sabato 7 agosto 2021

pc 7 agosto - Mediterraneo: crimini contro l'umanità per i profitti dei padroni e dell'imperialismo italiano di cui il governo e tutte le forze politiche parlamentari sono direttamente responsabili.

«Mentre l’Italia rinsalda la sua collaborazione con la Libia attraverso il voto in Senato sul rinnovo delle missioni e la visita della ministra Lamorgese, vengono lasciate in mare. Hanno sofferto abbastanza. Chiediamo l’assegnazione di un porto sicuro». così ha denunciato su Twitter la Ong tedesca, i 257 naufraghi soccorsi.

PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO

Questa guerra esterna verso i proletari immigrati è legata alla guerra interna ai proletari e lavoratori del nostro paese, sono due facce della stessa politica imperialista del governo per difendere i profitti dei padroni con l'attacco alle condizioni di vita e di lavoro, con licenziamenti, carovita, morti sul lavoro e repressione delle lotte.

Questa battaglia di classe non può essere delegata alle pur lodevoli iniziative umanitarie delle ONG, ma deve essere presa in mano dalle organizzazioni sindacali di classe e portata nella campagna di mobilitazione per lo sciopero generale prolungato dentro le fabbriche in cui i sindacati confederali cgil-cisl-uil sono il principale puntello dello stato imperialista tra gli operai con la loro linea sindacale/politica di corporativismo fascista, fondata sulla collaborazione tra le classi per la difesa dell'economia nazionale, facendo leva e alimentando l'aristocrazia operaia. 

Lenin: “di questo sovraprofitto [reso possibile dal dominio imperialista sui popoli oppressi] i capitalisti possono sacrificare una piccola parte (e persino assai considerevole!) per corrompere i propri operai, per creare una specie di alleanza (ricordate le famose ‘alleanze’ delle trade-union inglesi con i loro padroni, descritte dai Webb), un’unione degli operai di una nazione con i propri capitalisti contro gli altri paesi” da L’imperialismo e la scissione del socialismo" [ottobre 1916], in Id., op. cit., p. 294).

Un reportage sulla situazione da Avvenire 

Migranti. 800 naufraghi bloccati su due navi umanitarie in attesa di un porto sicuro

Ilaria Solaini venerdì 6 agosto 2021   

Disidratati, feriti, traumatizzati. Tra loro ci sono persone che hanno perso i sensi, che hanno ferite infette, che hanno bisogno di cure mediche immediate. C’è un neonato di tre mesi, eppure continuano a essere tutti tenuti in un limbo, ingiusto e ingiustificato, in attesa di ricevere indicazioni di un porto sicuro di approdo. È il destino kafkiano che accomuna gli oltre 800 naufraghi

soccorsi dalle navi umanitarie Ocean Viking e Sea Watch 3, ancora una volta scambiate per hotel galleggianti dalle istituzioni. E con loro, ci sono anche gli equipaggi, i soccorritori e i medici bloccati a bordo da giorni.

Due le notizie odierne: due donne con il figlio sono state evacuate dalla Ocean Viking per motivi di salute. Una motovedetta della Guardia costiera italiana le ha portate a Lampedusa. Mentre una segnalazione è stata inviata al Tribunale di Catania per notificare la presenza di oltre 70 minori a bordo della nave umanitaria Sea Watch 3 (la maggioranza dei quali non accompagnati, ndr). Lo ha fatto sapere la Ong tedesca Sea Watch, che a bordo continua a cercare di supportare, a fatica, le 257 persone oramai allo stremo delle forze fisiche, soccorse nei giorni scorsi.

Flavio Gasperini / SOS MEDITERRANEE

L’ultima operazione congiunta con la nave Ocean Viking, come ha raccontato Clarissa, protection officer di Sea Watch, era avvenuta nella notte tra domenica e lunedì: «Una situazione delicata perché la barca era sovraffollata, stava iniziando ad affondare ed era alla deriva da giorni.

Dopo i salvataggi sono state inviate le richieste per le assegnazioni di un porto di approdo sia dalla nave di Sos Mediterranée sia da quella di Sea Watch, ma finora né le autorità maltesi né quelle italiane hanno dato risposta. «Mentre l’Italia rinsalda la sua collaborazione con la Libia attraverso il voto in Senato sul rinnovo delle missioni e la visita della ministra Lamorgese» così ha denunciato su Twitter la Ong tedesca, i 257 naufraghi soccorsi «vengono lasciate in mare. Hanno sofferto abbastanza. Chiediamo l’assegnazione di un porto sicuro». Arriva anche l’appello di Safa Msehli, portavoce a Ginevra dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim): «Le persone soccorse sono in mare da quattro giorni in attesa di un porto sicuro. Devono essere sbarcati con urgenza. L’assenza di un meccanismo sicuro e prevedibile per lo sbarco mette a rischio la vita e ostacola il lavoro vitale delle Ong nel Mediterraneo».

E se per gli 800 naufraghi questa attesa ingiustificata sembra senza fine, dal Mediterraneo centrale arriva un’altra allerta, diramata dagli attivisti di Alarm Phone per 140 persone in pericolo a est della Sicilia dove il tempo sta peggiorando; contestualmente la nave di Medici senza Frontiere, la Geobarents ha effettuato nella serata un salvataggio di 25 persone.

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