Da Pressenza
Il carcere Lorusso e Cutugno, in cui le detenute sono in sciopero della fame dal 24 agosto e i detenuti delle sezioni dall’1 all’8 del blocco B sono in “sciopero del carrello”, non è più l’unica struttura detentiva torinese ad avere persone detenute che rifiutano il cibo.
Si tratterebbe di 29 persone di origine tunisina, in età molto giovane, in arrivo da Lampedusa, “smistati” ad Agrigento, che avrebbero fatto richiesta di asilo in Italia. Qualcuno avrebbe significativi problemi di salute.
Questi ragazzi di origine tunisina sono arrivati recentissimamente, alcuni addirittura il 28 agosto, a Lampedusa. Al Cpr di Torino sono stati trasferiti per lo più direttamente dalla Sicilia, c’è qualche persona trasferita dalla provincia di Imperia.
I decreti di respingimento, nel caso di questi ragazzi, sono quindi stati disposti dalla Questura di Agrigento e dalla Questura d’Imperia, che ricordiamo, è quella che ha disposto il respingimento di Moussa Balde, di fatto non respingibile perché guineiano: la Guinea Conakry non accetta persone respinte. Moussa Balde si è tolto la vita proprio nel CPR di Torino il 25 maggio 2021.
La celerità con la quale sono stati disposti i respingimenti, che implicano il rimpatrio forzato e la detenzione nel CPR, è fonte di preoccupazione per l’Autorità di garanzia torinese e non solo. Il Testo Unico sull’Immigrazione (D.L. 286/98 e successive modificazioni) prevede degli strumenti di garanzia, un’eccessiva celerità di procedure può compromettere la corretta valutazione dello stato delle persone e quindi dell’effettiva idoneità ad ottenere la possibilità di vivere in Italia tramite gli strumenti di protezione internazionale previsti.
Si sta tornando quindi ai 2 voli charter settimanali per Tunisi, facilitati dagli accordi di
rimpatrio con la Tunisia. A quelle che vengono definite, con preoccupazione, “porte girevoli”.Da notizie che ci giungono da fonte riservata risulta che queste persone non sono state informate sulla possibilità e modalità di accesso alla domanda di asilo. Garanzia primaria e ineludibile dell’Ordinamento italiano ed europeo, ma queste denunce, che lo Stato di fatto – le denunce non cessano – continua a lasciar cadere inascoltate, arrivano da tempo e da più parti. A tutti gli effetti una lesione dei diritti, oltre che un’inosservanza di leggi e norme da parte dello Stato stesso.
Le richieste di asilo sono state formalizzate a Torino e all’interno del CPR, questo implica che fino ad eventuale pronunciamento della Commissione Territoriale, organo deputato a decidere sull’idoneità della persona ad avere la protezione internazionale, la detenzione verrà prorogata e le persone, nonostante la richiesta di asilo, continueranno ad essere private della libertà personale nella struttura detentiva per stranieri da rimpatriare di Torino.
Cade anche la retorica diffusa da talune veline delle forze dell’ordine, le quali affermano che la maggior parte delle persone detenute nei centri per rimpatri sono persone colpevoli di aver commesso gravi reati sul territorio italiano. E’ di tutta evidenza che la vicenda di questi ragazzi, vicenda di natura tutt’altro che eccezionale, smentisce questa retorica.
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