domenica 29 gennaio 2023

pc 29 gennaio - Africa: la bomba del debito, ovvero l’imperialismo degli “Stati falliti”

 

Nel 2019 il Fondo monetario internazionale consacrava l’ascesa del Ghana, l’economia «a più rapida crescita del mondo» … Nel dicembre 2022, con tre anni di pandemia alle spalle …: terzo Paese africano finito in default dall’inizio dell’emergenza Covid”.

A proposito di fallimenti, se il FMI dovesse essere valutato per le sue previsioni sarebbe fallito da tempo! Ma qui non si tratta di capacità di previsione del FMI, ma come si sa dell’intervento di questo organismo finanziario internazionale nelle mani dell’imperialismo, che con le sue analisi interessate trasmette piuttosto i suoi “desideri”.

Il tipo di intervento classico è quello dello “scambio” tra prestiti e obbligo di ristrutturazione economica e politica interna al Paese che di regola si trasforma in taglio alla spesa pubblica per pensioni, sanità, scuola ecc. con forte peggioramento delle condizioni delle masse popolari; in questo caso ce lo spiega in parte anche questo articolo del Sole 24 Ore del 22 gennaio che riporta le affermazioni stesse del FMI che pochi giorni prima del “fallimento del Ghana” aveva accordato un prestito da 3 miliardi di dollari per tenere a galla la sua economia…  e insieme al Ghana c’è lo Zambia nel 2020 e il Mali nello stesso 2022… ma nel complesso, secondo “una ricognizione del Chatham House, un think tank britannico”: “I Paesi africani nell’una o nell’altra situazione sono 22”.

“In valore assoluto – dice il quotidiano di Confindustria - la mole debitoria è lievitata di cinque volte fra 2000 e 2020, toccando i 696 miliardi di dollari nell’anno di esplosione del Covid: una cifra che supera, da sola, il Pil aggregato di 40 economie africane.” Su 54 paesi complessivi.

Che questo debito sia “insostenibile” ce lo dice lo stesso FMI e l’altro organismo nelle mani dell’imperialismo, la Banca Mondiale: “Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale stimano che il 60% delle economie a basso reddito si sobbarchi, già oggi, un debito insostenibile o prossimo a diventarlo in tempi stretti”.

Quali paesi imperialisti hanno nelle mani questo debito?

“La Cina ne detiene una fetta pari al 13%, secondo un’elaborazione del centro studi Bu Global Development Center. Un altro 15% va in debiti bilaterali, il 12% a banche commerciali, il 27% in obbligazioni sul mercato e il 32% in prestiti contratti con istituzioni multilaterali.” Condizioni che “ … fanno temere una girandola di insolvenze in tempi rapidi. Il debito pubblico di Sudafrica, Costa d’Avorio e Kenya è dato in aumento rispettivamente di 14,1, 17,6 e 10,3 punti percentuali rispetto al Pil nel triennio concluso nel 2022, rileva Chatham House. Ora, aggiunge, c’è il rischio che «la situazione debitoria possa peggiorare ancora nel 2023».”

Peggio di così? Certo, visto che l’intervento dei paesi imperialisti, Stati Uniti, Italia, Francia, Spagna, Germania, Cina, Russia… non si limita al fattore “economico” che significa alimentare la monocoltura, la corruzione della borghesia compradora, le guerre interne in corso (anche qui per interposta persona) con relativa spinta alle spese militari, presenza militare straniera, imponente emigrazione interna e verso i paesi imperialisti… e in questo caso straparlare di emigrazione dall’Africa senza tenere conto di queste condizioni oggettive, dell’oppressione dell’imperialismo, significa non capire di che si parla…

A queste “cause” si aggiungerebbero ancora gli “stessi fattori che tengono sotto scacco l’economia mondiale” e cioè “guerra in Ucraina” “inflazione e rialzo dei prezzi energetici e alimentari” e relativa “crisi di insicurezza alimentare che incombe sul oltre 140 milioni di persone” e ancora il “rafforzamento del dollaro che ha provocato l’aumento” degli interessi sul debito che in Nigeria, come “rapporto fra le spese per il ripagamento del debito e le entrate da export, il cosiddetto debt service ratio, è volato oltre il 102% nel 2022.” Insomma, non bastano nemmeno tutte le entrate da esportazione di petrolio, di cui la Nigeria è uno dei principali produttori, per ripagare il debito!

Il quadro complessivo del disastro in corso è chiaro! A questo punto ci si dovrebbe chiedere come faranno questi paesi a uscire dal disastro, e invece la domanda che si fa il giornalista del Sole24Ore è “quali saranno i prossimi Paesi a scivolare in default. Pangea-Risk, una società di intelligence, prevede che almeno sei paesi della regione subsahariana saranno chiamati a ristrutturare il proprio debito entro il 2024, un elenco che include anche grandi nazioni come il Kenya e la stessa Nigeria. A Nord del Sahara l’Egitto, il paese più popoloso dell’Africa settentrionale, è zavorrato da quasi 158 miliardi di dollari in debito estero e sta contrattando con il Fmi un pacchetto di finanziamenti da 5-6 miliardi di dollari.” Ma non è finita qui, perché addirittura “Altri scenari sono anche più tranchant … L’agenzia di rating S&P identifica quattro economie africane, sulle 24 sotto la propria lente, «vulnerabili» al default nel 2023 (Burkina Faso, Congo-Brazzaville, Etiopia e Mozambico), allineandosi alle due che hanno già subito la stessa sorte (Ghana e Zambia: il Mali è fuori dai radar di S&P). Allargando la valutazione ad altri criteri, il totale dei casi in bilico può moltiplicarsi ad almeno 18 paesi incapaci di onorare i propri debiti.” Che "Solo tra 2022 e 2024, secondo Pangea-Risk, andranno in scadenza debiti per 185 miliardi di dollari. Se le dimensioni del problema sono chiare, non lo è la via per attutire l’impatto di una crisi che può travolgere anche più Paesi di quanto non siano già finiti sotto osservazione.”

Ma una sua “soluzione” l’imperialismo la trova! “Una soluzione invocata – continua l’articolo - è il debt relief, il condono parziale o totale che alleggerirebbe il carico debitorio sulle spalle di economie ancora più urtare dalle turbolenze internazionali.”

E non si tratterebbe affatto di novità, visto che è una manovra già adottata nel passato, e che non ha risolto né poteva risolvere i problemi dei paesi oppressi dall’imperialismo! Anzi, è una manovra per tenere imbrigliati e legati a sé questi Paesi che così continuano a fornire soprattutto materie prime a basso costo!

Ma chi dovrebbe “alleggerire” il debito? “Gli occhi sono puntati sulla Cina, ma una manovra di impatto richiederebbe un’intesa fra Pechino e le istituzioni occidentali che detengono quote di debito anche maggiori. Il meeting dello scorso dicembre fra Fmi, Banca Mondiale e Cina si è chiuso con spiragli di ottimismo” ma, come dice la presidente del FMI, Kristalina Georgieva, “non si sono registrate accelerazioni o ipotesi nette sull’emergenza.”

Tutto l’ottimismo imperialista finisce nella possibilità di una “piattaforma per affrontare «sistematicamente» le questioni del debito, tratteggiando un «ruolo attivo della Cina», oltre a una spinta più robusta sul Common Framework del G20: un’iniziativa del club delle economie ricche per fornire soluzioni ai Paesi poveri che si ritrovano sulle spalle debiti in sofferenza.” È per tutto questo che la bomba che potrebbe scoppiare non è solo quella del debito! L’imperialismo produce “stati falliti”

Insomma, “La strada è lunga” dice il Sole24Ore: «Ci vorrà tempo, una certa fortuna [proprio così!] e il sostegno degli stessi creditori attuali…” cioè degli stessi paesi imperialisti (che si “accorgono” di questi Paesi quando non possono più pagare gli interessi sui prestiti) ma che si sforzeranno perché alla fine “l’Africa è un’opportunità enorme”.

I proletari e le masse popolari dell’Africa devono trasformare questa “opportunità enorme” per i propri interessi di classe perché “le stesse cause economiche e sociali che spingono gli imperialisti a guerre di rapina, diventano condizioni materiali invivibili, insopportabili per gli schiavi del capitale, condizioni materiali per la ribellione dei proletari, dei popoli, delle nazioni e dei paesi sfruttati e oppressi dai monopoli e dai paesi imperialisti.”

E ancora una volta è necessario ricordarci che “Spetta al Movimento Comunista Internazionale portare loro la coscienza rivoluzionaria, organizzare e trasformare le ribellioni in lotta rivoluzionaria contro il nemico comune: il sistema capitalista mondiale di oppressione e sfruttamento.” (Dichiarazione internazionale e internazionalista - https://proletaricomunisti.blogspot.com/2023/01/pc-18-gennaio-dichiarazione.html#more)

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