La propaganda martellante dei politici di turno, sia a livello europeo che dei vari singoli Stati, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, sulla guerra interimperialista attualmente in corso in Ucraina, diffonde l’idea che con la Russia, paese che ha invaso un paese indipendente, non si può avere a che fare, anzi che bisogna mettere in pratica sempre più sanzioni economiche. La realtà però, anche se si cerca di confinarla in qualche articolo dal titolo ingannevole, ce la dice per esempio, il Sole 24 Ore di oggi, che fa il punto sui carburanti, dal gas al diesel, perché preoccupato dell’aumento dei prezzi!
Il titolo del pezzo che vuole sembrare neutrale è: “Diesel, prezzi lanciati verso mille
dollari per tonnellata” ma leggendo leggendo si viene a sapere subito che la vendita dei
carburanti da parte della Russia a tutta l’Europa dall’inizio della guerra non
si è mai fermata: “Nonostante le sanzioni e lo sdegno per la guerra in
Ucraina, l'Europa [quanta sensibilità!, ndr] ha addirittura accelerato
gli acquisti da Mosca sul finire del 2022.” E “Solo a gennaio, con
l'embargo ormai dietro l'angolo, c'è stata una relativa frenata: nei
primi 18 giorni del mese Ue, Regno Unito e Norvegia hanno importato in
media 448mila barili al giorno di diesel russo e prodotti assimilati…”
E il quotidiano continua, probabilmente mentre si tura il
naso: “In vista dell'estensione dell'embargo Ue - che dal 5 febbraio fermerà
anche l'importazione di prodotti raffinati dalla Russia”… in vista delle
nuove sanzioni, cioè, qual è la preoccupazione principale del quotidiano dei
padroni? Non certo quella che in questo anno ci sono stati, e continuano ad
esserci, morti e distruzioni, ma quella del prezzo!
“… le quotazioni di riferimento del gasolio europeo si
stanno di nuovo surriscaldando, con frequenti puntate questa settimana oltre la
soglia psicologica dei 1.000 dollari per tonnellata.” Ma
ciononostante i padroni sono ottimisti: “Dovremmo farcela” dicono, anche se “a
caro prezzo.”
Il caro prezzo riguarda le masse, come conferma senza
problemi lo stesso quotidiano: “Per il diesel in Europa si profila una
situazione simile a quella del gas: fare a meno della Russia non ci lascerà a
secco, ma comporterà costi più alti, che - salvo misure di compensazione
da parte dei governi - finiranno sulle spalle dei consumatori, alimentando
l'inflazione.”
Che cosa contribuisce a questo aumento? “… ad accentuare le
tensioni sul mercato c'è l'interruzione delle consegne da alcune grandi
raffinerie francesi, legata all'ondata di scioperi contro la riforma
delle pensioni.” È la conferma, per chi non se ne accorgesse, di quanto incide
la lotta di classe! “Ma sullo sfondo ci sono altri fattori rialzisti, che
purtroppo sembrano avere carattere strutturale.” Gli “altri fattori”
riguardano i nuovi venditori di diesel.
“L'Europa acquistava dalla Russia oltre il 40% delle
forniture di gasolio, carburante per cui non è autosufficiente: una dipendenza
difficile da superare. Oggi molti analisti si sono convinti che ce la
faremo senza soffrire carenze nemmeno nel breve termine (un esito che fino a
poco tempo fa sembrava tutt'altro che scontato), ma l'emancipazione da Mosca
comporterà spese maggiori perché dovremo rivolgerci a fornitori più lontani,
mettendoci in competizione se necessario con altri acquirenti. Proprio come sta
accadendo con il gas.”
La Russia, ricorda lo scribacchino dei padroni, è molto
conveniente! “Mosca copre tuttora il 27% delle importazioni (1,69 milioni di bg
in tutto) ma la quota - osserva S&P Global - si è ridotta dal 46% di inizio
2021, benché il diesel russo sia ormai venduto con sconti fino a 130 dollari
per tonnellata rispetto alle forniture di origine diversa nel Nord
Europa.”
Queste forniture a prezzi molto più alti arrivano dalle “potenze
petrolifere mediorientali: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kuwait [che] stanno
avviando grandi e moderne raffinerie, ben posizionate per servire l'Europa.”
Ma anche dagli “Stati Uniti, su cui però potremo contare solo fino a un
certo punto: ci sono difficoltà di rifornimento anche all'interno degli Usa,
specie sulla costa orientale, e bisogna vedere se l'America Latina vorrà e
potrà importare diesel russo, "lasciandoci" quello a stelle e
strisce.”
In questo scontro generale non poteva mancare la Cina! “che con
grande tempismo sta accelerando l'export di carburanti”, per tutto questo “Difficilmente
avremo un sollievo dai rincari. Anzi, gli analisti prevedono il
contrario.” “Sui mercati all'ingrosso «ci aspettiamo che i prezzi del
diesel salgano in Europa, con una sorta di impennata tra febbraio e marzo»,
per i “margini di raffinazione” il 470% in più rispetto alla media
dell'intero 2021.”
“In attesa che il mercato trovi un nuovo equilibrio…” E
anche questo è ottimismo imperialista! Questo cosiddetto equilibrio dovrebbe
sembrare a chiunque un po’ difficile, con una crisi e una guerra interimperialista
in corso e un avanzamento ogni giorno di più verso una guerra mondiale… anche
perché nel sistema capitalista-imperialista, la produzione delle merci è
anarchica e concorrenziale per definizione.
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