Di salvataggio in salvataggio delle banche, di cui il Monte
dei Paschi è una delle più importanti, i governi, ultimo quello Draghi, cercano
di mettere al sicuro il proprio sistema capitalistico a suon di miliardi
pubblici.
“Il conto preciso del disastro targato Mps si potrà fare
solo alla fine, se e quando si chiuderà la trattativa tra l’azionista di riferimento,
il Mef, e Unicredit. Solo a quel punto si capiranno i costi veri del
salvataggio. Ma già oggi si può prevedere che il costo dell’ultimo decennio
abbondanti di storia del Montepaschi arrivi a sfiorare i 30 miliardi di euro,
tra aumenti di capitale (bruciati) e contributi pubblici iniettati (in emergenza)
per non finire a gambe all’aria.” (Sole24ore)
E una volta “salvata”
con i soldi pubblici la banca la si regala al privato, in questo caso
Unicredit.
“Per Franco
«non sarà una svendita» e ci sarà «una soluzione strategicamente superiore dal
punto di vista dell’interesse generale del paese» e la «salvaguardia del
marchio» di Mps” (il manifesto)
E infatti non è
una svendita ma un vero e proprio regalo costato molto caro.
Sia detto di passaggio che si parla anche (meno però) delle “5
mila, se non 6 mila, su un totale di 21 mila persone” che saranno licenziate.
Tutti questi soldi (siamo a circa 30 miliardi solo per Mps!), come quelli spesi per la guerra, vengono tolti alle spese sociali, alla sanità, alla scuola, alle infrastrutture, ai trasporti, alla salvaguardia dell’ambiente… ma la borghesia senza scrupoli per salvare il suo sistema non esita a distruggere tutta la società.
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