Una manovra da 14 miliardi fa certamente effetto, ma
quello che Draghi non dice (o meglio dice a modo suo) è che questi decreti sono
nati perché c’è soprattutto la necessità di tenere insieme la maggioranza di
governo in particolare in questo periodo di crisi economica e guerra (ed
elettorale), aiutando in ogni modo possibile i padroni. E infatti, tutti i
partiti si dicono soddisfatti tranne i 5stelle ma solo per le decisioni su
Roma.
A leggerli bene questi provvedimenti del governo si tratta
di fumo negli occhi per le larghe masse, per lavoratori e pensionati, si
tratta di pochi soldi che non possono compensare l’aumento dei prezzi che
dura da mesi, insomma più propaganda che sostanza e vediamo perché.
Il decreto definito “DECRETO ENERGIA E INVESTIMENTI” prevede,
secondo il comunicato del governo, “Misure urgenti in materia di politiche
energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli
investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi
ucraina (decreto-legge).”
Al primo posto, come si vede, c’è la produttività delle
imprese e l’attrazione degli investimenti, poi le “politiche sociali”
di cui si è vantato Draghi. Vediamo cosa è previsto:
Un “fondo di sostegno” per lavoratori anche autonomi e
pensionati con reddito annuo al di sotto dei 35mila euro: “28 milioni di
cittadini”, ha tenuto a precisare Draghi, che riceveranno un bonus “una tantum”
di 200 euro. In realtà il comunicato del governo non parla di cifre ma dice
così: “E’ riconosciuto un assegno per i lavoratori e pensionati con reddito
inferiore a 35.000 euro per contribuire alle difficoltà connesse al caro
prezzi.”
Una proroga fino all’8 luglio dello sconto di
25 centesimi su benzina, gasolio, gpl e metano.
Tre mesi in più di bonus “bolletta elettrica” per famiglie
con Isee non superiore a 12mila euro, o non superiore ai 20mila per famiglie
con almeno 4 figli a carico. E un incremento, non si dice quanto, del Fondo
nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione (c.d. “Fondo
affitti”). Tutto qua!
“Costo” 6 miliardi. E come si finanzierà questa
manovra? “Questo si ottiene – dice Draghi - incrementando la tassa sui profitti
eccezionali delle aziende dell'energia, i profitti che queste
aziende [di fatto aziende pubbliche! ndr] hanno accumulato in questi
mesi.!” La tassazione dei “superprofitti” passa momentaneamente dal
10% al 25%, sempre meno di quanto vengono tassati i lavoratori!
È chiaro, quindi, che questi interventi sono ridicoli e
servono a coprire i veri “aiuti”, quegli 8 miliardi previsti per le aziende,
perché operai, lavoratrici e famiglie più o meno numerose hanno già pagato
in questi mesi molto più di 200 euro a causa dell’aumento di tutte le
merci, soprattutto quelle di prima necessità, dei carburanti e dell’elettricità!
Facendo di fatto diminuire il “potere d’acquisto” sia dei salari che le pensioni.
8 miliardi invece che vanno sostanzialmente a padroni, soprattutto grandi e poi medi e piccoli in tante
forme, dal fondo perduto, ai prestiti agevolati, alle garanzie statali, soldi che si vanno ad aggiungere, per miliardi di euro, a quelli già quasi quotidianamente stanziati.E, infatti, subito dopo c’è il lungo elenco di aiuti
riservati ai padroni:
Rafforzamento dei crediti d’imposta (lo sconto sulle
imposte da pagare) in favore delle imprese per energia elettrica e gas:
non solo per quelle a forte consumo di gas:
- credito d’imposta riconosciuto per il secondo trimestre
2022 alle imprese a forte consumo di gas naturale (decreti-legge nn. 4 e
17/2022): dal 20 al 25%;
- credito di imposta riconosciuto per il primo
trimestre 2022 alle imprese a forte consumo di gas naturale: 10%.
Ma anche a quelle diverse da quelle a forte consumo
di gas, solo perché hanno dovuto acquistare il gas!:
- credito d’imposta riconosciuto per il secondo trimestre
2022 alle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas naturale per
l’acquisto di gas naturale (decreto-legge n. 21/2022): dal 20 al 25%;
- credito d’imposta riconosciuto per il secondo trimestre
2022 alle imprese dotate di contatori di potenza disponibile pari a superiore a
16,5 kW, diverse da quelle a forte consumo di energia elettrica
(decreto-legge n. 21/2022): dal 12 al 15%. Poi c’è anche il
- Credito d’imposta per gli autotrasportatori: per
far fronte all’eccezionale incremento del costo del carburante, è riconosciuto
un credito d’imposta nella misura del 28% delle spese sostenute nel primo
trimestre 2022 per l’acquisto del gasolio da parte degli autotrasportatori
utilizzato in veicoli di peso superiore a 7,5 tonnellate, di categoria euro 5 o
superiore.
E un aiuto va anche al settore edilizia rinnovando “la
detrazione del 110%”.
Poi c’è la parte esplicitamente chiamata “2. IMPRESE”
per le loro “esigenze di liquidità”.
“Garanzie in favore delle imprese (anche alla luce del
quadro temporaneo europeo sugli aiuti di Stato)” che prevede aiuti alle “imprese
con sede in Italia” attraverso la “SACE S.p.A.” si possono “concedere, sino
al 31 dicembre 2022, garanzie in favore di banche e altri soggetti
abilitati all’esercizio del credito per finanziamenti sotto qualsiasi forma
concessi alle imprese che debbano fronteggiare esigenze di liquidità
riconducibili alle conseguenze economiche negative derivanti dalla crisi
ucraina, ivi compresa la necessità di aprire credito a supporto delle
importazioni di materie prime o fattori di produzione la cui catena di
approvvigionamento sia stata interrotta o abbia subito rincari.”
Ma non bastano i prestiti con la garanzia al 90%, ci sono gli
aiuti diretti a far crescere la dimensione dell’impresa e il suo patrimonio!
Per le piccole medie imprese c’è “la garanzia diretta
dell’ISMEA – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare pari al
100% dell’importo del finanziamento” per quelle che hanno pagato di più l’energia,
i carburanti o per l’acquisto delle materie prime!
Poi quelle che sono state danneggiate dalla guerra: “200
milioni di euro per il 2022 per l’erogazione di contributi a fondo perduto”.
E ancora altri crediti di imposta per il programma di aiuti “industria
4.0”, per la “formazione del personale 4,0”; per il settore del cinema; per il “Rifinanziamento
dei Progetti di Comune Interesse Europeo a supporto di iniziative
industriali strategiche.”
Solo 3 miliardi di euro per il 2022, 2,55 miliardi
per il 2023 e 1,5 miliardi dal 2024 al 2016 per il “caro materiali”, cioè per l’aumento
dei prezzi materiali da costruzione e non interrompere la prosecuzione
della realizzazione delle opere pubbliche avviate con o senza il Pnrr!
E infine c’è una accelerazione di tutte le procedure
burocratiche in vigore, sostituendo lo Stato alle autorità locali come le
Regioni se queste sono inadempienti nominando Commissari straordinari di
governo, per “rendere più semplici e compatte le procedure di impatto
ambientale e paesaggistico in modo da accelerare i tempi di autorizzazione dei
nuovi impianti rinnovabili”, per la “definizione di aree idonee” per i
rigassificatori, sempre nell’ottica di “diversificare le fonti di
approvvigionamento”. “Diversificazione”, che come sanno oramai anche i sassi, ci
vorranno anni per realizzarla (se mai si potrà fare). tanto che lo stesso
decreto prevede “misure per incrementare temporaneamente la produzione da fonti
fossili.” Alla faccia delle politiche “verdi” e dei controlli su aree protette
ecc.!
Sono previsti anche aiuti per il Servizio sanitario
nazionale con 200 milioni di euro, poi “in favore di Regioni ed enti locali per
il 2022 … 200 milioni di euro (170 milioni in favore dei comuni e 30 milioni in
favore di province e città metropolitane).” In totale circa 300 milioni da qui
al 2024, praticamente briciole per le necessità di comuni spesso di fatto già
falliti!
E per finire, non poteva mancare il riferimento alla guerra
in Ucraina con i fondi per l’accoglienza dei profughi, usando l’ormai
consolidata ipocrisia dei “due pesi e due misure” in fatto di migranti, riconoscendo
“ai Comuni che ospitano richiedenti il permesso di protezione temporanea un
contributo una tantum per l’erogazione dei servizi sociali, nel limite di 40
milioni di euro per il 2022.” Più 58 milioni di euro per il 2022 per
i minori non accompagnati.
Ed è anche previsto “uno o più prestiti a beneficio del
Governo dell’Ucraina d’importo complessivo non superiore a 200 milioni di
euro per supportare il funzionamento della pubblica amministrazione ucraina
e nell’ottica di salvaguardarne la stabilità macroeconomica.”
La salvaguardia della “stabilità macroeconomica” dell’Ucraina
nel contesto attuale, di fatto una giustificazione, è una vera scemenza.
Quindi al contrario di quanto ha detto Draghi in conferenza stampa e cioè che questo decreto “testimonia l’impegno del governo nel sostenere le famiglie, in particolare le più deboli, nel sostenere le imprese.” non può indurre nessuno alla confusione e alla illusione, ma vale solo e sempre in realtà per le imprese, quelle veramente rappresentate da Draghi e dalla borghesia al potere.
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