sabato 7 maggio 2022

pc 7 maggio - Occupazione in Italia in aumento? un’altra, tra le tante, "fake news" del governo…

 

In questi giorni alcuni titoli di quotidiani riportano un aumento del numero di lavoratrici e lavoratori, anche se subito dopo aggiungono che per la maggior parte si tratta di lavori quasi tutti precari, ma i titoli sono costruiti per fare effetto. Un articolo, per così dire controcorrente, lo porta il quotidiano Italia Oggi in edicola che titola: “Il dato fuorviante dell’occupazione” e sarebbe meglio dire il dato ingannevole!

Vediamo questi numeri e andiamo un po’ più a fondo al loro significato: “Il numero degli ‘occupati’ – dice il quotidiano - a marzo 2022 secondo le rilevazioni dell’Istat è cresciuto ed è tornato sopra quota 23 milioni. Ovviamente è un dato positivo, ma deve essere correttamente interpretato per non accedere a facili entusiasmi.” E spiega il perché:

1)      Il numero degli occupati, benché in crescita, rimane comunque di poco inferiore rispetto a quello dei livelli pre-pandemia (gennaio 2020) con 14 mila unità in meno.

2)      Da un punto di vista statistico ed economico, per convezione internazionale, vengono considerati “occupati” i soggetti che hanno svolto nella settimana a cui è riferita l’indagine anche una sola ora di lavoro. Questa definizione è molto diversa dall’idea che (correttamente e secondo comune buon senso) abbiamo di una persona occupata.

3)      Proprio tenendo presente la definizione statistica di occupati (basta una sola ora di lavoro nella settimana) per avere un dato significativo si dovrebbe più correttamente fare riferimento al “numero delle ore lavorate”.

E inoltre, siccome la produzione non aumenta, cioè: “… ci troviamo di fronte ad un Pil stagnante” o meglio “… in lieve contrazione nel primo trimestre 2022 (come sembra orami appurato), appare molto difficile che possano essere aumentate le ore di lavoro svolte, anche in presenza di un maggior numero di occupati.”

Ma il quotidiano continua dicendo che nonostante si resta in attesa di questi dati, cioè del numero di ore lavorate: “… bisogna ricordare che almeno dal 2013 in poi, anche a fronte di un numero crescente di occupati, si è registrata una diminuzione delle ore lavorate; questo vuol dire che ogni occupato, in media, ha lavorato di meno. Questo fenomeno, (definito tecnicamente lo ‘slack del mercato del lavoro’), è molto negativo e purtroppo strutturale. Così come sono strutturali e di lungo periodo le altre due caratteristiche salienti del mercato del lavoro in Italia: la (arcinota) sproporzione del cuneo fiscale rispetto gli altri paesi europei e la scarsa partecipazione al mercato del lavoro.” Questa ultima definizione che vuole sostituire la parola disoccupazione con una frase più “neutrale”!

Per completezza il giornalista aggiunge una “… ultima considerazione. Il Pil del paese è sostanzialmente pari a quello di 21 anni fa ed è dunque evidente che mancano le condizioni essenziali affinché l’occupazione possa crescere in maniera sana, che vorrebbe dire: più ore lavorate, maggiore produttività, maggiori salari. Pil e occupazione crescono in parallelo.” Questo non è sempre vero, anzi: la produzione può crescere anche solo aumentando la cosiddetta produttività e cioè l’intensità con cui i padroni estraggono più plusvalore allo stesso numero di operai o anche ad un numero inferiore.

Sembrano cose banali e sotto gli occhi di tutti, ma la propaganda borghese, con in suoi fiumi di inchiostro e tutti i suoi mezzi a disposizione, fa di questi “miracoli”!

Il vero “miracolo” in tutto questo è che un numero relativamente piccolo di operaie e operai, lavoratrici e lavoratori (sempre secondo l’Istat circa 10 milioni con la qualifica “operaio”) legati alla produzione mantengono una popolazione di 60 milioni!

Nessun commento:

Posta un commento