domenica 25 settembre 2022

pc 25 settembre - Con la rivolta delle donne che sono alla testa delle masse in Iran contro il regime


“Pane, lavoro e libertà” assieme a “donna, vita e libertà”, “morte al dittatore”: sono l’imperialismo, i regimi clerico-fascisti, la polizia i “veli cattivi” per le donne e per le masse che opprimono, i "veli" che sono da strappare e da bruciare! 

Il regime fascio-islamico iraniano ha edificato il suo potere, espressione dell'oligarchia religiosa, sottomettendo le donne, privandole di diritti, uccidendole per essersi ribellate all'imposizione dell'hijab. Una politica che non può che essere realizzata dalle classi dominanti solo attraverso il fascismo. 

Mahsa Amini, Jhina in curdo, è stata torturata, picchiata a morte perchè donna, curda, "ribelle" dal punto di vista del regime clerico-fascista che l’ha condannata a morte. Ma quella morte è stata la scintilla di una rivolta in Iran, con le donne che bruciano il velo e si tagliano i capelli per solidarietà ricevendo il sostegno delle masse.

Mahsa non è l’unico caso, è lunga la scia di violenze contro le donne in particolare con l’andata al potere di Raisi. 
Con l’uccisione di Mahsa da parte di Gasht-e Ershad, le "pattuglie della morte" dei fondamentalisti del governo della Sharia, la casta clerico-fascista ha sollevato una pietra che gli è ricaduta addosso. Il nemico per le donne in rivolta non è l’Islam ma il regime clerico-fascista al potere, per cui bruciare una sciarpa non è islamofobia, ma un simbolo di resistenza al dominio dello Stato.

L'imperialismo, che non è mai stato dalla parte delle donne, anzi, l'imperialismo a guida USA ha massacrato il popolo afghano con la scusa di togliere il velo alle donne e ha riportato al potere i talebani, oggi fa finta di indignarsi per la morte di Mahsa in Iran, ma lo fa per destabilizzare l'Iran nella contesa interimperialista contro cui aveva già adottato sanzioni.

Le proteste di questi giorni sono più numerose di quelle delle manifestazioni sui prezzi

del carburante nel 2019, quando Reuters ha riferito che 1.500 persone sono state uccise nel più sanguinoso attacco repressivo della storia della Repubblica islamica.

Il regime da un lato ha scatenato la repressione: la televisione di Stato IRIB dice che le vittime sono solo 35, mentre l'ong Iran Human Rights parla finora di 50 persone rimaste uccise nelle proteste dalla morte della giovane, avvenuta il 16 settembre; dall’altro lato ha aizzato le masse fondamentaliste per contrapporre masse a masse e per deviare l’attenzione verso il classico complotto ordito da forze esterne per legittimare la repressione contro la ribellione montante. Il governo ha convocato manifestazioni a suo sostegno a Ahvaz, Isfahan, Qom e Tabriz. Il generale Azizollah Maleki, capo della polizia della provincia di Guilan, ha annunciato "l'arresto di 739 rivoltosi, tra cui 60 donne".

La rivolta è partita dalle zone curde iraniane, con scioperi, manifestazioni nelle città e nelle università, dall'Università di Teheran all'Università Politecnica, l'Università Emirkebir, l'Università Allama Tabatabaee e l'Università di Isfahan; ha attaccato banche e sportelli bancari; ha colpito i miliziani della Guardia islamica a Orumieh, nel nord-ovest dell'Iran, dove vivono molti dei 10 milioni di curdi iraniani.

Una rivolta che fa paura ai regimi reazionari così come alla falsa democrazia imperialista, una rivolta che può dilagare in Turchia, in Armenia, in Afghanistan, fino alle metropoli imperialiste e che dimostra ancora una volta quanto l’imperialismo e i regimi reazionari al suo servizio siano ostacoli al progresso, offendono le donne, la libertà di scegliere, la dignità, impongono su di esse la secolare oppressione di genere che, assieme alle differenze di classe, ha attraversato tutta la storia dell’umanità.

Liberarsi dall'imposizione fascista del velo è la lotta per la liberazione di tutta la società, stanca di un regime reazionario, corrotto, che ha aumentato la povertà, che alimenta una casta che vive dei profitti del petrolio: armi, nucleare e repressione sono state le politiche dei “mullah” mentre al popolo mancava e manca il pane e la guerra in Ucraina tiene bloccato il grano. Le piogge monsoniche hanno causato inondazioni e smottamenti in tutto l'Iran, lasciando almeno 90 morti e otto dispersi mentre funzionari e politici parassiti si mettevano in mostra facendosi i “selfie alluvionali”, come Alireza Zakani, sindaco di Teheran e membro del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche.

Il fascismo di Stato serve alla stabilità del regime, è la negazione della libertà ed in particolare di quella delle donne, esercita contro di esse la più feroce violenza perchè le odia e odia soprattutto le donne ribelli. La loro ribellione/resistenza, l'autodeterminazione, spezzano il legame di sangue e di stirpe, della patria, della famiglia. L'hijab ha a che fare con il suo uso da parte della casta clericale come strumento ideologico, simbolico e pratico per edificare un regime dove la religione si fa Stato e soffoca la libertà di tutto il popolo. 

La cosiddetta “rivoluzione” in Iran, nata con un programma antimperialista, ha imposto fin da subito il velo alle donne, dalla scuola al lavoro e nella società. E’ stato uno dei primi decreti di Kohemeni al potere, nel 1980, che ha incarcerato, ucciso, fatto espatriare comunisti, minoranze oppresse e oppositori politici nel corso di 44 anni di potere della casta clerico-fascista.

Una rivolta sostenuta dai lavoratori: il sindacato libero dei lavoratori iraniani ha dichiarato in una nota: “Il regime iraniano, che è ostile alle donne e alla libertà, ha cercato di impedire le proteste. L'ombra del regime oppressivo iraniano durato 44 anni ha circondato la società. Questo regime ha diretto la sua rabbia e brutalità sulle donne più di chiunque altro e si è assicurato la sopravvivenza solo attraverso il saccheggio e lo sfruttamento della società”. “Operai delle principali industrie e dei settori manifatturiero, petrolchimico, siderurgico e automobilistico! Sta nelle tue mani porre fine a questo ordine infernale che hanno creato per noi e in cui ogni giorno perdiamo una persona cara. La società e le persone stanno guardando le tue mani, che metteranno fine a questo inferno fermando le ruote di produzione. Il superamento di questo ordine è possibile, in primo luogo, mediante l'unione dei lavoratori e dei lavoratori con altri movimenti sociali in lotta per la libertà. E ciò richiede uno scontro finale con l'ordine esistente”, ha affermato il sindacato, esortando le masse a porre fine al regime.

In Italia la notizia non trova spazio sui giornali dei padroni e non è certo un caso.

L’ex ambasciatore italiano a Teheran, Bradanini, è preoccupato ''davanti a eventi che possono essere destabilizzanti''. Soprattutto in un Paese, come l'Iran, che ''non è pacificato'' e quindi può essere ''esposto a reazioni inconsulte''. Ma ''l'apparato poliziesco è molto efficace, in grado di contenere le proteste'' e ''il regime è in grado di garantire la sua salvaguardia con un controllo saldo della società, dei media, della comunicazione''. E anche perché è ''unito al suo interno dalla pressione esterna''. Per cui il diplomatico afferma ''direi che è eccessivo pensare che da queste manifestazioni possa nascere un movimento politico più ampio che possa portare a un rovesciamento del regime''.

Alla borghesia imperialista italiana non importa niente di diritti civili, dell'emancipazione delle donne, e non è certo una novità, ma ha interesse solo a quello che rappresenta l'Iran in questo momento di guerra combattuta in Ucraina come l'alternativa all'approvvigionamento del gas russo, un’alternativa alle risorse energetiche russe. Ad aprile la relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) aveva indicato l’Iran come possibile partner per fornire all’Italia alternative al gas proveniente dalla Russia, anche in considerazione delle buone relazioni commerciali che storicamente legano Teheran e Roma.


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