(ci scusiamo per una trascrizione non perfetta degli interventi registrati, la cui responsabilità è della redazione di questo blog)
METROPOLIZ
Ringrazio tutti voi per aver scelto questo posto la vostra presenza rafforza questo posto che dice molto per noi e per tutte le persone esterne che non lo conoscono.
Noi siamo entrati in una fabbrica, in una situazione di precarietà; il nostro sogno, che si è realizzato, è stato di trasformarla in un esperimento sociale. Siamo 25 famiglie rom che lo portiamo avanti. Queste famiglie che stavano in un campo rom hanno avuto una casa, e i ragazzi invece di lavorare con la spazzatura nel campo rom hanno fatto il trasloco. Poi sono arrivati tanti ragazzi e ragazze delle famiglie rom che hanno finito il liceo e fanno lavori di meccanica, tecnici, ecc.. Questa è una vittoria per noi, anche per elevare la cultura che avevano. Abbiamo tanto rispetto culturale, religioso tra di noi perché abbiamo ortodossi, cattolici, cristiani, musulmani; e la cosa più importante è che i nostri bambini imparano e insegnano a noi grandi a rispettare le varie culture.
La cosa meravigliosa è che loro chiamano questo museo “mondo di colori”; gli artisti chiamano ogni stanza con l’opera che fanno, i bambini invece scelgono il nome da loro stessi: “la stanza al buio”, “la stanza questo...”, tante cose. Questa è una cosa molto importante.
Adesso l’abbiamo presentato all'Unesco, abbiamo avuto la risposta; loro non ci hanno detto che non siamo un museo, hanno detto che noi però dobbiamo chiedere sempre il protocollo e altre cose, essendo uno spazio privato e, quindi, loro lo chiamano “illegale”.
Noi però continuiamo a tirare avanti, perchè non è solamente per noi. Noi abbiamo piacere quando le persone esterne vengono a vedere questo posto ed escono gioiosi, escono felici di averlo conosciuto; è questa la vittoria nostra.
Ringrazio molto tutti voi. Questa è la seconda volta che siete tornati a scegliere questo posto, perchè ci sono tanti posti in cui potete andare.
Questa è la felicità per andare avanti, questa lotta non è solamente per noi ma per tutti gli altri, così accogliamo più persone e insieme cresciamo.
CcC ROMA
Quando i compagni ci hanno chiesto di trovare uno spazio per fare l’Assemblea nazionale proletaria anticapitalista a Roma, a noi è venuta subito in mente un'occupazione abitativa come Metropoliz. Potevamo scegliere una sala più centrale, più vicina, che avesse un’amplificazione, tutto bello..., invece abbiamo pensato differentemente, abbiamo cercato di seguire un pò quello che c'è scritto sulla locandina: unire le lotte operaie e proletarie. E visto che un'occupazione abitativa è uno dei simboli delle lotte proletarie sul territorio per riappropriarsi dell'abitazione, per riappropriarsi del salario, del salario indiretto che rappresenta lo stesso abitare, c'è sembrata la cosa più naturale proporre ai compagni questo tipo di soluzione.
Qui c'è già stata una sperimentazione, abbiamo tenuto l'ultimo Congresso sulla salute e la sanità nazionale che è stato un grosso evento, ed è riuscito ottimamente anche perché lo spazio si presta, uno spazio grande. E secondo noi anche quello rientrava nella programmazione di costruire una sorta di rete, di vasi comunicanti tra i vari aspetti particolari delle lotte. Perché troppo spesso ci siamo resi conto che le lotte partono su questioni specifiche, di concretezza e in questo senso si sviluppano, c'è la lotta per il salario, la lotta per il lavoro, la lotta per l'abitazione, la lotta per la sanità, su importanti valori della lotta di classe. Però tendenzialmente queste lotte tendono poi a specializzarsi e chiudersi un pò sull'aspetto rivendicativo proprio; e abbiamo verificato - ma questo l’abbiamo verificato tutti noi nel corso del tempo - che questo un pò le indebolisce, le inaridisce, perché si va perdendo un pochettino quel punto di vista generale su cosa sono. La lotta per l’abitazione fa parte di una lotta di classe in generale contro un sistema di sfruttamento, di accumulazione dei profitti, e così via. Oltretutto abbiamo visto e abbiamo verificato nel percorso che facciamo anche nel coordinamento della sanità che mettere insieme lotte provenienti da settori differenti, da conflittualità differenti, le rafforza reciprocamente.
Un’occupazione, anche agli occhi del nemico, di chi vorrebbe sgombrare questo posto dalla faccia della terra perchè è un esempio di valorizzazione, un esempio di riciclo sociale, perché questa era una fabbrica di salumi e quando non hanno fatto più profitti l’hanno dismessa e, come fanno sempre loro, hanno lasciato un deserto, se invece la classe, i nuovi soggetti, quello che loro desertificano noi lo rivalorizziamo, troviamo la forma per dare nuova vita a ciò che invece questi avevano buttato via come un fazzoletto sporco, secondo noi è una valorizzazione importante.
Valorizzarla con iniziative di questo carattere più generale è secondo noi anche rafforzarla, perché dimostra che nell'occupazione abitativa non si pensa solo ai propri bisogni specifici di trovare una casa ma si apre la mente. Fare un museo è culturalmente eccellente e apre la mente nella discussione, nel dibattito, per cui non è vero che chi lotta per la casa pensa solo alla casa; chi lotta per la casa è una componente di un dibattito più generale.
Per cui svilupparlo qui dentro secondo noi era valorizzarlo, e oltretutto ingrandisce di fronte al nemico la portata politica della stessa occupazione, e si difende meglio, perché non è solo l'occupazione dei rom e degli immigrati disperati, è un'occupazione dove il corpo della classe dibatte, si valorizza, elabora, per cui diventa un patrimonio collettivo, ossia un boccone politico più grosso da mettere in faccia al nemico.
Questa è la spiegazione che ci tenevamo a dare sul perchè abbiamo insistito per fare qui l’assemblea.
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