domenica 22 gennaio 2023

pc 22 gennaio - Il Mediterraneo allargato è il Mare nostrum per il governo Meloni: l'espansionismo imperialista italiano oggi in Algeria ed Egitto


"Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo" (Meloni nel discorso di insediamento in Parlamento)

Sulla linea tracciata dai precedenti governi, in particolare quello Draghi, e con la "benedizione" del Consiglio Supremo della Difesa, il governo Meloni è in Africa che posiziona gli interessi dell'imperialismo italiano, in quell'area geopolitica che chiamano Mediterraneo allargato, già carica di crescenti tensioni, riguardanti anche la guerra in Ucraina, con movimenti aereonavali, con gli scontri politici sui confini marittimi, con le alleanze storiche rimesse in discussione tra potenze e regimi reazionari, e la necessità per gli stati imperialisti europei, Italia in testa, di controllare le forniture delle risorse energetiche e impedire le partenze dei migranti. 

L'espansionismo dell'imperialismo italiano trova oggi la sua rappresentazione in un personale politico - quello del governo Meloni - che ha come riferimento ideologico l'esperienza storica del ventennio fascista e che oggi interpreta in forma moderna nella gestione dei rapporti semicoloniali nell'area di quello che il fascismo storico, anche in quel caso in continuità con la politica imperialista dei governi liberali, ha chiamato "Mare nostrum". 

Il "piano Mattei" per l'Africa.

Domani la stessa Meloni visiterà l'Algeria, il più grande esportatore di gas naturale dell’Africa, assieme ai rappresentanti dell'ENI, cioè in nome e per conto del colosso capitalista ispiratore della politica espansionistica della borghesia italiana. L'Algeria di Tabboune ha una posizione contraddittoria

rispetto ai rapporti con le altre potenze imperialiste: non solo relazioni con USA e UE ma anche con la Cina (i due Paesi hanno firmato un secondo patto di cooperazione strategica quinquennale) e la Russia (fornisce circa l’80% delle armi). 

Meloni aveva già citato l'Algeria, la nazione che ha chiamato "fulcro" del "Piano Mattei" nel suo discorso di insediamento di fine ottobre alla Camera. Il riferimento a Mattei in quanto fondatore dell' ENI, Meloni lo agita in termini nazionalisti, come figura di riferimento delle politiche imperialistiche italiane verso il Mediterraneo, che ha conquistato lo spazio per l'ENI nello scontro con il cartello delle "7 sorelle" - multinazionali petrolifere che hanno dominato il mercato del petrolio dal dopoguerra agli anni '70. Il "piano Mattei" è sempre di natura di dominio imperialista anche perchè riguarda anche la formazione della classe compradora algerina avvenuta nelle scuole dell'ENI, appunto, intitolate a Mattei a San Donato Milanese. Quali garanzie e contributi il governo Meloni, in piena contesa interimperialista mondiale, nel pieno di una guerra al confine con la Russia dalle conseguenze sempre più preoccupanti, con il problema per i paesi imperialisti non certo delle morti e delle distruzioni ma del controllo/approvvigionamento delle risorse energetiche, in questo contesto quali garanzie e contributi potrà mai dare l'Italia imperialista rappresentata dal governo Meloni al paese africano, nei cui confronti straparla di politica italiana non  «predatoria, ma collaborativa» e rispettosa dei reciproci interessi? Di certo con Mattei i profitti li faceva l'ENI e con il governo Meloni i profitti saranno sempre dell'ENI.
Assieme all'ENI, in Algeria è presente la Fiat del gruppo Stellantis.

Meloni incontrerà il presidente Tebboune, responsabile della repressione e della violazione dei diritti umani, che nega la libertà di manifestare all'opposizione politica e reprime l'attività sindacale, criminalizza i giornalisti indipendenti, tortura nelle carceri con sparizioni e morti. 

Italia-Egitto

Dopo la Turchia e la Tunisia, il ministro Tajani è al Cairo per rafforzare legami con il boia Al Sisi sui respingimenti dei migranti e l'approvvigionamento energetico: “Egitto e Turchia sono due grandi Paesi che hanno un’influenza in Libia e sono Paesi di transito, e hanno poi problemi di immigrazione e bisogna trovare una soluzione comune”, ha affermato. La strategia italiana consiste nel “coinvolgere i Paesi che sono determinanti per la lotta all’immigrazione illegale.....Se risolviamo il problema Libia risolviamo il problema immigrazione illegale e quello energetico”. Anche in questo caso il rappresentante del governo italiano non manifesterà alcun interesse per ottenere giustizia per Regeni, per il caso Zaki e per la violazione dei diritti umani in Egitto perchè l'imperialismo italiano deve “avere relazioni diplomatiche con un Paese così importante”

Sempre l'ENI è in prima fila per i profitti in Egitto. Nel 2015 ha effettuato la più grande scoperta di gas mai realizzata in Egitto e nel Mar Mediterraneo, ovvero il giacimento di Zohr, all’interno della concessione Shorouk, a circa 190 chilometri a nord della città di Port Said. Il 13 aprile scorso Eni ed Egas hanno firmato un accordo quadro per massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di Gnl e il 25 agosto il Governo ha assegnato in prima approvazione a Egas ed ENI l’area di ricerca offshore di idrocarburi el Arish. Di recente, a inizio gennaio, ENI ha annunciato una nuova importante scoperta di gas nel pozzo esplorativo Nargis-1, nella concessione “Nargis Offshore Area”, nel Mar Mediterraneo orientale, al largo dell’Egitto.

Tra gli altri investitori presenti in Egitto, secondo quanto emerge dal portale Infomercati esteri, ci sono: Banca Intesa Sanpaolo (fra i primi investitori italiani in Egitto, ha acquisito nel dicembre 2006, per 1,6 miliardi di Euro, l’80 per cento del capitale della Bank of Alexandria); Maire Tecnimont; Ansaldo Energia; Ac Boilers; Danieli (acciaierie); Cotonificio Albini e Filmar (produzione di filati e tessuti); Ita Airways, Leonardo e Saipem (fonte Agenzianova).

In questo quadro si inserisce la cooperazione con lo stato nazisionista israeliano, servo fedele degli interessi dell'imperialismo USA. Siccome il nuovo governo italiano si muove nella stessa linea atlantista, Meloni sta preparando il terreno per la visita in Israele ed incontrare il nuovo governo di Benjamin Netanyahu di estrema destra. In questo quadro il 18 gennaio Crosetto ha incontrato l’ambasciatore israeliano Bar, e rafforzato legami sulla cooperazione in ambito militare, su guerra in Ucraina e sul Mediterraneo allargato. 

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