei portuali di Genova ha avuto come dato positivo oltre alla partecipazione anche l’attenzione verso i nostri interventi che hanno da un lato portato il lavoro, piccolo ma concreto, con al centro le fabbriche e la questione delle basi a Taranto.
Nello stesso tempo non riteniamo che serva il movimentismo/scadenzismo promosso dal collettivo GKN e dall’area solidale di “convergere per insorgere” (CPA-FI) dove è annacquata la direzione operaia di un movimento di classe.
Alla fine dell'assemblea un operaio del Calp, antifascista, che era stato a Bergamo anche per FN, ci ha chiesto un parere su come era andata l’assemblea, questa è stata l’occasione per condividere la necessità di coinvolgere gli operai anche delle altre fabbriche, ad esempio quelli dell’Ilva dove hanno contatti, e dell’utile strumento della mozione operaia per discutere sulle ragioni della guerra inter imperialista e della opposizione proletaria.
L’assemblea del 28 a Genova ha avuto anche il merito di portare avanti la costruzione dell’unità del movimento di opposizione alla guerra, dai lavoratori agli studenti, dagli antimperialisti agli antimilitaristi ai pacifisti.
Mentre la riduzione antimilitarista con la parola d’ordine “boicottiamo la guerra”, non vede il carattere dell’imperialismo, dell’azione specifica del nostro imperialismo e del nostro governo, al servizio della borghesia imperialista italiana. Non si tratta solo di effetti economici sulle masse ma degli effetti politici reazionari verso la formazione di un regime: il fascismo porta guerra, la guerra porta fascismo. Dobbiamo rafforzare la lotta politica contro il nostro imperialismo, per la sconfitta del nostro imperialismo., vedendo il passo in avanti del governo Meloni e del moderno fascismo.
Le posizioni pacifiste e antimilitariste poi da sempre hanno anche il limite di non vedere il legame con le lotte armate dirette dai comunisti maoisti, con le rivolte popolari, che sono la sostanza dell’internazionalismo proletario.
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