È questa la sostanza del “suggerimento” “rivolto dal National Institution for Nutrition dell’Egitto ai cittadini, scatenando le ire di un paese stremato da una crisi economica alimentare sempre più profonda” (Il Sole 24 Ore di ieri) e somiglia alla famosa frase attribuita alla regina francese: “se non hanno pane, mangino brioche”!
Insomma, in quanto a cinismo l’Egitto del dittatore Al Sisi
fa il paio con la battuta della Lagarde sulla Cina, per limitarci a questi due
esempi!
L’Egitto è un paese praticamente al collasso economico, come
quasi tutti i paesi africani: “L'inflazione – dice l’articolo - nei contesti
urbani è volata oltre il 21% nel dicembre 2022, un picco che non si toccava dal
2017, scaricandosi anche sui prezzi di un alimento essenziale come il pollo.
Secondo dati riportati da Cnn, il costo a chilogrammo è cresciuto
dall'equivalente di 1,9 dollari nel 2021 a 2,36 dollari nel 2022.” Laddove in
questi paesi, dove le rivolte per il pane sono frequenti, ogni centesimo in più
significa appunto non riuscire nemmeno a comprare da mangiare.
Ma la classe dominante egiziana non trova meglio da fare che
lanciare un “appello a virare su un prodotto che viene considerato poco più di
uno scarto, una umiliazione che infiamma ancora di più le tensioni
sull'emergenza fame.”
“Il governo – continua il quotidiano dei padroni - sta cercando
di correre ai ripari e ha annunciato che venderà pagnotte a prezzo scontato
ai cittadini che non beneficiano già del suo programma di sussidi sul pane, esteso
a 70 milioni di egiziani su 104 milioni complessivi (circa il 70% della
popolazione) … Oggi un terzo della popolazione del paese vive già sotto la
soglia della povertà. Altre stime alzano ad almeno il doppio la fascia di
cittadini a rischio.”
Ma il popolo egiziano, che ha una classe operaia importante,
ha già mostrato in passato che davanti a condizioni di vita sempre più
impossibili, ci si può, e ci si deve rivoltare…
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