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Lunedì 14 giugno i leader dei paesi dell’Alleanza Atlantica si ritroveranno a Bruxelles, in presenza, dopo più di un anno e mezzo dal vertice di Londra 2019. Sarà un incontro a cui parteciperanno per la prima volta sia il Premier italiano Mario Draghi che il Presidente USA Joe Biden.
Quello che avrà luogo domani sarà il primo Summit NATO da quando Biden ha assunto la carica di presidente degli Stati Uniti. Tra i dossier principali sul tavolo figurano l’iniziativa NATO 2030 e il rinnovo del Concetto Strategico dell’Alleanza. L’Italia, invece, cercherà di ottenere il sostegno dell’Alleanza alle iniziative militari europee nel Fianco Sud.
Quello che avrà luogo nella giornata di domani è uno dei summit NATO più attesi degli ultimi anni. A conferire carattere di grande eccezionalità alla riunione figura inevitabilmente la presenza del nuovo presidente degli Stati Uniti, che partecipa per la prima volta a questo tipo di evento. La partecipazione del presidente americano al Summit, al quale prenderanno parte tutti i 30 capi di stato e di governo dei paesi alleati, avviene nell’ambito di un viaggio intrapreso da Biden in Europa che lo ha già portato ad incontrare i rappresentanti dei paesi membri del G7 in Cornovaglia e che lo vedrà impegnato, oltre che nella riunione con gli alleati in Belgio, in un attesissimo faccia a faccia col presidente della Federazione russa, Vladimir Putin.
La riunione di domani costituisce la prima vera occasione in cui i capi di stato e di governo alleati potranno discutere insieme dei risultati della riflessione strategica illustrata nel rapporto denominato NATO 2030: United for a New Era. Il documento, voluto dal Segretario Generale, offre alcune indicazioni sulla direzione che la NATO dovrebbe prendere nel prossimo decennio. In occasione del Summit, dunque, che per queste ragioni è stato definito da Stoltenberg “un momento cruciale”, verrà dato il via ad uno studio che porterà, in conclusione, all’implementazione delle principali indicazioni stabilite nel rapporto. Per procedere in questo senso, è verosimile che gli alleati procedano con la redazione di un nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, cioè il principale documento che fornisce le linee guida politiche e operative alla NATO.
L’Alleanza incrementerà notevolmente le risorse messe a disposizione della ricerca e dello sviluppo nel campo delle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e le armi ipersoniche. La sfida nella ricerca in questo settore imporrà all’Alleanza di dar vita a una politica industriale e tecnologica ben strutturata, senza il quale sarebbe impossibile coordinare gli sforzi dei paesi membri.
Infine, sul tavolo intorno a cui si riuniranno i leader dei paesi alleati non potrà mancare il dossier Afghanistan. Entro l’11 settembre gli Stati Uniti saranno fuori dal Paese, secondo quanto dichiarato dall’attuale esecutivo. Ma la maggior parte degli uomini schierati in Afghanistan oggi appartengono al contingente di Resolute Support, la missione a guida NATO attiva dal 2015. Molto probabilmente, gli alleati premeranno per evitare un’uscita troppo rapida del contingente statunitense attualmente schierato nel Paese, dato che da esso dipende la permanenza di tutte le altre unità presenti sul territorio.
Negli ultimi due anni la posizione filo atlantista di Roma è stata ribadita in maniera ancora più netta, con la candidatura italiana alla guida della nuova missione in Iraq e il rifiuto presentato dal nostro esecutivo alle proposte francesi di un’autonomia strategica dell’Europa. Una posizione, quella che Roma occupa nel blocco atlantista, che è stata peraltro ribadita in maniera molto chiara dal premier Draghi durante il suo discorso di insediamento in Senato.
In occasione del Summit, l’esecutivo italiano cercherà di portare l’attenzione sul tema del Fianco Sud dell’Alleanza. Consapevole del fatto che esso non rappresenta affatto per la NATO un obiettivo strategico prioritario, data la crescita della minaccia cinese, oltre che russa, l’Italia tenterà – verosimilmente – di ottenere sostegno alle iniziative europee in Africa e nel Mediterraneo Orientale. In sostanza, ciò che si spera di ottenere è il riconoscimento della leadership dell’Europa, sia con iniziative multilaterali che bilaterali, nella proiezione militare in questo quadrante strategico. Infine, per Roma, seconda potenza manifatturiera europea, sarà interessante cercare di capire come vorrà procedere l’Alleanza nell’elaborazione della sua politica industriale e tecnologica, con l’obiettivo di coinvolgere il più possibile i suoi campioni nazionali in questa iniziativa.
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